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 I bus  partono solo la sera, prendo un taxi fino a Iznegane la  trattativa parte da 100 dirham e si chiude a 4. Poi in  bus fino a Marrakech. Sono al finestrino e la campagna  verde scorre veloce, poi inizia a salire fra montagne  aride e rossastre attraversate da tortuose strade  sterrate che mi fanno sempre pensare ai rally, mi guardo  i piedi sto frenando di sinistro sotto il sedile del  bus.
Stanno allargando la sede stradale e la strada è  sterrata, a un certo punto si sente un gran colpo e ci  si ferma, abbiamo perso un pezzo di paraurti, si riparte  ma con un buco da qualche parte, il pullman si riempie  di polvere e un si vede niente ora sì che sembra un  rally altro che la polvere nel pulmino di Taglione a  Pianosa!
Ripreso l’asfalto piano piano la polvere si deposita e  si iniziano a vedere i mandorli in fiore.
In discesa si viaggia velocissimi e riprendiamo il bus  della “Supratour” bus extralusso di stile Europeo,  l’autista è veramente incinghialito, ci affianchiamo e  inizia una sfida stile “Duel”. Alla fine abbiamo la  meglio una prolungata strombazzata sancisce la vittoria  e il pullman diventa una bolgia.
Il viaggio termina alla Gare Routiere di Marrakech  appena fuori le mura della Medina, lascio lo zaino  all’Hotel Al Jazira e mi avvio verso piazza Djemaa el  Fna dove ho appuntamento con Gian Luca Boetti, un amico  giornalista con cui collaboro da anni, che è in Marocco  per fare dei servizi.
Questa parte di Marrakech è vera, non ci sono turisti e  i vicoli sono pieni di vita, bisogna fare attenzione ai  motorini che sfrecciano in tutte le direzioni e non  rallentano mai, al massimo suonano.
Le merci “inutili” e i turisti mi fanno capire che la  piazza è vicina, infatti dopo pochi attimi mi trovo  nella famosa piazza, dove incontro Luca.
Si chiacchiera un po’ gli spiego del Viottolo e del  Viaggio e dei servizi che sto preparando, ci salutiamo  con l’intenzione di rivederci a breve.
Vado a cercare di chiudere una trattativa avviata per  l’acquisto di un asino, ma quando sembra fatta il  fratello di Amo (credo che sia un nome per turisti) si  impunta dicendo che l’asino è suo e un lo da a nessuno,  la scena di per se è di quelle ganze, solo che senza  asino è un casino lo zaino pesa troppo.
Faccio un giro per i souk, mangio un kebab e vado a  internet, poi ritorno nel “mio quartiere” dai vicoli  ormai deserti.