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Sveglia alle 6, colazione e partenza. Attraversiamo i campi ancora ghiacciati incontrando i bimbi che dai villaggi circostanti stanno andando a scuola a piedi. Raggiunto il villaggio di Ajt Imi iniziamo a salire lungo un viottolo che fiancheggia un corso d’acqua, poi risaliamo da destra un pendio ripido seguendo le tracce di asini e muli fra piante di ginepro e leccio. Man mano che si prende quota la vegetazione si dirada e rimangono soltanto i ginepri, questi sentieri sono frequentati prevalentemente oggi e domani dalle persone che scendono con i muli dai villaggi lontani per andare al grande souk domenicale di Tabant. Intorno ai 2500 metri ci sono dei rifugi in pietra e dei chiusi dei pastori. Le “abitazioni” hanno la base rettangolare e hanno l’interno tutto annerito dal fumo. La salita si fa sempre più ripida e il terreno molle per la neve appena sciolta, man mano che si sale i ginepri, tutte piante secolari, diventano sempre più radi per poi essere sostituiti da cuscini di ginestra aspaloide (prunelle). Qui il sentiero non esiste, ormai si cammina nella neve, ma per la forte pendenza e per il sole fa un gran caldo, gli ultimi cinquanta metri prima di raggiungere la cresta sono i più impegnativi perché c’è tanta neve e si sfonda fino ai fianchi. Raggiunto il crinale a 2900 metri il panorama è eccezionale e spazia su un orizzonte di centinaia di chilometri, l’Atlante è veramente grande. Risaliamo il crinale che alterna zone rocciose a pianori dove per il disgelo si sono formati dei piccoli acquitrini. In lontananza si vede il Monte M’Goun 4068 metri, seconda vetta dell’Atlante, noi saliamo fino alla vetta dell’ Igoudamen 3520 metri, si sta benissimo non c’è vento e fa anche caldo, però sono quasi le tre e bisogna iniziare a scendere. Il primo tratto è il più impegnativo, c’è veramente tanta neve umida, poi il terreno diventa pantano e si scende ripidamente sfruttando come sostegni i cuscini di ginestra e le rocce affioranti. Attraversiamo un altopiano con più di un metro di neve e poi iniziamo una divertentissima discesa da pendii ripidi e morbidi che ci fanno perdere velocemente quota. Intorno ai 2500 metri uno spettacolo meraviglioso, entriamo in un bosco di ginepri enormi sicuramente plurisecolari, i tronchi giganteschi dalle forme contorte hanno dimensioni incredibili, è difficile dare misura a forme così irregolari, comunque i più grandi hanno un diametro alla base superiore ai dieci metri. Man mano che si perde quota i ginepri diventano più piccoli e numerosi per effetto dell’uomo che ne usa il legno e delle capre. Incontriamo un pastore con il suo gregge, è la prima persona che vediamo da quanto abbiamo lasciato il villaggio di Ajt Imi. Scendendo entriamo in una gola e il paesaggio all’improvviso cambia, tutto diventa arido e giallo, il sentiero è disegnato nella roccia e a passo sostenuto ci porta fino al greto secco di un fiume. È ormai buoi quando entriamo in paese dove incontriamo dei ragazzi che giocano a pallone. Tabant si sta preparando al souk, nelle vie del centro c’è movimento, intorno alle bancarelle in allestimento, ho fame e il profumo di legna bruciata amplifica ancora di più la voglia di cena.
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© 2024 Elba e Umberto
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