Image

Image

Image

Image

Image

Image

Image

Image

Image

Image

 

Prima  colazione a casa Jabir con uova, frittelle e sckif che,  contrariamente al nome, è di molto bono! È una specie di  budino salato fatto con il latte bollito che, come dice  Fatima, la padrona di casa, serve perché oggi dobbiamo  camminare tanto.
Poi Hammed e Mohammed, che in pratica è l’autista dello  sceicco, ci accompagnano tagliando dai campi alla  “Kasbah Aghoulit”.
Lo Sceicco Abdeljalk ci accoglie nella sala con la  piccola figlia di 2 anni con una pomposa colazione:  dolci, frittelle, marmellata, miele, olive e  l’immancabile the. Davanti a una grande televisione che  riceve un canale europeo.
Il cugino mi racconta orgoglioso la storia plurisecolare  della famiglia e dell’antica Kasbah, l’unica della zona,  è una delle più antiche della regione, mi spiega che il  titolo viene tramandato da padre in figlio ed è il padre  che decide quando e a chi conferire il titolo, sopra lo  Sceicco c’è soltanto il Prefetto della Provincia che è  nominato direttamente dal Re e ha facoltà, in caso di  mancanza, di togliere il titolo. Anticamente lo Sceicco  era nominato direttamente dal Re e la sua è una dinastia  che nasce da nomina Reale. Gli ultimi sei Sheikh  Aghoulit sono stati: Mesoud, Ahmed, Abdelkhalek,  Mohamed, Salah e Abdeljalk l’attuale padrone di Kasbah.
Lasciato il castello di fango torniamo a “casa” per  caricare i bagagli nella schiarì, salutare e partire.  Arriviamo insieme a Zaccaria il bimbo di quattro anni  che da solo con il mulo è andato alla sorgente a fare  rifornimento riempiendo d’acqua due otri più alte di  lui.
Sono  stati solo due giorni ma molto intensi, mi sembra di  salutare gente di famiglia, l’ultimo sguardo è per  Zaccaria il piccolo omino di casa che si prepara a  diventare capofamiglia che mi saluta con portamento da  grande e lacrimoni da bimbo.
Lasciato il villaggio attraversiamo dei campi di grano  verde percorrendo un viottolo per un paio di chilometri  e poi ci inseriamo sulla strada che ci porterà a  Demnate.
La strada oggi è molto trafficata soprattutto da furgoni  che rientrano dal Souk con incredibili carichi di merci  e persone, in lontananza prima si vedono apparire le  balle sopra i tetti e poi i mezzi con la gente da tutte  le parti: sopra il tetto, nei cassoni, sulle balle e  anche spiaccicati sul portellone posteriore.
Nei campi ci sono tante donne che zappettano mentre dai  sentieri laterali alla via scendono asini stracarichi di  frasche di leccio. Arrivati in un tratto pianeggiante  l’attenzione è colta dal rumore di verricello con il  motore a scoppio messo sul tetto di un piccolo cantiere  dove stanno “gettando” un solaio, sarà un 60 metri  quadri ma ci lavorano più di venti persone, anche se in  verità almeno dieci sorseggiano the, che naturalmente  viene offerto anche a noi. Il tempo minaccia pioggia e  l’asina si pianta dopo un po’ di tentativi morbidi gli  tiro du’ calci che Segagnana “apprezza”, come aveva  detto il precedente padrone, infatti riparte spedita.  L’ultimo tratto è in discesa e finisce proprio dentro il  paese, arriviamo assieme alla pioggia.
Decidiamo di fermarci nel primo albergo che incontriamo,  gli spiego della ciuca e mi dice di entrare con  Segagnana. Scarico l’asina e eseguo ma è un casino,  spaventata dalle mattonelle lisce l’asina si blocca e  non vuole entrare, mi viene in soccorso uno dell’hotel,  lui tira e io spingo, la bestia terrorizzata la stiamo  spostando come fosse una slitta, è una scena divertente  anche se un po’ crudele, alla fine del corridoio, in  piazzale finalmente si rilassa e si rimette a camminare.
Oggi c’è la finale della Coppa d’Africa, da buon  africano acquistato vado al bar per vedere la partita,  giusto in tempo per assistere al goal dell’Egitto sul  Camerun che conquista il prestigioso trofeo, per la  gioia di tutti i marocchini presenti.