La maestralata Oggi c’è vento teso di maestrale l’aria è secca e pulita e il mare è vivo e vigoroso. Faccio un giro dell’Elba Occidentale andando anche a salutare un po’ di persone fra cui Francesca e Cristiano all’Hotel Cernia. Si passa un’oretta piacevole. Con Francesca ci diamo appuntamento a domani se il mare lo vorrà per andare a Pianosa insieme a Ruggero e Serena per riportarci i kayak del Viottolo. Seconda riunione fiume, stavolta va meglio e torno a casa più soddisfatto. |
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Monthagosto 2008
Crisi So in crisi, il Viottolo è un po’ in affanno e i soci mi chiedono di restare, gli isolani mi sembrano tutti anestetizzati e senza scintilla, ho voglia di dire e di fare, ma sento che se resto ancora qualche giorno il viaggio si interrompe perché le problematiche Isolane mi stanno riassorbendo. Non che abbi dubbi, però in questi ultimi due giorni devo chiarire bene diversi punti, narcisisticamente mi fa anche un po’ piacere essere così cercato e sentirmi dire “avevi ragione”, ma la cosa più importante per me in questo momento è proseguire il viaggio. |
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La signora delle farfalle Arrivo a casa che è giorno, insieme al mi fratello che praticamente andrà direttamente in veleria. Serena è incazzata, è sicuramente più facile andare d’accordo in giro per il mondo che invischiati nelle problematiche lavorative, e io sono turbato, mi ha fatto strano parlare di Viottolo in una stanza asettica e fredda di aria condizionata.Vado a Portoferraio per un ultimo saluto ad Ornella, qui incontro persone care che avrei voluto salutare, in circostanze diverse. Ci compriamo la macchina digitale subacquea e le sacche stagne che serviranno nei prossimi mesi che inshallah dovremmo passare in gran parte sulla costa africana del mediterraneo. |
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All’ombra del susino Giornata rilassante passata a scrivere nella tranquillità della Bonalaccia, al fresco del susino e poi a giocare con le bimbe. In serata riunione del Viottolo, c’è un sacco di cose da dire, infatti si fa l’alba. |
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Arriva il Passaporto
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I Magnacci Ero più informato sui fatti di cronaca dell’Elba in Marocco che qui, vado in un internet point di Campo e leggo una tristissima notizia, Ornella Casnati è morta. Di lei mi rimane l’indirizzo mail a cui non ho mai scritto e il ricordo di come gli luccicavano gli occhi quando gli raccontavo delle nuvole di farfalle incontrate nel fosso del Barione o sul crinale del Monte di Cote. Sono preoccupato, c’è dissonanza fra l’Isola e l’Isolani che senza accorgersene (o facendo finta di non accorgersene) sono diventati magnacci della propria terra, proprio come quei milanesi che qualche decina d’anni fa sbarcarono sull’Isola solo per investire, o come i lavandai vesuviani arrivati più di recente. Noi Elbani abbiamo in mano il pallino per fermare questa corsa al massacro, ostinarsi a volere una casa in più, un ombrellone in più, un tavolo di bar o ristorante da strappare al suolo pubblico e poi lamentarsi accusando a destra e a sinistra, è solo codardia. L’Isola è in forma più che mai, ora tocca all’Isolano. |
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Illegal Il vento si è fermato, l’aria è fine e fredda, con Fede, che per paura di non vedere l’alba voleva dormire fuori dalla tenda, ci troviamo sulle coti ad ammirare la sagoma scura dell’Isola, il vento ha pulito ancora di più l’aria e piano piano prende forma nel chiarore dell’aurora, poi la magia dell’alba si rinnova, il sole sbuca da dietro Capo Vita e tutto prende colore. Il sole scalda e piano piano tutti si alzano, facciamo colazione sulle coti di Grotta a le pecore e poi si parte per salire sulla vetta del Calanche. I bamboli salgono agili e rapidi come mufloni saltando da una cote all’altra sicuri e selvatici, anche Matteo detto Pepi, che è il più piccolo, sale gagliardo fantasticando di battaglie contro pirati e mostri volanti. Arriviamo velocemente in vetta, Il Calanche per me è la cima più bella dell’Elba, selvaggia, senza antenne ne baracche, fuori dalla rete dei sentieri più battuti, da qui si domina tutta l’Isola e la si ammira per intero come da una carta geografica tridimensionale. Siamo nel cuore dell’Arcipelago Toscano, fra la Corsica e la Costa Toscana che ci limitano e intorno tutte le altre Isole minori: Gorgona, Capraia, Pianosa, Montecristo, il Giglio, all’appello manca solo Giannutri però s’intravede l’Africhella che un sai mai se la vedi o se la immagini per quando è piccola. Giochiamo un po’ sulla vetta del Calanche, fra tassi secolari, elicrisi dorati e i bellissimi e delicati cardi endemici del Capanne. I bimbi come sempre danno prova di grande sensibilità e saggezza stando sempre attenti a non calpestarli. Scendiamo passando sopra alla più alta fortezza Villanoviana dell’Elba fra i resti delle antiche mura incastonate tra i torrioni naturali di granito. Arriveremo a piedi fino a S.Piero perché ieri sera Ruggero è venuto a prendere Cinghio che serve per un’escursione, ma per i bimbi non è un problema, anzi più c’è avventura più si divertono. Spesso i genitori pensano che i bimbi non hanno voglia di camminare, che si stancano, che se sudano si ammalano e che se non c’hanno l’ultimo giochino della play station gli vengono le crisi esistenziali, e un po’ “i macacchi” si raccontano così, invece secondo me il divertimento e il piacere massimo, è la possibilità di esprimersi in libertà, urlando, correndo e tirando sassate, senza tanti filtri prendere coscienza della propria potenza fisica e mentale e paure come il buio, il vento, i cinghiali, svaniscono come la nebbia al sole e sono convinto che se li portiamo in giro per il mondo, magari in Africa, magari in un paese mussulmano, svanirebbero anche le paure verso le persone di colori, costumi e religioni diverse dalle nostre. Abbiamo tutti sete e allora si passa dalla sorgente del Castagnone a bere e a fare rifornimento d’acqua, passiamo sotto i castagni, poi giù fino alla cava del Calvario e poi al paese. Sono tutti stanchissimi e cotti dal sole però mi chiedono tutti di fare un’altra uscita con le tende prima di ripartire e di convincere i genitori a mandarli in Africa, l’idea di rotolarsi dalle dune alte più di centocinquanta metri ha attizzato la fantasia della truppa, ora va trasformata in realtà. Arrivati al paese con Matteo e Serena c’andiamo a mangiare un bel piatto di gnocchi a casa della nonna di Marco e Federico. Le case di S.Piero sono speciali, sono tutte aperte su due vie e si sente forte il paese, l’unione della gente, è questo uno degli aspetti più belli dell’Isola e qui è ancora bello vivo. La mamma di Fede e Marco ci accompagna alla Bonalaccia e poi a Filetto, ci prendiamo un gelato e poi insieme a Nicol andiamo a Portoferraio a riportare Matteo. Incontriamo Cate e Giacomo sul viale delle Ghiaie e prima di salutarci mi prendo un altro pezzo di torta al cioccolato, questo però non me lo dimentico da nessuna parte. Giro a vuoto in questura e poi andiamo in veleria con Nicol che vuole salutare il su Babbo e poi si torna a Filetto. Sono contento e fiero di questa uscita e rimugino su come farle andare avanti anche durante la mia assenza, è assurdo ma per una “girata a studio di Isola” bisogna essere banditi, perché in questo sistema che esalta i drogaparty e i dragaporti, se accompagni un gruppo di bamboli a dormire alla montagna con le tende fai qualcosa di illegale |
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Tende a cuffia di polpo e milioni di stelle Come per il giro Isola non sembra cambiato niente compreso il ritardo, arrivo a Portoferraio per prendere Matteo che è quasi l’ora di essere a San Piero. Matteo è pronto con zaino, scarpe da trekking, tenda e torta al cioccolato preparata da mamma Cate. Il grosso del gruppo aspetta in piazza di Fonte super attrezzato, si carica il bagaglio e poi tutti su Cinghio e si parte in direzione del bivio dell’Accolta, poi si sale verso il monte Perone circondati da un verde vigoroso e lussureggiante di una macchia che ha beneficiato delle piogge e ora ripaga con colori luminosi, c’è tanto elicriso e ancora qualche ginestra fiorita. Salendo il golfo di Marina di Campo dominato dalla Torre Pisana di San Giovanni si apre allo sguardo, poi passata la “pettata “ del Corvo, dove Cinghio vole la prima, ci lasciamo a destra il bivio del viottolo per l’eremo di San Francesco Saverio per poi incontrare l’elegante Pieve Romanica di San Giovanni, si continua sotto il fitto di pini, acacie e mimose, la banda fra scherzi e battute al vetriolo, snocciola nomi di piante e siti storici e non a pappagallo, ma collegando luoghi a eventi, piante a mestieri e periodi storici, è un momento di orgoglio estremo. Vorrei che ci fosse il Disperati a sentirli, si renderebbe conto delle cose che sanno sti Bamboli e quanto di più si potrebbe fare per l’Isolani e di conseguenza per l’Isola, se coi soldi della gente invece di organizza’ bevute per una cricca di pellai nelle fortezze di Portoferraio si portassero avanti questi progetti, ma non importa in qualche maniera li porteremo avanti lo stesso. Arrivati al rifugio della Fonte di San Francesco, si lascia il furgone, zaini in spalla e si inizia a camminare in fila sul viottolo con il Calanche alle spalle. Una delle tante meraviglie dell’Elba è la grande varietà di ambienti e paesaggi in uno spazio limitato, in pochi minuti siamo passati dal mare alla montagna, perché siamo “solo” ad ottocento metri ma l’ambientazione e le sensazioni sono da montagna vera. Arrivati a Grotta le pecore i bimbi cominciano ad arrampicarsi sui graniti, poi in una minuscola radura sommersa da un mare di felce acquilina montiamo le tende. Mentre il sole sta tramontando sulla Corsica andiamo a fare un giretto fra i graniti dove gli Elbani del passato hanno lasciato numerose tracce della loro presenza, e poi mentre imbrunisce si rientra alla base insieme alla nebbia che sta calando veloce dai Fianchi del Calanche. Nella concitazione della partenza ho lasciato sul furgone il convio e la torta e ceno mangiando la roba dei bimbi. Si passa la serata fra scherzi e racconti africani ed Elbani, poi all’improviso entra Ponente e le tendine si gonfiano come cuffie di Polpo, quella di Valeria prende proprio il volo decollando come un ufo, ne lasciamo montate solo tre rinforzando gli ancoraggi, il gruppo nei momenti che serve si dimostra sempre unito e solidale e tutti collaborano per contrastare i disagi portati dal vento. Fa freddo, il vento ulula poderoso sbatacchiando i teli delle tende, vola tutto e qualcuno vorrebbe la mamma qui, ma nessuno è pentito di essere qui, anzi più è avventuroso e più ci si diverte. E’ venuta fuori una stellata incredibile e c’è un’aria così pulita che il continente e la Corsica sembrano vicinissimi. |
“Le girate a studio di Isola” Dopo il giro in Kayak m’è passata la voglia di nascondermi, vado in paese e chiacchiero con un sacco di persone. Incontro Cristian che conosco da sempre, lo vedevo giusto per il Viottolo, sarebbe stato perfetto come guida, Elbano selvatico e a modo. Abbiamo fatto due giri Isola insieme e tante escursioni nei primi anni del Viottolo quelli più anarchici e ruspanti, forte fisicamente e di testa Pomontinco, podista biker canoista, nessuno meglio di lui per fare la guida come la intendo io, ma come spesso succede non coincidevano tempi e situazioni, troppo giovane e troppo dentro l’azienda di famiglia. Anche Cristian è attratto dal Kilmangiaro chissà perché della traccia del viaggio è il luogo dove più persone vorrebbero raggiungermi. Mi saluta Marzia altro personaggio della storia del Viottolo, sta partendo con una barca a vela per fare la stagione nell’Egeo. Poi Francesco, Alessio, Luca. Mi da sgomento sentire parlare delle giornate passate alla montagna alla scoperta dei segreti dell’Isola fra salcicciate e troncamacchia, come di un periodo bello e spensierato, quasi epico ma finito, come se la montagna non esistesse più e invece è lì, bella più che mai. Vado a San Piero dai Bimbi che mi stanno aspettando, ci dobbiamo mettere d’accordo su l’escursione di domani. Per primo incontro Lorenzo, poi Marco, Alessio che è diventato capellone, Federico e tutti gli altri, arriva anche Valeria che era al mare. C’è eccitazione e curiosità, “Tagliati i capelli che c’hai il buco come il mi babbo” “C’hai la trippa nel collo “ “Hai visto gli estremisti di Alckaida?” Quando ci porti in Africa?” “Il mulo Tambone dov’è ? “ “Che c’hai portato dall’Africa?” “Lei è Serena l’ho vista su internet” “Dove si va domani? Posso porta’ la mi tenda?” “Viene anche Teresa? Le guide nuove del Viottolo sembrano genitori io non ci vado più “ “Io invece ci vado a quelle che fa Ruggero con le canoe” “è vero che il Il Viottolo è fallito?” “Hai visto i bimbi che muoiono di fame?” “Sei andato in galera?” “si ricomincia a fa’ le gite? Avevi detto che ci portavi sulle dune del Sahara” “I poliziotti corrotti la pagheranno?” Un bombardamento, ma va bene così, anzi era proprio quello che volevo e cercavo. Anche i genitori e in generale il paese mi fa festa, sempre in maniera ironica come usa da noi. “Ce l’hai fatta a torna’ ora restatene qui e ricomincia con le gite, in giro ci sei stato anco troppo !! Quando hanno visto che n‘avevi soldi li neri t’hanno mollato” La cosa più bella me la dice una nonna “Ricominciate le girate a studio di Isola Bravi!” Ritorno alla Bonalaccia con il pensiero alle “girate a studio di Isola”. |
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Alle falde del Kilimangiaro
Si dorme bene nel letto di posidonia , finché il sole non diventa prepotente e inizi a sudare e allora ti tuffi e risvegli col mare.
Bagno fino alla grotta sottomarina per vedere le gorgonie e poi in mare pagaiando sulle trasparenze, avvolti da profumi e silenzio fino a doppiare la punta di Fetovaia, qui inizia l’Elba turistica, ma non c’è la solita invasione, però è un’altra cosa. Il mare nella baia di Fetovaia è bellissimo però non è più la spiaggia dove venivano a deporre le uova le testuggini. Poi i graniti bianchi le cui forme spesso geometriche ci ricordano la millenaria attività estrattiva, ci accompagnano fino al Seccheto. Ci fermiamo per mangiare una schiaccina, il fosso corre forte, non l’avevo mai visto così pieno d’acqua a luglio, l’acqua fresca scende giù dalla montagna splendidamente verde sopra di noi, ho voglia di vederla da vicino, ma non manca tanto lunedì andrò a dormire alla montagna coi bimbi. Dopo Seccheto la famosa spiaggia di Cavoli, poi la carcassa delle macchina del suicidio passionale, vergognosamente abbandonata sulla scogliera, entriamo a vedere a Grotta di mare, ormai chiamata da tutti la Grotta Azzurra. Le rocce bianche finiscono alla spiaggia di Colle Palombara, l’unica spiaggia dell’Elba che ogni anno è sempre più grande, e poi a zig zag fra le secche e scogli fino alla spiaggia di Monte Turato, dove facciamo una sosta. Si chiacchiera bene in riva al mare specialmente quando il sole cala un po’ e la brezza rinfresca. In tutti c’è sempre un fondo di malinconia perché fra poche ore rincontreranno il mondo dell’oroglogio, quello degli impegni e delle scadenze. Capo Poro, la Grotta del Vescovo, Punta Bardella e Galenzana col Bagnolo asciutto per la bassa marea, poi i due Salandri e doppiata la diga nuovamente la spiaggia di Campo. Come sempre è stato bello, mi compiaccio nel vedere soddisfazione e anche un pizzico di commozione negli occhi dei compagni, non lo so perché ma il giro è sempre di più di quello che uno s’aspetta, a me stavolta è sembrato più corto del solito, sarà perché ho cambiato i miei parametri di tempo e distanza.
Ci salutiamo con l’intento di rimanere in contatto e chissà di incontrarci da qualche parte nel mondo magari alle falde del Kilimangiaro. Di solito l’ultima sera andavo a cena con gli altri, ma stavolta il tempo su l’Isola è limitato e lo voglio dedicare alla famiglia.
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