Monthagosto 2008

Venerd?¨ 4 luglio 2008 Isola d‚ÄôElba

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Creature Amazigh
C’è l’aria chiara di ponente stamani, ora vento un ce n’è ma si vede che deve entra’, per me entra maestralone, Daniele dice che potrebbe entra’ anche libeccio. Si parte, faccio il solito giro della balena (un grande scoglio che sembra un capodoglio) che non mi verrà mai a noia e poi la grotta del papa. Avrei voglia di anda’ a vede’ del grongo, un enorme pesce che visito da più di dieci anni e che ormai sfiora i due metri, ma in lontananza si vede che sta entrando vento forte e bisogna anda’. Questo per me è il tratto in assoluto più bello della costa, con i graniti che cangiano dal bianco all’arancio a secondo della quantità di ossidi di ferro che li compongono, la superficie della roccia sembra la pelle corrugata e impura di enorme pachiderma albino dalla forma indefinita, con i grandi cristalli di ortoclasio incastonati nel magma a mo’ di foruncoli cristallizzati e le bolle scure  e compatte di mantello conficcate nel granito nella veste di nei rari e benigni. Si passa la Cotaccia, con i lecci che si specchiano nel mare miscelando il verde con l’azzurro, il vento arriva quando si doppia il faro di punta Polveraia, è teso ma benevolo, viene da nord ovest e ci spinge, in un battibaleno scorre veloce la costa di Campo lo Feno e doppiamo Punta Nera con la spuma dei primi frangenti di maestrale, ci si ferma a ridosso della Spiaggia delle Felci. Simone è entusiasta della varietà geologica dell’Isola e sfrutta questa pausa per osservare da vicino le curiose rocce metamorfiche di questo tratto, mettendo in mostra un bello stile da arrampicatore. Approfitto della pausa per fare un giro con la maschera, quando esco dal mare trovo tutti schiacciati sull’ombra delle canoe come caterulli. Si riparte, Punta Timonaia, Chiessi e poi ci fermiamo a Pomonte in fondo allo scalo prima della Punta dell’Argentera. Il vento è forte, troppo per andare a vedere il relitto, intanto che cala, in serata dovrebbe molla’, si va in paese. Pomonte, dove dall’anoscorso (che non è un buco di culo andato via, ma l’anno passato in Elbano) ha aperto una pasticceria gelateria che fa uno dei meglio gelati dell’Isola e anche la pasticceria è notevole, con Sanpiero e Poggio è il mio paese preferito, qui mi sento a casa e tutti mi conoscono, e anche qui Tambone sembra uno di paese.  Magari quando torno, finito il giro del mondo, facciamo l’asinovia, un sogno per ora riposto nel cassetto, e a Pomonte ci portamo anche il mulo dell’Atlas.
Stasera si dorme in fondo a le Tombe, alla Cala dell’Aliva (alga pei continentali e posidonia oceanica per i dotti o presunti tali) è l’ultima notte e abbiamo tutti voglia di  mangia’ roba alla brace. Si va da Beppe, il mitico macellaio di Pomonte, memoria storica del paese e della valle, appassionato di archeologia e profondo conoscitore dei segreti della valle. A Beppe io devo molto, gli sono grato e riconoscente per le tante cose che mi ha insegnato, tanti segreti della valle di Pomonte li ho scoperti grazie a lui, a volte mi ci ha accompagnato, altre, grazie alle sue precise dritte le ho trovate, Tombe e forni per la riduzione del ferro. Riforniti di salsicce e bistecche ritorniamo al mare, il vento è calato e possiamo andare a vedere i due tronconi del relitto sommerso. Poi si riparte, Punta all’Argentera, ilGiardino, le Tombe e la spiaggia profonda della Cala dell’Aliva. C’è il tempo per preparare la legna di mirto stipa e ramerino per fare una brace come cristo comanda e anche per godersi il tramonto sulla Corsica. Siamo nuovamente a sud e il cielo è molto simile a quello della prima notte a Punta Calamita, facciamo una brace spettacolare e poi si inizia a arrostire. Simone, ragazzo di grande cultura e modi educati, è anche un eccellente selvaggio, ha ricavato da un ramo di scopa lavorando con un coltellino un notevole forchettone  da tre salsicce.
E’ l’ultima sera in bivacco, la notte, il fuoco, le stelle, il compartire il cibo, all’Isola come su l’Atlas o nel Rif, è in questa dimensione intima e a stretto contatto con la natura che ci si libera di ambizioni, maschere e meschinità e ci si sente fratelli, leggeri e forti e si è creature Amazigh,  portatori di anima come mi hanno insegnato i nobili pastori nomadi dell’Atlas.
   

Gioved?¨ 3 luglio 2008 Isola d‚ÄôElba

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I graniti animati
Svegliarsi a Sansone è sempre uno spettacolo, specialmente quando il mare è piatto come stamani, le rocce bianche si illuminano con la prima luce e nel silenzio guardi il mare trasparente e l’Enfola e ti senti un privilegiato. Mi tuffo e me ne vado al largo, mi godo questa pace mentre faccio il morto a occhi chiusi respirando il profumo del mare e di tanti ricordi. Dal viottolo cominciano a calare i turisti, è l’ora di partire. Basta un colpo di reni e il kayak scivola in mare leggero scorrendo sopra le ghiaie della spiaggia. Passiamo dentro il faraglione e poi si inizia il periplo dell’Enfola, tutto scoglio scoglio fino alla grotta dello Sbruffo, inaspettata col suo mimetizzato ingresso a bocca di squalo e sorprendente con la luce che filtra dal mare e dall’alto, perché in realtà più che una grotta è un pozzo nel mare. Si prosegue, l’Enfola, gli scogli del Salto, il Viticcio e poi la macchia che scende a sfiorare il mare. Le rocce belle della Cala delle Fate, il Forno e Scaglieri, l’arenile grande della Biodola e la spiaggetta del Porticciolo. Ci fermiamo, qui il mare è sempre calmo con qualsiasi vento   è per questo che già nell’antichità veniva sfruttata come approdo dagli Etruschi, come testimoniano i tanti “schiumoli”(scorie della lavorazione del ferro) in acqua e sulla spiaggia. Qui incontro  Marlies un’amica tedesca che risiede all’Elba ormai da tanti anni, parliamo del viaggio e dei progetti futuri. Passiamo a mollo le ore più calde, mi sento chiamare, c’è Francesco coi suoi zii che hanno seguito il viaggio sul sito di elbaeumberto e sono stati aggiornati delle disavventure marocchine da Elbareport. Francesco è uno dei tanti bimbi che veniva alle escursioni “dell’Isola dei Bimbi” fin dall’inizio, è stato uno dei primi insieme a suo cugino Giovanni, all’inizio è pietrificato poi mi chiede del viaggio e quando torno per ricominciare a fare le gite come prima, gli vorrei dire che le escursioni non si sono mai fermate e che continuano, ma intanto lo porto a fare un giretto in kayak e gli dico che lunedì se vuole si va a dormire a la montagna con le tende.
Si parte, il gruppo è un gruppo atletico, facciamo un tratto lungo tutto sotto costa, la Guardiola, Procchio, Spartana, la Paolina con la spiaggia rovinata da una assurda concessione (non ce l’ho con chi ci lavora ma con chi permette certi obbrobri sì) ma il mare sempre bello e poi la verde costa ricoperta da una macchia rigogliosa di lecci e scope fino alla Punta della Madonna. Dobbiamo fare una sosta in farmacia e ci fermiamo a Marciana Marina, lasciamo i kayak accanto al noleggio di Pico per la sosta marinese. Con la luce giusta si riparte, una volta doppiata la Diga, superiamo la torre e la spiaggia della Fenicia, inizia un crescendo di bellezza selvaggia, i graniti potenti del Nasuto, le acque verdi e celesti della Ripa Barata, la Caletta, la Cala in un alternarsi di graniti e rocce metamorfiche. La luce bassa rende caldo il colore della roccia e le ombre lunghe ne esaltano le forme, e così le rocce si animano in forme di mostri benevoli. Entriamo dentro la baia di S.Andrea e atteriamo sulla stretta lingua di sabbia, lascio i kayak al noleggio di Daniele che fin dal primo giro Isola, nel lontano novantacinque, mi si è dimostrato amico. Il tramonto dalle Coti Piane è uno spettacolo imperdibile, il mare è fermo, totalmente diverso dall’ultima volta che sono venuto qui, poco prima di partire per il giro del mondo per vedere una mareggiata con Serena.
Fra piacevoli racconti si conversa fino a tardi, ce ne andiamo a dormire sulle coti che è già domani. Anche qui, contrariamente a quello che la maggioranza delle persone pensa, si dorme divinamente, basta scegliersi le coti sagomate giuste.
Il cielo dell’ovest è il più luminoso e la luce di migliaia di stelle si riflette nel mare e nei cristalli di ortoclasio che tempestano le sinuose sagome dei graniti illuminandoli.
   

Mercoled?¨ 2 Luglio 2008 Isola d‚ÄôElba

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Il letto del serpo frustone
Sembra di esagerare, ma ogni giorno il tempo è sempre più bello, nuotata risvegliante e si parte,  facciamo una sosta mangereccia a Nisportino e poi via a cuccia dentro il kayak per pagaiare fra scogli e secche, in uno dei tratti più divertenti della Costa Isolana. In alto dalle rocce calcaree escono le rare palme nane e poco più avanti degli incredibili ginepri che sbucano come divinità vegetali dalla roccia compatta. Una “serfata” sulle onde del traghetto che accelerano frangendo sopra le rocce semiaffioranti alle Secche, poi l’anfiteatro delle Rosse e la Punta della Falconaia da dove ci allarghiamo per  tagliare il golfo di Portoferraio puntando sul faro di Forte Stella. Come sempre attraversare la rotta dei traghetti mette un po’ di agitazione fra la truppa, le sagome delle navi crescono veloci e poi sembrano  puntarti, in realtà è una botta adrenalinica celebrale perché le navi sfilano lontane e le onde al largo sono impercettibili. Arrivati sotto costa ammiro, mentre le racconto, le imponenti fortificazioni medicee di Portoferraio, costruite per volere di Cosimo I intorno alla metà del millecinquecento per difendere le coste del granducato dagli attacchi della pirateria e allo stesso tempo favorire i commerci marittimi dello stato fiorentino. Le fortezze di Cosmopoli, così venne battezzata la città in onore del Granduca, sono un capolavoro di architettura militare e sono passate alla storia come invincibili. Lucio, Simona, Simone, Ilaria e Carlo mi fanno capire che dopo tre giorni sono in astinenza da spaghetto, a me non mi pare il vero c’ho un arretrato di sei mesi con l’Italica delizia, quindi ci fermiamo alla Padulella. A buzzo pieno si riparte, doppiamo Capo Bianco e poi Sottobomba, Seccione e ci fermiamo ai Prunini dove non c’è gente. Bagno, pennichella e poi l’Acquaviva, la Sorgente e Sansone, una delle mie spiagge preferite, stanotte si dorme qui. Intanto che l’ultimi bagnanti prendono la via di casa ce ne andiamo a fare un bel bagno, cerco senza trovarla la cernia scura che avevo visto a fine settembre, però ne trovo un paio di quelle verdi più piccole. È un fondale bello che alterna scogli a banchi sabbiosi ricoperti dalla posidonia, ci sono salpe, saraghi e occhiate e anche tante meduse, creature leggere ed eleganti, temute dai bagnanti come se fossero dellle mine antiuomo animate. Le ghiaie stondate di questa spiaggia sono favolose per dormirci, ti sdrai scoti come un serpo frustone e ecco fatto il giaciglio perfetto comodo e asciutto.                                           
   

Marted?¨ 1 Luglio 2008 Isola d‚ÄôElba

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Iron man
Con il sorgere del sole i gabbiani ricominciano a fare casino, soprattutto i più giovani che ormai nelle dimensioni sono simili agli adulti, ma che si riconoscono bene perché non hanno l’elegante livrea bianca e il becco e le zampe gialle degli adulti, sono  grigi e anche nel volo sono lontani  da conquistare l’eleganza e la maestria dei grandi, l’isolotto di Ortano in questo periodo è una scuola di volo per pennuti. Il mare è ancora più piatto di ieri, pagaiamo come su una lastra di vetro fino a la spiaggietta sotto la Torre Appianea di Rio Marina, dove lasciamo i kayak per andare a fare colazione. Rio Marina è il paese minerario per eccellenza è stato costruito dentro la miniera e per la miniera, a differenza degli altri paesi Elbani ha palazzi alti, si costruiva in altezza proprio per non rubare spazio ai cantieri estrattivi, visto che qui tutto è ferro. È un paese costiero anomalo per l’Elba, non si è sviluppato con il turismo nel dopoguerra, ma già nell’ottocento grazie alla richiesta di manodopera della miniera era il secondo paese dell’Elba per numero di abitanti dopo Portoferraio. Il fatto che ci sia un solo albergo conferma l’anomalia. Il paese dei Piaggesi è affascinante, unico con le sue case alte e sbrillicheggianti è circondato da colline rosso sangue sezionate da secoli di attività estrattiva. Un paese che ha una sua personalità anche architettonica, sempre che non costruiscano lo scellerato villaggio paese.
Facciamo colazione sugli spiazzi, poi si fa rifornimento d’acqua e di cibo e io mi compro la tonnina, il tonno sotto sale, una delizia stopposa molto amata da noi Elbani. Doppiato il molo passiamo sotto il pontile rugginoso della miniera, mi sa che questa sarà l’ultima volta che ci passo sotto perché è messo proprio male, poi si pagaia lungo la costa arrugginita fino a Capo Pero, facendoci scorrere a fianco quasi tre millenni di storia mineraria, alcuni resti di miniere etrusche e medievali sono state risparmiate dalla violenza estrattiva perpretata in questo tratto di Costa dalle miniere “moderne” nell’ultimo secolo. C’è tanto degrado e abbandono, ma anche colori e sfumature uniche e affascinanti, rocce rosse, viola, gialle e arancioni si tuffano in un mare anch’esso ossidato, qui il profumo della macchia e del mare si miscela con quello acuto dello zolfo e degli ossidi di ferro. Passata Cala Seregola, doppiamo Capo Pero e poi ci fermiamo nella spiaggia nera del Fiammingo, un pioccolo Arenile fatto di sabbia di ferro. Rifaccio il gioco già fatto tante volte di trasformarmi in creatura di ferro, un tuffo in mare e poi a rotolarsi nella sabbia nera. Solo Serena e Simone s’impanano con me nelle lamelle di Ematite, il risultato è notevole, specialmente su Simone che fra muscoli e denti bianchi sembra una creatura non ben definita uscita da un fumetto di fantascienza: un umanoide tra l’alieno il troglodita. Bagno ripulente e poi ci godiamo l’ambientazione surreale all’ombra di un provvidenziale fico, dove ci schiocchiamo una sacrosanta pennica. Col beneficio di una brezza rinfrescante ripartiamo fino al Cavo, una godereccia pausa gelato e poi di nuovo in mare. Si doppia Capo Castello, passiamo davanti alla spiaggia del Frugoso, poi Capo Vita e i fondali bassi e cangianti di Cala Mandriola, del Pisciatoio e dei Cancherelli. Il sole sta calando e la luce è proprio quella giusta per ammirare le fantastiche radiolariti rosse delle scogliere sotto Monte Grosso, un’infinita sovrapposizione di strati di rocce sanguigne che sembrano dotate di movimento da quanto sono morbide e sinuose. Il vermiglio delle rocce è reso ancora più suggestivo dal verde brillante della vegetazione e dal blu intenso del mare. C’è una grotta bella ma me la vado a vedere seguito solo da Serena perché gli altri hanno paura delle onde dei traghetti e poi osservati dalle capre ce ne andiamo alla spiaggia dei Mangani dove bivaccheremo per la terza volta. Dalla scogliera guardiamo il sole che scende giù fra l’Elba e la Capraia mentre passa l’ennesimo traghetto, non siamo soli siamo stati raggiunti da un capretto curioso che ha lasciato il branco che ci osserva a distanza. Anche questa è una spiaggia isolata e piena di legna, facciamo un bel fuoco e passiamo un’altra bella serata intorno al falò fra il mare e le  stelle osservati alle spalle dalle pupille diaboliche delle capre.
   

Luned?¨ 30 giugno 2008 Isola d‚ÄôElba

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I gabbiani reali
Prima che il sole infuochi tutto facciamo un giro in miniera, camminiamo fra le strutture abbandonate e ormai prossime al collasso della miniera del Vallone a Punta Calamita, Malachite Azzurrite, Pirite, Magnetite, Limonite e Zolfo, il cantiere abbandonato è ancora ricco di minerali, vicino al mare c’è anche un cumulo di Aragonite. Il nero domina tutto e fa risaltare ancora di più lo scintillio dorato delle piriti, fra i cespugli di Elicriso e Santolina saltano epilettiche le lepri ungheresi forse sovraeccitate dal magnetismo anarchico di questi luogo. La magnetite si infuoca nella patana della mattina e l’effetto fornace sta diventando insopportabile, un ultimo sguardo a ovest dove la sagoma montagnosa del Capanne sta per essere inghiottita dalla caligine estiva e poi ritorniamo al mare per tuffarsi in acqua e levarsi di dosso questo sudore chiama tafani.
Lasciamo la spiaggia mentre sta per arrivare il primo gommone, si doppia la spiaggia del Remaiolo e iniziamo a pagaiare sotto la più alta scoliera dell’Elba, quella delle Ripe Alte, Ripalti, dove risiede  la più grande colonia del mediterraneo di Gabbiano Reale, il dominatore delle scogliere Elbane, poco amato dai biologi  perchè colpevole di essere forte, scaltro, intelligente e adattabile e quindi dominante rispetto a creature più miti come il gabbiano Corso o la Berta. La scogliera alta oltre cento metri cala a picco sul mare blu, è uno scenario imponente sembra di essere in un mondo primordiale antecedente all’uomo. La grande colonia di gabbiani reali è in fermento i nuovi nati ormai sono in grado di volare e si stanno preparando a lasciare la scogliera per spingersi a largo. Come sempre durante la stagione più calda, sulle “ripe” ci sono numerose capre che disinvoltamente camminano su rocce impossibili alla ricerca di fili d’erba e di sale, mentre in basso dalle grotte sul mare escono rondoni e piccioni di mare alla ricerca di sorgenti d’acqua dolce.   l’Isola è generosa con noi e si mostra in tutto il suo splendore di terra e di mare.
Passiamo davanti alle miniere del Ginevro, ultimo impianto di estrazione del ferro a chiudere nell’ormai lontano 1981, mi ricordo i primi giri in kayak quando passando di qui si vedevano ancora integri pontili e strutture ormai scomparse, e mi rendo conto che  più che descrivere quello che vedo mi trovo a raccontare quello che era. Poi lo spiaggione del Ginevro con il fico grande e vano e le tante vie di arrampicata  tutte brevi ma, specialmente quelle nella grotta, assai toste. La roccia a forma di drago fortuna, poi Lo Stagnone, Capo Caldo, la grotta con la spiaggia, Sassi Neri, Rima di Buzzancone. Ci fermiamo a fare un bagno, l’acqua è caldissima, troppo per i mi gusti, ma soprattutto troppo per questa stagione, il mare è pulito e le praterie di posidonia sono in salute, ma di pesci non c’è un gran che, salpe, perchie e occhiate e qualche saraghino. Passiamo all’interno dello scoglio di Liscoli e davanti a Casanova troviamo un po’ di barche appiccicate, attrezzate così bene da sembra’ un appartamento con l’aria condizionata ancorato nell’asfalto padano. Le trasparenze del mare sono meravigliose come sempre, ma la cosa che mi colpisce di più è il verde rigoglioso che domina tutte le pendici Isolane. Dopo Capo Perla, Forte Focardo, la bella Fortezza Spagnola costruita all’inizio del millesettecento per proteggere il lato sud della baia di Logone. La fortezza, che ospita uno dei fari più importanti dell’Isola, è per me un luogo denso di ricordi e fantasie, ci sono stato tante volte da bambolo perché Marcello il fanalista era amico di zio Roberto e di Babbo e a volte la domenica si veniva qui e ci si stava tutto il giorno. Doppiamo la baia di Porto Azzurro passando sotto il carcere di Longone insediato dentro la grande fortezza di San Giacomo. La massiccia fortificazione fu costruita dagli Spagnoli che in quel periodo governavano gran parte dell’Isola e avevano il controllo delle preziosissime miniere di ferro  per contrastare la crescente influenza della medicea Cosmopoli sull’Isola, temevano che il Granducato ospitando le flotte “straniere” nella sua rada potesse favorire un attacco ai possedimenti minerari Borbonici. Ci fermiamo a Reale per fare la spesa e poi costeggiamo la spiaggia di Terranera con il fantastico laghetto verde orribilmente e vergognosamente recintato come un pollaio abbandonato, una meraviglia geo mineraria che tutto il  mondo ci invidia tenuta come fosse una discarica. Io penso a come si tratta male l’Isola e mi si torgono le budelle, ma i miei amici continentali compagni di pagaia sono estasiati dalle bellezze dell’Isola, estasiati soprattutto dalla grande varietà di paesaggi, di vegetazione, di rocce e fondali (e il meglio deve ancora veni’), sono orgoglioso del loro entusiasmo e della bellezza della mia tera. Passiamo davanti alla schifezza di capo d’arco dove hanno riempito di cemento una favolosa scogliera e poi ci si ferma sull’istmo sabbioso davanti all’isolotto di Ortano fra le rumorose proteste dei gabbiani. Con il buio e la bassa marea faccio un giro fra le caranchie a guarda’ i favolli e i granci merdaioli.
   

Domenica 29 giugno 2008 Isola d’Elba

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Il giro Isola
Ci siamo, l’ultimo giro l’ho fatto la terza settimana di settembre duemilasette, il primo di quest’anno lo sto facendo a fine giugno. Rispetto al solito sono in ritardo di un mese, ma tutto sommato non c’è una gran differenza. Apparentemente è tutto uguale a sempre, il solito sonno, le cose da preparare all’ultimo momento, Cinghio e la roba da caricare sotto la tettoia. In realtà questo giro, pur essendo un incidente di percorso, è la cosa più bella che si possa fare all’Elba in questo periodo e poi sono contento perché finalmente Serena potrà conoscere direttamente le meraviglie della Costa Elbana, dopo sei mesi di racconti. Andiamo alla Foce dove ci stanno aspettando i quattro compagni d’avventura, carichiamo i bagagli e poi all’Iselba, si portano i kayak sulla spiaggia e si mettono i bagagli a bordo, poi rituale caffè e doppia pasta da Bettina e via. La giornata è bellissima e bastano poche pagaiate per far svanire tutta la negatività accumulata nelle ultime settimane. L’ultimo giro a settembre l’avevo vissuto come un saluto all’Isola, un po’ come tutte le escursioni fatte alla fine della stagione, ora lo stato d’animo è completamente diverso, sto meglio, mi sento molto più leggero, ormai tutte le decisioni da prendere sono state prese, c’è stato sì ultimamente qualche piccolo intoppo ma tutto scorre sui binari scelti. Porto Caccamo, L’Ischia, La Rota, il kayak s’incunea sicuro fra le rocce e la pagaia le sfiora senza toccarle, mi sento bene, finalmente a casa. L’acqua della baia di Fonza da quanto è trasparente sembra una lastra di vetro che si apre e si chiude morbida fasciando le forme slanciate degli scafi, non ci sono barche e nel silenzio ci si gode a pieno la luminostà dei chiari bassifondali sabbiosi. Poi Lo Scalo, La Punta del Priolo, i graniti bianchi del Longio e la spiaggia di ghiaioni sferici dove sfocia il fosso della Valle dei Re che è eccezionalmente verde per le tante piogge di giugno, e poi Punta a le Mete, promontorio gotico scolpito dalle onde del mare arrabbiato dell’inverno. Sono tutti contenti, sorrisi larghi e occhi scintillanti, è sempre così, si lascia la spiaggia turistica coi suoi orpelli inutili e quando non la vedi più, sulla pelle cominciano a miscelarsi li umori di sudore e di sale, l’Isola si presenta. L’Elba la sua procace bellezza non la mostra al primo arrivato, Lei ti vole nudo senza filtri ne trucchi, ti osserva e se superi l’esame allora ti si mostra, a testa alta, fiera e selvatica, con gli occhi larghi e la bocca sensuale, nuda, soda, elastica e scalza, come la donna ideale.
La Cala al Fico, la Buca dell’acqua e le Coralline, poi ci si ferma a Penco a fare il bagno.
È pieno di lampate, l’Isolani  o so diventati tutt’onsieme ambientalisti o si so infinochiti e si fanno li spaghetti col sugo pronto del sosti?
E’ bellissimo anche perché  non c’è nessuno, e in effetti per essere fine giugno di gente ce n’è poca, ma quelli che mancano sono gli Elbani, quelli che la domenica  facevano le cacciucate al mare, arivando coi guzzi e lance di legno, o anche quelle di plastica del canterino, anche il mare come le cave e i campi è orfano della sua gente, gente che s’è drogata di turismo e ora che è arivata la crisi se ne sta sull’usci di bar e ristoranti ad aspetta’ chi un‘ariva.
Laconella e la spiaggia della Contessa,  due anni fa era una delle mie camere preferite, facciamo una sosta a Lacona per fare la spesa e poi risaliamo Capo Stella, con le sue rocce vulcaniche verdi e rosse, qui incontriamo la prima grande colonia di gabbiano Reale, si passa fra speroni di rocce tufacee e scuri serpentini verdastri osservati da gabbiani e marangoni, ogni tanto saltano in superficie branchi argentati di pesciolini in fuga, Margitore, gli Aquarilli dove incontro il Tirelli che mi guarda con gli occhi sgranati da dentro la maschera da sub come se fossi uno spettro “ e te che ci fai qui !? non eri in Africa ?” poi Cala Norsi, il Felciaio, e doppiato il lido di Capoliveri si risale la costa Occidentale della penisola Capoliverese, Zuccale, Barabarca, la Madonna delle Grazie, Peducelli ….. fra fondali belli e una costa con troppi appartamenti. Doppiate le Isole Gemini la costa ritorna selvaggia, scogliere scure che incutono rispetto e mare blu cobalto, il sole sta ponendo sulla Corsica e i colori diventano caldi e cangianti, il cielo s’infuoca e il mare si dora e poi, dopo aver inghiottito il sole diventa viola, doppiamo la mitica Punta Calamita. Atterriamo in fondo allo Spiaggione bianco, è stata una tappa lunga ma ne valeva la pena, la spiaggia è bellissima e profonda  fiorita di pancrazi di mare e papaveri gialli e circondata dai terrazzamenti delle miniere ormai chiuse da ventisette anni. Si montano le tende mentre le stelle cominciano ad accendersi, poi si mangia intorno al fuoco, il cielo è illuminato da infinite stelle con la Via Lattea che scende dritta e larga verso Roma, come i tanti aeroplani che per scendere a Fiummicino ci passano sopra. E’ questa la differenza principale tra il cielo dell’Atlas e quello di casa, la presenza massiccia di aerei e satelliti. Con la pelle salata mi addormento felice.
   

Sabato 28 giugno 2008 Isola d’Elba

  Il Compleanno
Mai e poi mai avrei pensato di essere sull’Isola per il mio compleanno.
Ci pensavo spesso, mi vedevo in Marocco, Algeria, Tunisia e invece Elba, si vede che doveva anda’ così. 
Non è un compleanno qualunque perché proprio un anno fa ho deciso di intraprendere questo viaggio, mi prendo in giro da solo, parlo di giro del mondo ma sono alla Bonalaccia e domani parto per il Giro dell’Isola in canoa, c’è anche Cinghio, il mitico furgone del Viottolo, è tornato a casa. Per me Cinghio è una creatura animata, un amico e un complice, gli avevo accennato a viaggi nel mondo e invece poi l’ho lasciato qui, comunque è in buone mani, Ruggero, gusti musicali a parte, ne rispetta la personalità e lo porta spesso sulli sterrati di Calamita, i suoi preferiti, menomale che non è finito in mano allo Zuccotti, non me l’avrebbe perdonata mai.
Vado a internet e faccio il solito giro di siti sempre uguale Africa, Europa, Italia, Elba: www.elbareport.it   www.elbaeumberto.com   www.ilviottolo.com  www.fiorentina.it e poi passo da Nonna, mi riconosce e mi saluta ma ha perso la sua proverbiale brillantezza, mi sembra anestetizzata lontana da quella che avevo salutato a dicembre, arrabbiata e disperata ma con lampi di una lucidità fulminante, quando gli dissi che partivo per fare il giro del mondo, mi guardò in silenzio, fredda come uno scanner e poi con un lampo di luce negl’occhi di cielo mi disse fiera “fai bene” , la ritrovo mite e mansueta, probabilmente sta meglio ora ma mi piaceva di più quella di dicembre. I suoi racconti venivano fuori a fatica, li teneva nascosti imballati dentro coperte scure e spesse perché troppo spinosi, facevano male, a volte quando eravamo da soli uscivano, erano  sempre velati di dolore e rancore per un destino maledetto che l’ha costretta a diventare dura e scaltra per andare avanti, e un rammarico infinito per una dolcezza repressa che non c’è l’ha mai fatta a venire a galla nemmeno coi figli.     
Nonna Onelia e Sofia, un secolo di storia, quattro generazioni le separano e le uniscono, la più giovane e la più vecchia della famiglia, in questi sei mesi di assenza sono loro quelle che sono cambiate di più, chissà come sarà il secolo di Sofia.
Pagaie e sacche stagne, le tende, le corde e i moschettoni, salvagenti, paraspruzzi, torce, sacchi a pelo e pronto soccorso e il fondamentale nastro americano. C’è tutto sono le stesse cose dell’ultimo giro del duemilasette, quello con gli svedesi. Oggi arrivano i pagaiatori, due li conosco Simone e Ilaria due ragazzi con cui ho fatto un escursione di giornata lo scorso anno.
Chiamo Lorenzo e gli dico che quando torno dal giro dell’Isola si va a dormi’ alla montagna con le tende con tutta la banda dei bamboli di San Piero e poi vado a Filetto dove mamma ha preparato la torta. Mi diverto a giocare con Nicol e Sofia agli indovinelli e a Peter Pan, il nostro gioco preferito, lo zio è un ruolo favoloso leggero e spassoso. La fregata è che devo andare via presto perché un canoista è al porto che mi sta aspettando. Andiamo con Serena al Porto, Carlo è un tipo tranquillo, lo lascio a mangiare e finalmente vado a trovare i mi nipoti maschi Matteo e Giacomo, i Bimbi di Paolo e Cate, Matteo mi salta al collo e poi mi mostra orgoglioso quaderni e game boy , e Giacomo sempre più bello e poderoso mi fa capire che si ricorda di me accompagnandomi a un vassoio di bigné al cioccolato, questa casa per me è un posto speciale, mi ci sento bene. Con Matte ci diamo appuntamento per l’escursione a la montagna (noi all’Isola il massiccio del Capanne lo chiamamo così) e mi mostra fiero la tenda che sta aspettando da troppo tempo sotto al letto.  
Accompagno Carlo in campeggio e incontriamo anche Simone, Ilaria, Lucio e Simona, mi stanno tutti simpatici a pelle, appuntamento a domattina in campeggio. 
   

Venerdi 27 giugno 2008 Isola d’Elba

 
Zia Alvia
Esco in kayak con i clienti ma in anonimo, c’è un gruppone di mamme e figlioli e io e Roberto andiamo di supporto a Ruggero. Mi sento strano in questo ruolo di spalla e osservatore allo stesso tempo, ma poi diventa tutto rilassante e divertente come sempre, questo lavoro mi piace, si pagaia fino a Monte Turato e poi si rientra passando dalla grotta del vescovo, Ruggero si impegna ed è bravo. Nel pomeriggio vado a trovare Zia Alvia, zia per me è una persona speciale, mi ha sempre aiutato e sostenuto e mi ha trasmesso la passione per l’Isola e per la storia, quella delle radici, la storia, anzi le storie semplici e genuine dei suoi racconti che tra vissuti e tramandati attraversano più di un secolo di storia Isolana, Personaggi come Re di Macchia, Zio Manovello, Pirichello, Pietro Gori, grazie ai suoi racconti mi sembra di averli conosciuti, così come le storie della guera, il portare il convio di notte a Nonno e Zio che erano alla macchia, i soldati tedeschi e lo sbarco dei neri e la scia di morte e miseria che lasciò.
   

Gioved?¨ 26 giugno 2008 Isola d‚ÄôElba

 
Un giorno in pretura

Un’interminabile attesa in pretura dalle undici alle cinque con pausa pizza al castagnacciaio, poi i notabili si mettono un mantello nero, fanno uno spettacolino e si va a casa.   

Marchilio, colpevole di aver conservato con tanta cura quattro culi d’anfora, e il mi zio nemmeno quelli. Tutto sto cinema, tutti consapevoli che si tratta di una stronzata, tutti seri per finta. Una giornata buttata in pretura, per fortuna fra i teste c’è anche Sergio Galli così chiacchieramo un po’ della nostra bella Isola e del Marocco.
   

Mercoled?¨ 25 giugno 2008 Isola d‚ÄôElba

 
Il Viottolo
All’alba sono già a Portoferraio, Massimo va a lavoro presto e ne approfitto, faccio colazione con Paolo e Seba che sta partendo e poi vado dalla Polizia per il passaporto, ci vorranno dieci giorni,  quindi mi faccio un giro Isola in Kayak del Viottolo, il primo della stagione, Ruggero che ora gestisce le guide me l’ha chiesto e visto che il passaporto non è pronto lo faccio proprio volentieri.
Ho voglia di rivedermi per bene l’Isola e anche di farla vedere a Serena. 
Passo alla Ste da Stefano e Riccardo, i miei soci nel nuovo Viottolo, che mi raccontano di problemi e carognate varie, ma per fortuna anche di cose belle. Cerco senza trovarlo Disperati, con cui vorrei chiarirmi a quattrocchi sul progetto legato all’escursioni dei bimbi.
Arriva Serena che ha già sistemato tutto il burocraticume in continente e ce ne andiamo in kayak.
Domani devo andare in pretura  per testimoniare su dei beni archeologici non ben identificati, siccome faccio o facevo parte del Circolo Archeologico Elbano, sono stato citato come teste dal mi zio Giorgio, uno degli accusati, accusato di che poi non lo so. Comunque visto che sono qui conviene che ci vada perché se non mi presento la multa è salata.
Mi impongo di tenere il diario  per restare nel viaggio, il rischio di farsi riassorbire dall’ingranaggio è alto, cose che non mi piacciono ce ne sono tante ma se mi fermo mi frego.