Monthagosto 2008

Marted?¨ 24 giugno 2008 Isola d‚ÄôElba

  Il Guru
Massimo che va a lavoro prestissimo mi accompagna al porto per prendere la prima nave, alle otto sono già a Livorno ma non serve a niente mi dicono che la  pratica deve partire dall’Elba, ormai domani, non mi incazzo nemmeno più di tanto e al ritorno mi godo l’Isola dal traghetto. Il mare chiama, esco in kayak con Paolo con cui mi ero sentito il giorno prima, il Guru riprende subito una discussione interrotta a dicembre e per dimostrare la superiorità dello squalo sul delfino mi dice che ormai è dimostrato scientificamente che i delfini so’ tutti culai.
In mare non c’è nessuno, patana e mare liscio, bagno alla Ripa e giro sulle secche delle coralline  che un mare eccezionalmente fermo e trasparente ci fa vedere meglio che mai, ci compiacciamo del privilegio grande di essere qui. Sull’Isola c’è anche Seba altro protagonista della pirotecnica estate duemilasette, ci vediamo a Filetto in serata e si diverte a vedere i filmini con le imprese di Tambone
   

Luned?¨ 23 giugno 2008 Isola d‚ÄôElba

 
La crisi degli abitanti del paradiso
Mi sveglia Nicol saltandomi addosso, mi dice che la sorpresa credeva che fosse un giocattolo.

Non ci poteva essere un risveglio più bello, arriva anche Sofia, giochiamo a indovina qual è quell’animale che…  

L’Isola è eccezionalmente verde e profumata, le mortelle (mirto) sono tutte fiorite e i mucchi (cisto) ancora belli verdi, è stato un giugno eccezionalmente piovoso, l’Isola è bella e in salute più che mai. Scendo a Campo in bici per rifare i documenti, il Fosso della Foce scorre ancora bene e ci sono i germani e le garzette. La montagna è meravigliosamente verde, l’aria pulita e il cielo azzurro fanno risaltare la potenza dei graniti del Calanche, passo sul lungomare, il mare è bellissimo, sull’orizzonte si stagliano le sagome del Giglio e di  Montecristo e s’intravede anche l’Argentario, anche la spiaggia che non è invasa di turisti è bella. Vado al Photo Center a fare le foto tessera, Massimo e Alvaro sanno già tutto, Elbareport ha pubblicato la lettera che avevo spedito da Melilla. Foto tessera per carta d‘identità e passaporto e poi in posta per i versamenti, mi svicolo veloce fra tante domande, poi all’anagrafe per rifare la carta d’identità e tutte le scartoffie per rifare il passaporto, Sergio Santinelli è gentilissimo. Domani vado a Livorno a portare tutto e ischallah a brevissimo si riparte. Vado a prendere Nicol e Sofia all’asilo, le maestre seguono il mio viaggio su www.elbaeumberto.com  e mi chiedono anche loro di Tambone, mi sto rendendo conto che il bambolo equino è diventato una star. Porto le bimbe alla spiaggia e si va in pedalò, faccio lo zio e mi piace. Dalle avventure sui passi del Rif ai tuffi dal pedalò di Riccardo, troppe emozioni si accavallano, qui tutti si lamentano che non c’è gente, che c’è crisi, ma io c’ho il cervello ancora un po’ in Africa e guardandomi intorno, per quanto mi sforzi, più che crisi vedo opulenza, è un’Isola paradiso, alberi rigogliosi e verde dappertutto. Provo a vedere l’Isola con gli occhi di un Africano originario di un villaggio desertico, arrivato qui dopo aver attraversato deserti, montagne e mari, stando attento ad evitare controlli di poliziotti e soldati pronti a rispedirlo al suo villaggio da dove era partito perché non c’era più acqua (e senza quella non si vive davvero). Mi immagino quest’omo che vede tutta questa meraviglia e questa facilità di vivere bene e non capisce perché questo paradiso è abitato da uomini tristi e paurosi.
Faccio sera fra racconti e impressioni, ma mi capisco solo con i bimbi e con chi ha più di sessantanni, ma forse solo perché hanno più tempo.
   

Domenica 22 giugno 2008 Livorno _ l’Isola

 
Il rientro
Mi piazzo in un bar a scrivere, come sempre sono in ritardo ma stavolta più che scrivere sto prendendo tempo, ha’ voglia a fa il filosofo mi gira proprio i coglioni, torna a all’Isola in questa maniera. Già che ci sono guardo anche il gran premio, pensavo di restare qui per andare lunedì mattina in prefettura e accelerare i tempi ma ho finito i soldi e poi devo avere almeno un documento di identità. C’è un black out elettrico e i treni sono fermi alla fine però si risolve tutto il treno parte  e riesco a prendere l’ultima nave, Massimo il mi fratello mi verrà a prendere a Portoferraio. Ho pensato spesso a come sarebbe stato il ritorno all’Elba, il mare è calmo e metallico per  la luna grande  l’Isola prende forma nel buio, sembra che scorra tutto al rallentatore e senza suono,  i pensieri saltano nello spazio e nel tempo senza connessioni fra loro. Siamo arrivati, la nave è ferma in porto ma l’equipaggio e i passeggeri sono fermi davanti alla televisione, la partita che ipnotizzava la Spagna è all’epilogo Italiani e Iberici si giocano la qualificazione ai rigori, l’altoparlante richiama all’ordine marinai e autisti, ma nessuno risponde tutti ribelli alleati per dieci minuti di rigori. Nell’anarchia del tifo da nave si alleano scugnizzi e commenda, arriva il nostromo severo e cala il silenzio “stu strunz mo stuta” bisbiglia la barista cicciona e invece il sosia di De Vito annuncia per i rigori si può fumare; gli spagnoli sono più bravi e vincono e oguno ritorna nel suo ruolo, io cerco il mio. Non ho voglia di vedere nessuno ne di farmi vedere, sbarco in una Portoferrio semideserta e aspetto Massimo nella penombra dietro il punto informazioni del Parco, l’ufficio dove venivo a chiacchierare con Ornella per sfogarmi di un po’ di tutto. Sono appena arrivato e già mi sale la rabbia nei confronti  di Icilio Disperati il direttore dellApt  che non ha voluto mandare avanti il progetto delle escursioni con i Bimbi. 
Arriva Massimo, sta bene, le bimbe non lo sanno che sono arrivato ma sanno che c’è una sorpresa.
A casa da Babbo e Mamma, li trovo in forma e anche loro a me che m’immaginavano più magro.  
   

Sabato 21 giugno 2008 Civitavecchia _ Livorno

  L’Isola dal treno
Il sole nasce  in mare aperto, oggi  è il giorno più lungo inizia l’estate, si comincia a vedere  la Corsica poi le bocche di Bonifacio è patana piena qundo si passa fra i tanti isolotti sparpagliati fra le rocce bianche di Bonifacio e i graniti della costa Gallurese, mi vengono in mente le avventure le disavventure le colpe e i destini di Matteo Boe e di quel sabaudo trafficante d’armi e assasino che va in giro per l’italia raccondando e raccontandosi re dello stivale. Incrociamo il Bastia  che ora collega la Maddalena  con Bonifacio ma che quando la Moby  si chiamava Navarna era sulla Linea Piombino Portoferraio ,passate le bocche  Nella foschia cerco il Giraglia (la gemella del Bastia) che rientra da Ponza dove ha portato i PonzElbani alla festa di San Silverio, su quella nave ci sono la mi Mamma, Elena e le mi nepoti Nicol e Sofia, la cosa buffa è che la  nave la vedo davvero, a volte la realtà supera la fantasia incoccià la mi mamma (che ormai è diventata una lampata Elbana da patella Ponzese che era) nelle bocche di Bonifacio. Arrivati a Civitavecchia si prende il primo treno che risale. Siamo come in trance dopo sei mesi meravigliosi siamo finiti in un vortice di situazioni negative che ci ha risucchiato e riportato al punto di partenza. Dal finestrino del treno di sfondo a un campo di girasoli in fiore rivedo l’Isola, meravigliosa come sempre si erge maestosa e armonica dal mare. Sarei potuto scendere a Campiglia ma sono rimasto sul treno incollato al viaggio che sento in pericolo. Scendiamo a Livorno.
   

Venerdi 20 giugno 2008 Barcellona

 
Destinazione  Roma Porto
Arriviamo nella capitale Catalana che il sole è già alto, le sensazioni sono completamente diverse da dicembre, tutta questa gente, la metropolitana, il traffico, non vedo l’ora di tornare in Africa. Andiamo alla stazione marittima per cercare il primo imbarco per Tunisi, mentre guardo gli orari su internet ci rubano lo zaino con i passaporti  i soldi e la macchina fotografica nuova, Epitaffio avrebbe detto “per dinci è un periodo che non ne va dritta una”
Denuncia di furto  alla polizia spagnola e poi al  consolato  che però è chiuso fino a lunedì, c è  un riferimento telefonico che non risponde e un foglio appiccicato al portone  che dice che se avete problemi potete chiamare in italia a parenti e amici e farvi mandare i soldi, c’è poco da fare senza documenti bisogna tornare in Italia.
Siamo sulla nave per Civitavecchia “Roma porto” come scrivono gli spagnoli, lasciamo l’enorme porto di Barcellona su questa nave che sembra un villaggio turistico galleggiante.
Cerco di farmene una ragione e di viverla come viaggio, il viaggio mi sta riportando all’Isola ma sono dentro il viaggio, non è un’ interruzione è solo un cambio imprevisto di percorso,  mi fa strano ritrovarmi in mezzo a tutti questi turisti.
   

Gioved?¨ 19 giugno 2008 Almeria

 
Pacco postale
Il bagaglio va ridotto, andiamo alla posta per spedire a casa un pacco con gli oggetti che ci hanno regalato gli amici dell’ Atlas insieme a tutto quello che non riteniamo indispensabile e alle  8850 che dopo aver percorso oltre duemila chilometri andranno in fabbrica per essere studiate e migliorate.
Passiamo tutto il pomeriggio per cercare una tenda piccola e leggera poi in tarda serata partiamo in  bus per Barcellona dove arriveremo domattina.
   

Mercoled?¨ 18 giugno 2008 Melilla _ Almeria

  Puppe culi e giornali
Ultima coppa di gelato da un quarto, caffè e fondente e poi alla nave, dopo gli ultimi acquisti il bagaglio è ancora più grande ma buona parte è in una borsa da spedire a casa appena arrivati in Spagna. La nave stacca gli ormeggi alle due, a bordo ci sono pochissime persone quasi tutti marocchini che vanno a lavorare in Spagna, l’Africa si allontana la guardo svanire nella foschia, sembra una nave fantasma, le poche persone che si vedono dormono. Si vede già la costa spagnola quando si vedono le Stenelle che saltano sulle onde della nave, poi la costa Andalusa e Almeria con le sue fortificazioni che ricordano le battaglie contro i mori. Siamo gli unici passeggeri senza auto e sbarchiamo in solitudine, non c’è nessun controllo passiamo la dogana senza vedere nessuno e ci troviamo direttamente nelle vie della città. Che siamo in europa si capisce sopratutto dalle tante donne a giro con le puppe all’aria e i pantaloni più bassi delle mutande, ma anche  dalle edicole con tanti giornali diversi e dai prezzi.
Tutti parlano della ormai prossima partita fra Spagna e Italia ci sono bandiere e titoloni esposti ovunque che parlano di vendicare usa 94.
   

Marted?¨ 17 giugno 2008 Melilla

  Il disegno globale
Approfittiamo del fatto di essere in un porto franco per comprare un po’ di attrezzatura fotografica, domani si parte destinazione Tunisia, il sistema più veloce ed economico sarebbe quello aereo e raggiungere Tunisi via Madrid, ma in questo viaggio aerei non ne voglio prendere quindi la soluzione più vicina al programma originale è quella di raggiungere la Tunisia via mare toccando  Almeria, Barcellona e Genova. Mi sento pieno di rabbia, ma non per il cambio di programma.
Il viaggio è fatto anche di imprevisti, anzi sono gli eventi inattesi, le sorprese, l’essenza del viaggio, è il subire ingiustizie che fa male, sentirsi vittime di un disegno globale legato al profitto di pochi, protetto e difeso su livelli diversi da poliziotti, diplomatici e organi di informazione e la droga in questo ha un ruolo importante per il volume di denaro che genera ma soprattutto perché annebbia e addomestica milioni di menti potenzialmente ribelli a questo schifo.
Ci sono gli europei di calcio (altro giochino che aiuta a non pensare), all’otto vado a vedere la partita dell‘Italia in un bar bettola che sa di porto nostrano e passo due ore leggere  in compagnia di quattro vecchietti mangiando chopitos (seppioline) alla griglia e triglie fritte. L’Italia vince e passa ai quarti, domenica incontrerà la Spagna, i compagni di merenda sono preoccupati, ci vedono come l’ostacolo più impegnativo fra loro e la vittoria finale.
   

Luned?¨ 16 giugno 2008 Melilla

  Sano narcos 
Ci siamo, chiamo la dottoressa Zerbi e gli spiego i fatti, mi dice che il refoulé è una cosa grave, che sono stato espulso dal Marocco, ma lei da lì non può fare molto, è meglio andare a sentire direttamente alla frontiera di cosa si tratta, mi dice che le sembra impossibile che era tutto a posto e  chiede di mandargli un fax con la fotocopia del timbro, che a quanto dice è anomalo, lo guarderà insieme al suo amico commissario per capire meglio.
Alla frontiera ritrovo il funzionario con la faccia gioviale, che mi riconosce e mi chiama chiedendomi che ci faccio lì, gli spiego, ma lui mi dice che io sono stato espulso dal Marocco dopo essere stato arrestato per traffico di droga. Gli spiego che sono lì per capire perché ho il refoulé sul passaporto e che è una montatura, ma lui mi ripete che i marocchini mi hanno accompagnato alla frontiera con una documentazione che affermava che io sono stato arrestato in Marocco per traffico di droga. “Te l’avevo anche detto”, mi dice.  “Sì, ma io credevo che scherzavi”. “Io su questi argomenti non scherzo mai”.
Gli dico che è tutto assurdo e di controllare bene, sia la mia posizione che quella di Serena che invece sembra regolare, il funzionario gentilmente fa una serie di telefonate e ci dice che siamo stati espulsi tutti e due per clandestinità. “E la motivazione?”  “Fatela chiedere dai vostri diplomatici ai marocchini”.
Sempre peggio, dall’arrivo a Torres è un crescendo di assurdità, dalla circolare che vietava il campeggio, al permesso scaduto, dalla confisca dei documenti, alla giornata in caserma, dall’espulsione, all’accusa di essere un narcotrafficante, la cosa che mi indigna è che tutta questa montatura è stata costruita da chi con il narcotraffico ci convive e ci vive.   
Richiamo la Zerbi a Casablanca, ha visto il timbro e mi dice “in Marocco per almeno cinque anni  non ci tornate più“, mi invita a non chiamarla più e che quando saprà qualcosa sulla motivazione si farà viva, poi mi dice che se non volevo problemi nel Rif non ci dovevo andare. Meliani, il rappresentante consolare di Fes, mi fa incazzare ancora di più, quando gli racconto cosa mi hanno detto alla frontiera, dell’accusa di droga, casca dalle nuvole e mi chiede sorpreso “ ma è vero?”.
Morale in Marocco non si rientra più, questa è l’unica certezza. Chiamo un’amica giornalista marocchina e gli racconto i fatti, è molto dispiaciuta e mi chiede scusa per la polizia del suo paese  ma mi dice anche che in Marocco non ci sono giornali disposti a pubblicare una storia del genere, un’ipocrisia di regime che oltrepassa i confini del reame, come dimostrano i “nostri” diplomatici stanno ben attenti a muovere foglia per paura di intralciare una così importante risorsa economica.
Inizio a scrivere una cronologia esatta di quello che è successo negli ultimi giorni, solo fatti senza commenti, ma più scrivo più mi rendo conto che trovare gente disposta a pubblicare sarà difficile. Informo Roberto delle novità e poi scrivo a Sergio Elbareport Rossi, il direttore dell’unico giornale  Indipendente che conosco, Elbareport appunto.

 

   

Domenica 15 giugno 2008 Melilla

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Il primo bagno della stagione
Fa caldo, da quando so nato credo non sia mai successo di essere arrivato al 15 di giugno senza fare il bagno in mare. Dalle fortezze verso ovest si vedeva una scogliera, andiamo a vedere se si trova un posto per fare il bagno che non sia quel troiaio della spiaggia nel porto. Appena si esce dal centro che è tutto pulito e perfettino, si ritrovano gli accumuli di spazzatura in perfetto stile marocco ma anche una spiaggia di ghiaia, che è anche bella, ma credo che ci sarà ancora per poco, perché a fianco stanno costruendo un porto. Scendiamo giù dalla scarpata e finalmente il mare, che in realtà fa abbastanza schifo perchè è pieno di plastica, ma la voglia di mare è tanta. Scopro che qui l’acqua è fredda fredda, non lo so se dipende dalla vicinanza dell’atlantico o dalle correnti che qui sono molto forti, sta di fatto che le temperature sono da il mare d’inverno, il sole però picchia di brutto. Al ritorno si risale da un viottolino ripido stile Campolofeno che attraversa un discarica confinante col cimitero monumentale dell’enclave spagnola e ci troviamo a camminare fra spazzatura, lumini  consumati e luttuose corone di fiori, però troviamo qualche nido di falco e si assiste a una spettacolare battaglia aerea fra un falco e un gabbiano.
Con la luce calda del tramonto la fortezza della città vecchia cresce in suggestione e la fila di cannoni puntati sulla darsena vecchia evoca battaglie navali e scorrerie di Pirati. Gironzoliamo fra camminamenti e bastioni, al posto del sole ora c’è una perfetta luna piena circondata da tanti gabbiani che sembrano volerla raggiungere.