Monthgiugno 2009

Domenica 26 aprile 2009 Mut, Oasi di Dakhla – Egitto

Image Ponente Africano
Cambia il vento, è arrivato il Ponente Africano che è come una benedizione, la temperatura si abbassa di almeno una decina di gradi e con il  fresco si rivede il cielo azzurro. Dopo i due giorni di festa oggi scuole e uffici sono di nuovo aperti e finalmente ai militari hanno dato la divisa estiva, ora possono continuare a non fare niente molto più comodamente senza quelle pesanti divise nere di panno di lana. La vita scorre lenta e ripetitiva ma è così ovunque, nel deserto o al mare, in Africa o in Europa, quando si rimane in un posto per qualche giorno ti rendi conto che quasi tutti sono sempre nel solito posto alla stessa ora a fare la stessa cosa dei giorni precedenti, la libertà è un concetto astratto ma si sposa assai bene con il vivere nomade.    
 
   

Sabato 25 aprile 2009 Mut, Oasi di Dakhla – Egitto

Image Relatività sabbiosa
È entrato il vento da Sud e l’aria è ingiallita dalla sabbia delle dune vicine, è un soffio caldo e rafficato di polvere granulosa che arriva ovunque, te la senti in gola, negli occhi e nel naso, in questa stagione capita spesso e per tutti è una cosa normale, chissà cosa penserebbe un abitante di Mut che si trovasse all'Elba nel sentire le lamentele della gente dopo una giornata di scirocco per la tanta sabbia portata dal vento Africano.
   
   

Venerd?¨ 24 aprile 2009 Mut, Oasi di Dakhla – Egitto

 Image Cureggia a bolla densa
La cosa più rilevante della giornata è successa nel tardo pomeriggio: è stata una poderosa cureggia a bolla densa che ha creato un’onda sismica fra le mutande e il buco del culo… i peli di zona racconteranno a lungo lo spaventoso fenomeno naturale.
 
   

Gioved?¨ 23 aprile 2009 Mut, Oasi di Dakhla – Egitto

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Il lago velenoso e la città vecchia  
Verso le quattro di mattina si lascia internet, la temperatura ora è piacevole aiutata anche da un venticello che porta il fresco del palmeto, ci incamminiamo verso la campagna dove c’è già chi lavora, l’alba arriva con un sole pallido che sbuca anonimo fra la foschia, nei campi si miete e si raccoglie erba medica. A un’ora di cammino dall’abitato di Mut c’è il lago che avevo visto arrivando da Farafra, è un bacino artificiale che è alimentato dalle acque reflue dei canali di irrigazione, che nel progetto originario doveva essere utilizzato per l’itticultura, ma questo progetto non è stato mai realizzato perché le acque sono infestate di pesticidi e fosfati. La verifica di queste notizie lette è tremenda, il lago è puzzolente tanto da far venire il vomito, sui bordi si compatta una malta bianca di fosfati, veleno puro le cui esalazioni sono così potenti da far bruciare gli occhi, in queste oasi della nuova valle si sta compiendo un crimine ambientale tremendo, si portano in superficie con i pozzi artesiani le acque fossili, le si contaminano e poi si fanno refluire inquinando il suolo e le falde e quello che è peggio è che questo processo scellerato e devastante è in costante crescita e la colpa non la si può certo dare a questa povera gente che cerca semplicemente di sopravvivere lavorando anche la notte. Ritornati in paese si va dal frittellaio a mangiare un fitir e poi a letto. Si esce poco prima del tramonto per andare a vedere il centro storico di Mut, prima si incontra il vecchio cimitero, inusuale rispetto a quelli visti finora e caratterizzato da tante cupole in mattone crudo e poi si entra nella città vecchia passando da un quartierino che è in gran parte disabitato ed è stato trasformato in un gigantesco pollaio. Attraversandone i vicoli si sale fino alla parte più alta, dal culmine il panorama è ampio, la vecchia Mut sarebbe molto bella e suggestiva, si sviluppa su una collina e le case sono tutte costruite in mattone crudo dalle tonalità rossastre, ai piedi dell’abitato inizia il palmeto e poi subito dopo le dune gialle, peccato che intorno alle case vecchie ormai in gran parte abbandonate, ci siano tanti brutti palazzi di cemento e mattoni rossi che rovinano tutto. La maggior parte dei palazzi moderni sono incompleti ma già abitati, come capita sempre in Egitto (anche perché sembra che ci sia una legge edilizia che consente di non pagare le tasse finché l’edificio non è completato). Lo stile “abbaraccato” tipico di questa parte di mondo si manifesta con rifiniture e tettoie in canne di palme e cartone. Gironzoliamo un po’, la città vecchia si sta sgretolando velocemente, queste case fatte di terra e fango hanno bisogno di manutenzione costante e una volta abbandonate degradano velocemente, tante sono ormai completamente distrutte sembrano abbandonate da tanto tempo ma i disegni di improbabili aerei sulle pareti a testimonianza di Hajj volati, ci fanno capire che l’abbandono è cosa recente, all’interno dei ruderi ci sono tanti disegni, taluni geometrici, altri che riproducono storie vissute, sproporzionati e infantili danno allegria e colore, quello che mi piace di più è un cammello adornato con bandiere francesi, mezzaluna islamica e stelle. Il confine ovest della vecchia Mut è un grande spiazzo da cui parte la strada asfaltata, in questo gran piazzale polveroso c’è il gran cafè del quartiere, dove si sta comodissimi sulle sgarrupate panche di legno sparse nel piazzale, da noi sarebbe messo male anche come pollaio, ma in realtà è proprio comodo, ti puoi spaparazzare come meglio ti viene e starci tutto il tempo che ti pare, molto meglio di quei barettini tutti leccati che usano dalle nostre parti, dove ci puoi sta’ solo ritto e se vuoi legge’ il giornale devi fa’ il contorsionista per girare la pagina. In serata salta la corrente e Mut rimane al buio.   
 
   

Mercoled?¨ 22 aprile 2009 Mut, Oasi di Dakhla – Egitto

Image  L’idea prende forma
Giornata a scrivere e preparare “Base Elba” la cosa mi piace, ci vedo un grande futuro in questo progetto, in serata mi collego con skype e sento Massimo e poi si passa la notte a internet ma la corrente elettrica salta di continuo e non si combina un gran che.
   
   

Marted?¨ 21 aprile 2009 Mut, Oasi di Dakhla – Egitto

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Assoggettati al ciclo del Sole
Il caldo aumenta sempre, la gente lavora di notte e al mattino, poi si rintana all’ombra durante le ore calde e ricomincia ad uscire nel tardo pomeriggio, anche noi ci si adatta a questi ritmi, anche volendo non si può fare altrimenti, si esce poco prima del tramonto per fare un giro nei campi dove si sta mietendo il grano, le spighe vengono tagliate con dei corti falciotti e poi una volta ammazzetate, caricate sui carretti e portate via. C’è aria di festa, la raccolta del grano è da millenni un momento di gioia nelle comunità contadine e questa euforia contagia soprattutto i bimbi che riescono anche a giocare mentre lavorano, gli unici che mantengano la solita espressione triste sono gli asini addetti al traino dei carretti, che caricati con cataste di covoni di grano diventano enormi e salire in cima a queste montagne di spighe diventa un’ambita e divertente prova di coraggio per i ragazzini. Camminiamo per qualche chilometro fra i coltivi e poi andiamo a vedere la famosa sorgente sulfurea di “Bir Talata” che vuol dire semplicemente pozzo n°3, raccontata come la principale attrattiva della zona, ma che si rivela una buca di acqua calda, rugginosa e ferma, per niente invitante, inoltre si trova dentro il giardino di un albergo dove gli unici ospiti sono due vecchi inglesi incartapecoriti e immobili che sembrano attendere pazientemente il momento della loro mummificazione. Dopo il tramonto in campagna la temperatura cala velocemente, ma una volta tornati nella zona cementificata il caldo torna a ribollire, le case di cemento oltre che orribili in queste zone così calde si trasformano in veri e propri forni crematori, però si continua a costruire cubi di cemento e i mattoni crudi non si usano più, anche qui tutti vogliono le case moderne. È notte fonda ma c’è chi sta già andando nei campi a lavorare e chi nei cantieri edili impasta cemento; qui il più forte è il sole e tutti si devono adeguare al suo ciclo.
  
   

Luned?¨ 20 aprile 2009 Mut, Oasi di Dakhla – Egitto

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Mister La
La prima sosta della giornata è dal frittellaio che è sempre più sorpreso di questa lunga permanenza a Mut “tumorow Luxor?” Ogni giorno è più caldo, le uniche creature che sembrano gradire questa temperatura sono le mosche. Dopo una giornata a leggere e scrivere, nel secondo pomeriggio, quando la temperatura comincia a calare, si va a fare un giro nella campagna intorno al paese dove i contadini protetti dai cappelli a tesa larga di paglia, lavorano nei campi di grano e nei palmeti. È bello il contrasto di colore fra il grano maturo e il verde del palmeto, anche in questa oasi ci sono tanti canali che regimano l’acqua che scorre tiepida e ricca di ferro tanto da tingere tutto di rosso ruggine, ci sono anche tanti piccoli stagni salati che con il gran caldo si stanno asciugando lasciando sul terreno grandi piastroni brillanti di sale. La depressione di Mut confina ad est con il deserto roccioso e ad ovest con il mare di sabbia che si trova proprio a ridosso dell’oasi, dopo pochi minuti di cammino verso ponente si incontra la prima piccola duna, è strana perché si trova nel mezzo dei terreni coltivati. La ricchezza d’acqua fa si che in questa oasi ci siano tanti uccelli, soprattutto tortore e ibis, ma anche piccoli trampolieri e numerose altre specie, dopo un accenno di deserto si entra nel fitto del palmeto dove ci sono tante persone a lavoro, la gente di questa oasi è molto più aperta ed espansiva rispetto alle altre visitate prima e la differenza la si nota soprattutto nelle donne che non hanno mai il volto velato e sorridono sempre, è un oasi ricca e ben tenuta con grandi palme e tanti animali, soprattutto mucche assai corpulente. Dopo aver incrociato un grande pozzo da cui sgorga acqua ferrigginosa, ci ritroviamo al limite del deserto dove seminascosti nella sabbia ci sono i resti abbandonati di un insediamento antico, probabilmente si tratta di “Mut el Kharab” (Mut la rovinata), una cittadina risalente al periodo Romano e a quanto pare abitata fino a un paio di secoli fa, ci sono resti di muri in mattone crudo e pareti intonacate di bianco, dalla sabbia sbucano anche tanti cocci di ceramica di vario colore che ricordano il deserto nei pressi di Saqqara e fanno pensare ad una necropoli antica. Il sito è molto interessante ma purtroppo arriva il guardiano, un ragazzino spaurito che ci manda via senza spiegazioni con il classico La (no) ad ogni domanda. È un’area abbastanza vasta e ci sono diversi ingressi insabbiati che sembrano Mastabe, sono scavate all’interno di una collina di roccia tenera striata di giallo e poi cosa assai interessante ci sono degli accumuli ferrosi, come scorie di lavorazione, molto pesanti e di varia pezzatura, sarebbe bello rufolare un po’ e saperne di più, ma Mister La ci manda dietro anche i cani, per la verità più pigri che aggressivi e per evitare storie si prosegue. Ci si gode un sole gigante che tramonta dietro le dune e poi dall’oasi si rientra verso Mut.               
 
   

Domenica 19 aprile 2009 Mut, Oasi di Dakhla – Egitto

Image  A Kerkennah ci aspettano per “Base Elba”
Oggi è domenica che corrisponde al nostro lunedì e gli studenti tornano a scuola, il movimento di scolari mi porta a pensare a “Base Elba” il progetto per unire i Bimbi Elbani con i Bimbi del Mondo, fra pochi mesi avrà il suo battesimo ufficiale alle Isole Kerkennah in Tunisia. Chiamo Samir che è il referente del progetto nelle Isole Tunisine, che mi conferma che a El Attaya è tutto pronto e che ci stanno aspettando, lo sapevo ma sentirlo da lui mi riempie di buonumore. Mut è un paesone tranquillo, rispetto a Bawiti è molto più piacevole perché non è costantemente incupito dall’alone inquisitorio anche perché qui le donne sono solari, non rifuggono allo sguardo e raramente hanno il volto velat. Evidentemente questo è il periodo dei matrimoni perché anche stasera c’è un gran movimento di pulmini e macchine stracariche di donne e bimbi che vanno a festeggiare le coppie dei novelli sposi.
 
   

Sabato 18 aprile 2009 Mut, Oasi di Dakhla – Egitto

Image  La delusione del Cocomero Africano
Il gran caldo mi spinge a comprare un cocomero ma il risultato è avvilente, una zucca acerba e insapore tutta seme e niente zucchero, il cocomero africano è una grande delusione. Qui si chiama Battikh ed è un frutto insulso e gommoso.
  
   

Venerd?¨ 17 aprile 2009 Mut, Oasi di Dakhla – Egitto

Image  Il canale Coranico
Il venerdì è il giorno dedicato ad Allah, anche al cafè dei perdigiorno all’ora della preghiera di mezzogiorno, alla televisione si mette il canale coranico che recita le Sura, non é solo il Muezzin a richiamare i precetti islamici , in ogni luogo ci sono continuamente situazioni ed azioni che richiamano ad Allah e agli insegnamenti di Maometto, come quando in serata nel pieno del lavoro con tutta la fila della gente che è lì in attesa del fitir, Mustafa sospende tutto, prende il tappeto riposto in un angolo, fa le abluzioni nel lavandino, poi stende il tappeto sulla via e rivolto alla Mecca si mette a pregare.