I vantaggi del “benessere” e il lato oscuro della cosa
Si sale nella parte moderna per noleggiare una macchina con cui visitare il nord del paese per i prossimi giorni e poi raggiungere Petra. Tratto il prezzo e per 28 dinari giordani al giorno ci si accorda per la più economica, che verremo a ritirare in serata. Qui a differenza dell’Egitto non serve la patente internazionale. Approfittiamo di questa visita ad Amman per sistemare l’attrezzatura, perché computer e macchina fotografica hanno accusato la lunga permanenza nel Sahara. Dopo un po’ di giri a vuoto decidiamo di andare nella zona dei grandi centri commerciali, con un taxi attraversiamo una zona di albergoni,ville di lusso e grandi ristoranti, tutti addobbati con le bandiere del Manchester del Barcellona per la finale di Champion League, che qui è un vero e proprio avvenimento. Ci vuole una mezz’ora per arrivare nella zona del grande centro commerciale, è una struttura enorme, un grande palazzo acciaio e cristallo, nei parcheggi decine e decine di macchine di lusso, odio questi posti ma alla fine per trovare quello che cerco qui è il posto più indicato. All’ingresso ci controllano come fosse una dogana, poi si entra dentro avvolti in un lusso esagerato, cinque o sei piani di negozi luccicanti, dove sono tutti vestiti all’occidentale, ci sarebbero anche gli zaini belli, ma è meglio concentrarsi sulle cose indispensabili per fare le foto e scrivere, comunque la vista di tutta questa merce è destabilizzante, come tutta questa gente frenetica e leccata che odora di plastica. Arriviamo nella zona ristorazione e senza proferire suono ci si trova in un ristorante italiano in fila per un piatto di penne. A pancia piena ci si orienta meglio e troviamo la zona “elettronica” dove si compra un nuovo pc, è una spesa considerevole ma necessaria, è un bell’oggetto con tanta memoria e la telecamera incorporata, cosa importante per farsi vedere a casa. Con l’oggetto nuovo lasciamo questo emporio di tecnologia, fra microcomputer, telefonini tuttofare, è un delirio senza odore questo posto, ma ha un suo fascino anche se ingannevole e diabolico e nonostante la voglia di andersene sia il desiderio maggiore, non rimango indifferente al potere ipnotico delle fantastiche immagini virtuali che scorrono sui grandi schermi al plasma che sembrano chiamarti per attirarti, per catturarti come il circo di mangiafuoco. Sulla via del ritorno troviamo Amman sempre più imbandierata di stendardi Angli e Catalani, fra ambasciate, consolati e concessionarie di auto di lusso, fra cui una con una ventina di Lamborghini. Ritiro la macchina e scopro che l’utilitaria è una mitsubishi lancer, una berlinona con il cambio automatico, i documenti sono una specie di carta di credito, la macchina la consegneremo ad Aqaba. I tornantini di Amman sono divertenti, peccato che io e il cambio automatico non si vada d’accordo e con un paio di frizionate con il pedale del freno ho rischiato in due minuti di stampare Serena nel parabrezza e di farmi tamponare.
L’eccitazione da Champion League mi ha contagiato e ho la voglia di vedere la finale fra Barcellona e Manchester che si gioca a Roma, al fondouk la partita non si può vedere perché è trasmessa solo dalle televisioni a pagamento, quindi usciamo in cerca di un locale dove si possa vedere la partita. Amman è deserta, sono tutti davanti alla televisione, potenza della televisione e ancora di più della play station, ma vedere la partita si rivela impresa ardua, nei locali dove la trasmettono i posti sono prenotati e ci sono i buttafuori che non fanno entrare, è tutto super organizzato, grandi schermi, bandiere, ma la partita non si vede, eppure il posto ci sarebbe e gli spettatori sembrano più interessati a shishare che alla finale, ma a quanto pare hanno pagato per stare comodi e ostentare il loro privilegio isolati dalla plebe. Lampante si rivela il lato oscuro del lusso e del benessere, l’altra faccia della medaglia, efficienza, freddezza, rigidità, classismo, e mi viene spontaneo il confronto con Mut, dove mi sono trovato a vedere la semifinale fra Barcellona e Chelsea nel classico cafè all’aperto delle oasi egiziane, da una televisione sgarrupata messa sulla via, dove ti potevi mettere a sedere o guardare la partita in piedi, senza che nessuno ti chiedesse qualcosa o ti mandasse via. Quando ormai scoglionato sto scendendo verso la città vecchia, provo ad entrare in un locale e qui un gruppo di ragazzi ci ospita al loro tavolo, mi rendo conto che siamo molto più diversi qui che nei cafè delle oasi, sono mediamente tutti figli di papà vestiti da milano da bere, sembra di esse’ da Giannino d’agosto, culi e puppe al vento e bevande alcoliche, però la partita si vede bene con megaschermo e dolby surround che senti anche il suono del pallone. Siamo ospiti di un tavolo multietnico, c’è un greco con una faccia da Pomontinco che come me tifa per il Barcellona “una faccia una razza”, un ucraino, un lettone, un anglo-giordano e un giapponese che parteggiano per i britannici, anche se dicono che sono per lo spettacolo; i più giovani sono qui per studiare, gli altri lavorano, è una compagnia divertente anche se ci sentiamo molto più “diversi”qui che nei villaggi delle oasi, Messi segna e regala ai catalani il trofeo facendo saltare per i tavoli un gruppo di studentesse spagnole. Finita la partita il locale si svuota e noi riscendiamo verso il fonduk, dopo questa giornata di “modernità occidentale”, domani si parte alla scoperta dei luoghi biblici.