Image

Image

Image

Image

Image

Image

Image

Image

Image

Image

Image

Image

Image

Image

Image

Image

 

Vado da Segagnana e mi accorgo che quella che credevo una stalla dentro il cortile della Kasbah è in realtà una casa, in pratica ieri gli ho cacato davanti all’uscio, ma dai saluti amichevoli la cosa non sembra essere così grave.
Youssef ha le chiavi della Kasbah, apre il grande lucchetto del portone e entriamo all’interno delle grandi mura. Questo è il granaio collettivo più grande e antico della valle, si sviluppa su quattro piani più il tetto, i primi due sono tutti anneriti da secoli di fuoco, nel terzo e nel quarto ci sono ancora i resti delle pannocchie. I piani sono messi in comunicazione da ripide scale scavate nei tronchi, attraverso strette botole. Le stanze sono areate da strette feritoie e la luce che ci filtra rende tutto più misterioso e affascinante. Arriviamo sul tetto a terrazza, nell’osservare le numerose fortezze sparse nella valle si respira il passato guerriero di queste terre. Oggi andiamo a Taghia, piccolo villaggio rimasto praticamente sconosciuto fino ai primi anni settanta. Entriamo nella valle sopra Augoudim da una mulattiera che fiancheggia il lato sinistro del fiume, dopo un paio di chilometri incontriamo un villaggio fra i mandorli fioriti, poi una stretta mulattiera scavata nella roccia a sinistra del fiume ci porta fino ad un bivio dove c’è un microscopico duuar con un grande granaio. Vi abita una grande famiglia con un gregge di capre e pecore, il capofamiglia è un personaggio carismatico, è un anziano con turbante, un bastone e un elegante impermeabile bianco, parla solo un dialetto berbero, ma mi fa capire chiaramente che a destra si va per Taghia e a sinistra verso le vette innevate lungo la pista che porta alle gole del Todra e poi alle grandi oasi del sud. Scendiamo per un sentiero a tornanti e guadiamo il fiume e iniziamo a camminare in uno stretto sentiero disegnato dentro la roccia, sotto di noi pozze e cascatelle. Dopo un po’ il percorso cammina a fondovalle, camminiamo saltellando a destra e sinistra del corso d’acqua, sopra di noi ci sono tante grotte da sempre usate dalla popolazione della valle come rifugio durante le guerre, in alto chiude l’orizzonte il maestoso altopiano innevato dell’Aroudan. Incontriamo una campagna coltivata, c’è una casa isolata con pannello solare e parabola che qui fa proprio strano, lasciamo la valle principale e entriamo a sinistra dentro una stretta e alta gola che ricorda il Siq di Petra, la famosa città dei Nabatei che ho visitato qualche anno fa. Le pareti sono alte e dritte e non fanno entrare il sole, il sentiero cammina stretto fra grandi lecci che sbucano dalla roccia, sale alto sul fiume e poi scende in fondo alla gola sferzata da un vento gelido. Nel torrente ci sono degli uccellini gialli e neri che alternano pause a brevi voli frenetici. Appena si allarga la gola iniziano i primi campi di grano e poi davanti a noi si apre un paesaggio magico: la valle si allarga verde e rigogliosa e tutto intorno grandi montagne dominate dalla guglia del Timghazine (mt 3155). È difficile dare una dimensione a questo paesaggio maestoso e armonico, il silenzio domina tutto, si ha la sensazione di essere le prime persone che entrano in questa valle. A fianco del fiume c’è un campo di calcio con quattro grossi sassi che delimitano le porte,sembra un campo di calcetto per dinosauri poi cominciamo a vedere case e persone. Un gruppo di ragazzini in groppa ai muli sta salendo a zig-zag sopra a un pendio ripidissimo che non si capisce dove porta. Ci affacciamo alla prima gola dove c’è un laghetto artificiale alimentato da una sorgente che serve per irrigare i campi e poi saliamo su una collina di terra rossa friabile lungo un sentierino da capre. Il posto è bellissimo ma non abbiamo tanto tempo, andiamo a vedere la sorgente principale e facciamo un giretto in paese,stanno ampliando il piccolo gite ,Tanghia negli ultimi anni è diventata famosa per l’arrampicata le sue pareti rosate che salgano verticalmente verso il cielo sono una delle mete più ambite per i climber di tutto il mondo e il villaggio si sta preparando ad accoglierli è un bel turismo speriamo che non venga mai in mente a nessuno di fare una strada carrozzabile fino a qui . Iniziamo a rientrare con il sole che qui è già tramontato , mi colpisce una ragazza che si sistema i capelli mentre attraversa il torrente saltando fra i sassi. Facciamo lo stesso percorso all’inverso molto velocemente sul finire della valle incontriamo Tony uno dei tre bergamaschi che sono venuti qui a scalare, percorriamo l’ultimo tratto della valle assieme e poi torniamo alla base attraversando il souk già animato in vista del grande mercato settimanale di domani. Quello che sembrava un villaggio fantasma si sta trasformando in una grande camerata di venditori.