sentiero fra i lecci

case

Image

cicogna

tartaruga

caverna

torrente salato

Oum er Rbia

cascata

Ouiouane

Sveglia alle cinque, si carica e si parte, dopo mezz’ora siamo già in marcia su un bel sentiero fra lecci e speroni di calcare, è un paesaggio che ricorda la Sardegna dalle parti del Supramonte. Ogni tanto si incontra una radura seminata a grano e Tambone trebbia, uscendo dalle macchia il sentiero è delimitato da muretti di sassi bianchi per difendere il grano dai muli di passaggio.
Incontriamo un gruppetto di case e stalle con il tetto spiovente, è una campagna ricca e ci sono tante mucche, un uomo gentile, incredulo ma divertito dall’averci visto sbucare dalla macchia, mi indica una scorciatoia fra i campi di grano. C’è ricchezza d’acqua e in un fossetto prima del paesino a fondo valle vediamo un po’ di tartarughe, il paese è piccolissimo la moschea bianca da lontano lo faceva sembrare più grande, è un nucleo di una decina di case in pietra con i tetti spioventi di tavole di cedro, la cosa più bella sono i nidi delle cicogne da cui fanno capolino i cicognini appena nati. Madama denti d’argento, una berberona dal sorriso metallico, ci mette sulla giusta via, sempre lungo il oued fino a trovare le cascate. Si cammina fra i campi di grano, nel fiume che in realtà è un fossetto di acqua salata dove si formano delle piccole anse ci sono tante tartarughe, comincia a fare caldo quando arriviamo in una gola rossa dove ci sono delle grandi grotte, è arido ma dalla forma delle grotte si capisce che c’è acqua nel sottosuolo. Arriviamo su, sopra una gola stretta, sotto di noi il salto, è strano perché il fossettino salato nel giro di cinquanta metri diventa un torrente impetuoso e ricco di rapide, sono le sorgenti dell’Oum er Rbia il fiume più lungo del Marocco. Scendiamo per visitarle da vicino, Tambone è incazzatissimo per essere finito fra i sassi dopo aver visto (e assaggiato) tutto quel grano, salta il fosso stile cavallo di zorro e si schianta sulle lisce, per fortuna, a parte il teatrino, tutto bene, parcheggiamo il fava e facciamo il giro delle cascate.
Il posto è bello ma turistico, ci sono tanti ristorantini sui lati delle rapide, in fondo alla gola arriva la strada e quando arrivano le macchine dei turisti c’è una nuvola di persone che si contende i clienti, ci sono tanti turisti europei ma sono numerosi anche i marocchini delle città. Tutto il paese in pratica vive sull’attrattiva delle cascate. Facciamo una pausa pranzo e poi si riparte. La strada sale dal lato opposto al fiume in direzione nord, è una strada asfaltata circondata da campi di grano e ogni tanto qualche casa isolata con il tetto a capanna, il sole è gia tramontato quando arriviamo a Ouiouane, un altopiano con una piccola Moschea isolata fra i campi e poi qualche casa, ce n’è una con le mura bianche, le persiane verdi e il tetto a capanna coperto a marsigliesi che la fanno assomigliare a una tipica casa Elbana, tra nostalgia di casa e la poca voglia di montare la tenda come da programma mi ritrovo ospite della casa bianca e Tambone rimedia una stalla di lusso con paglia e fieno. Il portone verde si apre su un’aia pulitissima dove fa gli onori di casa un austero signore alto e bianco di vestito, ha un nome impossibile e dirige le tre donne di casa come schiave, ci portano degli sgabellini di legno e un bollitore di acqua calda per lavarsi, poi seguendo la rigida regia del capo veniamo accompagnati nella sala per una merenda con pane burro e the, la serata si chiude con un abbondante tajine.