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Il giro Isola
Ci siamo, l’ultimo giro l’ho fatto la terza settimana di settembre duemilasette, il primo di quest’anno lo sto facendo a fine giugno. Rispetto al solito sono in ritardo di un mese, ma tutto sommato non c’è una gran differenza. Apparentemente è tutto uguale a sempre, il solito sonno, le cose da preparare all’ultimo momento, Cinghio e la roba da caricare sotto la tettoia. In realtà questo giro, pur essendo un incidente di percorso, è la cosa più bella che si possa fare all’Elba in questo periodo e poi sono contento perché finalmente Serena potrà conoscere direttamente le meraviglie della Costa Elbana, dopo sei mesi di racconti. Andiamo alla Foce dove ci stanno aspettando i quattro compagni d’avventura, carichiamo i bagagli e poi all’Iselba, si portano i kayak sulla spiaggia e si mettono i bagagli a bordo, poi rituale caffè e doppia pasta da Bettina e via. La giornata è bellissima e bastano poche pagaiate per far svanire tutta la negatività accumulata nelle ultime settimane. L’ultimo giro a settembre l’avevo vissuto come un saluto all’Isola, un po’ come tutte le escursioni fatte alla fine della stagione, ora lo stato d’animo è completamente diverso, sto meglio, mi sento molto più leggero, ormai tutte le decisioni da prendere sono state prese, c’è stato sì ultimamente qualche piccolo intoppo ma tutto scorre sui binari scelti. Porto Caccamo, L’Ischia, La Rota, il kayak s’incunea sicuro fra le rocce e la pagaia le sfiora senza toccarle, mi sento bene, finalmente a casa. L’acqua della baia di Fonza da quanto è trasparente sembra una lastra di vetro che si apre e si chiude morbida fasciando le forme slanciate degli scafi, non ci sono barche e nel silenzio ci si gode a pieno la luminostà dei chiari bassifondali sabbiosi. Poi Lo Scalo, La Punta del Priolo, i graniti bianchi del Longio e la spiaggia di ghiaioni sferici dove sfocia il fosso della Valle dei Re che è eccezionalmente verde per le tante piogge di giugno, e poi Punta a le Mete, promontorio gotico scolpito dalle onde del mare arrabbiato dell’inverno. Sono tutti contenti, sorrisi larghi e occhi scintillanti, è sempre così, si lascia la spiaggia turistica coi suoi orpelli inutili e quando non la vedi più, sulla pelle cominciano a miscelarsi li umori di sudore e di sale, l’Isola si presenta. L’Elba la sua procace bellezza non la mostra al primo arrivato, Lei ti vole nudo senza filtri ne trucchi, ti osserva e se superi l’esame allora ti si mostra, a testa alta, fiera e selvatica, con gli occhi larghi e la bocca sensuale, nuda, soda, elastica e scalza, come la donna ideale.
La Cala al Fico, la Buca dell’acqua e le Coralline, poi ci si ferma a Penco a fare il bagno.
È pieno di lampate, l’Isolani  o so diventati tutt’onsieme ambientalisti o si so infinochiti e si fanno li spaghetti col sugo pronto del sosti?
E’ bellissimo anche perché  non c’è nessuno, e in effetti per essere fine giugno di gente ce n’è poca, ma quelli che mancano sono gli Elbani, quelli che la domenica  facevano le cacciucate al mare, arivando coi guzzi e lance di legno, o anche quelle di plastica del canterino, anche il mare come le cave e i campi è orfano della sua gente, gente che s’è drogata di turismo e ora che è arivata la crisi se ne sta sull’usci di bar e ristoranti ad aspetta’ chi un‘ariva.
Laconella e la spiaggia della Contessa,  due anni fa era una delle mie camere preferite, facciamo una sosta a Lacona per fare la spesa e poi risaliamo Capo Stella, con le sue rocce vulcaniche verdi e rosse, qui incontriamo la prima grande colonia di gabbiano Reale, si passa fra speroni di rocce tufacee e scuri serpentini verdastri osservati da gabbiani e marangoni, ogni tanto saltano in superficie branchi argentati di pesciolini in fuga, Margitore, gli Aquarilli dove incontro il Tirelli che mi guarda con gli occhi sgranati da dentro la maschera da sub come se fossi uno spettro “ e te che ci fai qui !? non eri in Africa ?” poi Cala Norsi, il Felciaio, e doppiato il lido di Capoliveri si risale la costa Occidentale della penisola Capoliverese, Zuccale, Barabarca, la Madonna delle Grazie, Peducelli ….. fra fondali belli e una costa con troppi appartamenti. Doppiate le Isole Gemini la costa ritorna selvaggia, scogliere scure che incutono rispetto e mare blu cobalto, il sole sta ponendo sulla Corsica e i colori diventano caldi e cangianti, il cielo s’infuoca e il mare si dora e poi, dopo aver inghiottito il sole diventa viola, doppiamo la mitica Punta Calamita. Atterriamo in fondo allo Spiaggione bianco, è stata una tappa lunga ma ne valeva la pena, la spiaggia è bellissima e profonda  fiorita di pancrazi di mare e papaveri gialli e circondata dai terrazzamenti delle miniere ormai chiuse da ventisette anni. Si montano le tende mentre le stelle cominciano ad accendersi, poi si mangia intorno al fuoco, il cielo è illuminato da infinite stelle con la Via Lattea che scende dritta e larga verso Roma, come i tanti aeroplani che per scendere a Fiummicino ci passano sopra. E’ questa la differenza principale tra il cielo dell’Atlas e quello di casa, la presenza massiccia di aerei e satelliti. Con la pelle salata mi addormento felice.