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"Na razza inteligente e tremenda" La nostra permanenza a Kerkennah sta per finire, lunedì mattina si riprende il traghetto, è stato un periodo lungo e statico, perlomeno rispetto al resto del viaggio, ma pieno di emozioni e continui riferimenti all’Elba e al suo arcipelago. Mi sono sentito accolto dalla gente di Kerkennah e parte di questa comunità insulare, mi immalinconisco a salutare volti e voci che stanno diventando familiari e con loro le tante storie di queste isole, storie che raccontano di navi cristiane incagliate negli insidiosi bassi fondali di questo mare, di marinai tratti in salvo dai Corsari locali accolti come fratelli e invitati a iniziare una nuova vita come pirati di barberia. Mi sono sentito coinvolto e parte in causa dei tanti problemi che poi sono i soliti delle Isole: carenza idrica, edilizia selvaggia, abbandono dell’agricoltura, fuga di cervelli, un senso di sconfitta mal celato che aleggia nell’aria. La realtà è che i bassofondali sabbiosi che per secoli hanno protetto Kerkennah nel suo limbo anarchico, non ce la fanno più a difendere le isole piatte dall’attacco del consumismo, il modello imperante non si insabbia sulle secche e il privilegio della propria autonomia diventa un limite. Lo conosco bene questo senso di frustrazione, è nella genetica di ogni isolano che subisce quella che io chiamo la parabola delle piccole Isole, in origine belle libere e povere che poi si trasformano, rimangono sempre piccole ma diventano meno belle un po’ più ricche e molto meno libere. Sono sempre più convinto che la forza di reagire le isole, soprattutto le piccole isole, la debbono trovare nella loro unione, perché come diceva Aristide “l’isolani so na razza inteligente e tremenda” il problema è che so’ sparpagliati e divisi (isolati) sono convinto che l’unione degli insulari può far nascere qualcosa di veramente importante per gli Isolani in primis e poi anche per il mondo tutto. Qui a El Attaya trovo terreno fertile quando parlo di queste cose anche se si parla una lingua tutta nostra fatta di parole italiane, francesi, arabe, gesti e disegni nella sabbia, ci si intende alla grande. Sarebbe proprio bello realizzare concretamente un gemellaggio fra l’Elba e Kerkennah e niente meglio di una visita scambio fra bimbi delle due isole lo potrebbe sancire, è complicato ma si può fare. Con Samir e “Kunta Kinte”(il preside della scuola di El Attaya) su Kerkennah ho un riferimento eccellente per “Base Elba” dieci giorni a Kerkennah ospiti delle famiglie dei loro coetanei con tre giorni in feluca bivaccando con le tende sugli isolotti, Samir referente per le escursioni ed il preside per organizzare la logistica con la scuola e le famiglie. Ora viene la parte più difficile quella operativa l’importante sarà non arrendersi davanti alle tante difficoltà. In serata vado a salutare Ali Baba domattina parte per Sousse dove lavora come veterinario, ancora qualche anno poi ritornerà definitivamente sull’isola natia. Mi racconta anche del suo soggiorno di quattro mesi a La Galite per studiare le capre isolane per conto del governo, di quanta pace e quanto tempo per pensare aveva e nonostante i tanti aspetti belli, di quanto gli pesasse quell’isolamento così prolungato, a differenza del guardiano dell’isola che lì viveva sereno e non aveva altro desiderio se non quello di restare lì senza dover rendere conto a nessuno. Ci salutiamo con l’intento di rimanere in contatto e rientriamo camminando lungo gli ormai familiari vicoli sabbiosi. |
© 2024 Elba e Umberto
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