Image  Il palazzo della spazzatura
Questa mattina è quasi tutto chiuso, è venerdì il giorno sacro dell’islam, gli uffici pubblici riapriranno lunedì quindi per il visto bisogna solo aspettare. Mi sembra che qui in Egitto la festività sia più osservata rispetto ai paesi magrebini che abbiamo visitato. Joe l’egizio-americano ci accoglie con il suo sorriso a trentaquattro pollici, cerca di convincerci a rimanere nel suo albergo, ma voglio cercare un appartamento. Davanti alla moschea c’è una gran folla e anche tanti militari armati, gli altoparlanti diffondono per la via la predica accalorata dell’imam. Negli sguardi della gente che si avvicina al luogo di preghiera si vede forte l’indottrinamento coranico, c’è un’atmosfera strana che sa di fanatismo, accentuata dal fatto che le poche donne che si vedono passare, spesso sono completamente velate di nero, addirittura alcune hanno il velo anche sopra gli occhi. La città è grande, sul lungo mare ci sono decine e decine di palazzi vuoti, sono strutture turistiche, giriamo un po’ alla ricerca di un appartamento. Le differenze con la Libia sono enormi, tra i paesi che abbiamo visto quello più simile all’Egitto è sicuramente il Marocco, anche qui ci sono tanti carretti trainati dai ciuchi che si muovono per le vie del paese. Uno dei servizi fatti con gli asini è quello del trasporto dell’acqua, si vedono passare continuamente dei carretti con sopra una botte che portano l’acqua alle case e alle varie attività compreso il lavaggio auto che in pratica consiste in due bidoni d’acqua sull’angolo della strada, un bidone di sapone e un po’ di cenci. Anche qui è un continuo costruire lungo la costa, ma non ci sono i cantieri futuristici di Tripoli, la sabbia viene caricata dalla spiaggia con la pala sui soliti carretti trainati dagli asini. Un’altra caratteristica è che ci sono tantissimi militari, ci sono caserme dappertutto, a ogni angolo di strada e davanti a ogni edificio pubblico o turistico ci sono sempre un paio di militari e poi c’è tanta spazzatura soprattutto la plastica che vola ovunque. Il lungomare si affaccia su una bella spiaggia bianca e il mare è turchese. Ci spostiamo verso ovest alla ricerca di un alloggio, ma troviamo solo strutture chiuse, entriamo in un palazzo, un misto di puzzo di piscio e spazzatura ci da il benvenuto, come inizio non è un granché. C’è un ragazzo alla portineria e iniziamo una trattativa, si parte da centocinquanta pound al giorno, uno sproposito rispetto ai trenta a notte dell’albergo di Joe, nel frattempo arriva quello che sembra essere il boss, è un tipo strano con la faccia mefistofelica, espressione da trafficone e look da cameriere vesuviano in libera uscita. Inizia un giro di appartamenti, ne vediamo svariati, alla fine scegliamo proprio il palazzo della spazzatura, ci piazziamo al quinto piano, l’appartamento è spazioso e panoramico, c’è l’energia elettrica e l’acqua calda, anche il prezzo è buono e rispetto alla rampa di scale che è una vera e propria discarica non è nemmeno troppo sporco. L’obbiettivo di giornata è raggiunto, andiamo a prendere i bagagli da Joe che comunque si dimostra persona estremamente gentile e ricca di consigli e poi pesce alla griglia e internet.