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Le navi nel deserto Sveglia nel silenzio del lago Timsah, un grande catamarano e una barca a vela con un lungo albero a tre crocette escono dal porto di Ismailia in direzione Suez, dopo poco tre grandi navi risalgono il canale verso Port Said. Nel lago ci sono già tanti pescatori a lavoro, si spostano a remi o a vela sfruttando il vento teso del lago con delle piccole vele improvvisate fatte cucendo insieme sacchi di plastica. È una zona ricchissima di uccelli, tantissime upupa e tanti uccelli marini sempre intenti a pescare e a catturare gli scarti dei pescatori e dei tanti pesciaioli che vendono lungo la via, il lago è ricco di tante piccole isolette verdeggianti e nelle zone più calme si formano delle vere e proprie praterie di erbe marine. Ci spostiamo verso nord fiancheggiando un canale secondario dove ogni centinaio di metri ci sono delle chiuse comandate da dei timoni a mano, probabilmente risalenti al periodo coloniale come le tante ville che fiancheggiano questo canale. Ismailia, nata come Suez e Port Said insieme al canale, è ricca di verde, ci sono tanti parchi con prati e grandi alberi. Dopo un paio d’ore si arriva al canale dove ci sono i traghetti che attraversano continuamente collegando la sponda africana con quella asiatica. Le navi risalgono continuamente il canale a piccoli convogli di tre alla volta, ma questo piccolo scalo è uno dei pochi punti accessibili del canale il resto, perlomeno in questo tratto, è tutto interdetto da basi militari. Sulla via del ritorno veniamo invitati da una famiglia di Ismailia a prendere un the con loro in uno dei grandi parchi, è una famiglia numerosa e allegra c’ha invitato il capofamiglia che ci presenta la moglie i figli, un fratello, un paio di sorelle e relativi consorti e figli, ci godiamo questa atmosfera familiare rilassata mangiandoci anche un paio di dolcini boni e poi si rientra verso il lago. |
© 2024 Elba e Umberto
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