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Port Said
Arriviamo alla stazione precisi per prendere il bus, sbaglio la fila mi metto in coda con le donne, mi brontolano e mi devo spostare. La strada è un veloce rettilineo che fiancheggia il canale circondata da un terreno nero di limo, da qualche laghetto salmastro e da campi verdi e frutteti rigogliosi. In un’ora siamo alla dogana per entrare sull’isola che è stata creata con i detriti dello scavo del canale depositati nel lago Manzala, su cui  si estende Port Said, è una formalità necessaria perché la città è porto franco, ma è solo una formalità. Port Said è una grande città con palazzi e strade piene di traffico e nessuna traccia evidente dei bombardameni subiti durante la guerra con Israele, è ricca di banche e sedi di compagnie marittime. L’ingresso del canale dal Mediterraneo è delimitato da due strutture in muratura, in questo momento è chiuso in direzione Suez, i bastimenti man mano che arrivano vengono parcheggiati dalle pilotine a delle grosse boe lungo l’ingresso del canale e formano delle carovane di navi, in questo momento ce ne sono quattro in fila. Solo la prima zona del canale è visitabile poi inizia la zona militare e la zona dei cantieri che è interdetta. Dall’altro lato del canale si sviluppa il quartiere di Port Fuad che è praticamente il proseguo di Port Said collegato da dei piccoli traghetti gratuiti che fanno continuamente la spola, ne prendiamo uno anche perché è il posto migliore per fare le foto alle navi. Tornati a Port Said si fa un giro tra il porto e le strette vie di impostazione coloniale e poi passando dal porto peschereccio si arriva sulla costa mediterranea che si sviluppa con una lunga spiaggia piena di grandi conchiglie con l’orizzonte punteggiato di navi a rada. Ritorniamo alla blindatissima stazione dei pullman per rientrare a Ismailia, dalla corriera si vedono i convogli provenienti da Suez che stanno risalendo il canale, è un’immagine suggestiva con le grandi navi che scorrono da dietro l’argine che sembrano arare il terreno passando davanti a palme, granai e alle mucche al pascolo che ignorano il passaggio continuo delle gigantesche porta container. In serata ci fermiamo a vedere due pescatori che dalle rive del lago Timsah, con grande fatica stanno salpando una grande sciapica, è una rete molto grande e fanno una fatica disumana e alla fine non raccolgono praticamente niente. Sotto una grande stellata rientriamo alla base, domani inshallah si entra nella penisola del Sinai.