Image

Image

 

L’intervista
Abbas si è incuriosito al viaggio e soprattutto al progetto di “Base Elba” e  stamani ha fissato un intervista per un giornale egiziano. La giornalista si chiama Haether è una ragazza “aristofrick”  fresca di università, anche lei è interessata soprattutto a “Base Elba”, purtroppo quando voglio approfondire le cose viene fuori il grande limite di non sapere le lingue, cercare di spiegare idee e progetti è difficile, anche perché questo è un mondo con una velocità europea di comunicazione che è fatta di parole e scritture; gli sguardi, il gesticolare, i disegni, i suoni onomatopeici, perdono di importanza e di efficacia. Siamo tornati nel sistema dove tutti hanno la cosiddetta agenda e ogni situazione si sviluppa in un tempo prefissato perché gli impegni sono tanti e poi tutti parlano inglese. Per fortuna  le traduzioni di alcune parti del sito di elbaeumberto in arabo mi sono di grande aiuto, comunque qualcosa viene fuori e all’improviso tutti vogliono parlare con noi incuriositi dal viaggio e dal progetto per unire i bimbi del mondo. Questo è un altro Egitto rispetto a quello conosciuto finora, entusiasta e propositivo, è un’élite culturale che ti cattura con il fascino della libertà e la propensione alla curiosità e alla contaminazione culturale, sono contento  e anche un po’ frastornato di tutto questo interesse, ma ho anche l’impressione che questo sia un mondo che si  autoalimenta specchiandosi su se stesso, dimendicandosi di quello che c’è intorno. È comunque un ambiente molto stimolante e tendenzialmente ateo, che cerca di darsi da fare portando avanti progetti legati all’arte, all’istruzione e alla libertà di informazione, sempre però senza turbare troppo il potere. Di sicuro c’è che l’apertura mentale è di solito proporzionata alla distanza dalla religione.