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i cacciatori di turisti e il sudario del pargolo Si lascia Bawiti, aspettiamo il pullman per andare all’oasi di Farafra in compagnia di una giovane coppia con un neonato tutto vestito di felpa e imbacuccato in una coperta di pile e infilato dentro un cesto di plastica imbottito. La creatura piange per essere liberata, finalmente quando la mamma, che sarà un ragazzina di sedici anni tutta velata e con i guanti neri a coprire le mani nel più rigoroso rispetto delle leggi islamiche, la libera viene fuori una bambina di poche settimane mezza di sudore. Il pullman è atteso tra le undici e mezzo e mezzogiorno e mezzo, verso mezzogiorno cominciano ad arrivare diverse persone, tutti ragazzi piuttosto giovani che si mettono insieme a noi sotto la pensilina. Il pullman arriva e i nostri compagni d’attesa svelano la loro identità, sono tutte zecche venute ad accaparrarsi ed a contendersi i pochi turisti, due, che scendono dal pullman, sembrano pirana sulla preda e si allontanano seguendoli come uno sciame d’api. Appena fuori Bawiti è subito deserto, ripassiamo nella zona della Valle delle Mummie Dorate e dopo pochi chilometri inizia il Deserto Nero con le tante montagnole scure che sembrano coni di vulcano, il paesaggio va avanti così per una trentina di chilometri, poi diventa monotono. Dopo un’oretta e mezzo di viaggio si cominciano a vedere affioramenti di gesso, poi si scende in una depressione dove inizia il Deserto Bianco con le sue surreali forme create dall’erosione. Sfruttiamo questo trasferimento per cercare di capire le zone più belle da visitare nei prossimi giorni. Fa un gran caldo ma nonostante questo i pochi passeggeri del pullman sono abbondantemente vestiti, dalle donne al solito tutte coperte e velate, a un signore anziano con pantaloni e camicione di lana, cappello di lana calato sugli occhi, turbante e sciarpa, ha trasformato i due sedili in un giaciglio e sta dormendo in attesa dell’arrivo. Il bus ferma al distributore di Farafra, c’è un gran caldo e la luce è veramente accecante, si cammina alla via del centro dove in fondo all’incrocio c’è un poliziotto della polizia turistica che ci sta attendendo avendone avuta segnalazione dai colleghi dei posti di blocco lungo la via, è gentile e si limita ad accompagnarci al fonduk del paese. Verso le cinque si esce per dare un’occhiata ai primi cumuli bianchi a ridosso del paese e per godersi una gigantesca luna piena che sorge dal deserto bianco.
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