Che fortuna avere un forno È quasi l’alba quando vado a letto, tempo brutto e fa freddo il panaio si è addormentato appoggiato al forno mentre i barboni sui marciapiedi aggomitolati sotto le coperte sono così rannicchiati che sembrano svaniti. Alla moschea c’è gente che prega, ma le litanie mattutine sono disperse dal vento teso che arriva da nord e ha fatto montare una mareggiata. La guerra è diventata uno spettacolo televisivo e arrivano immagini sempre più raccapriccianti, vorrei andare nella striscia per capire ma è molto complicato. |
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AuthorUmberto
Discorso alla nazione Il presidente Mubarak dalla televisione parla alla nazione, sembra un documentario dell’istituto luce sul fascismo, invece è una diretta, il tono è autoritario e protettivo, direi ben recitato. Cosa dice non lo capisco ma lo intuisco e a internet ne trovo conferma. Guardandomi intorno vedo che la maggior parte della gente è troppo occupata ad arrivare in fondo alla giornata per pensare ai disgraziati di Gaza, ma in tanti schiumano rabbia contro Israele, l’America, l’Europa e le posizioni “moderate” di Mubarak non piacciono, però ci si lamenta in silenzio, del resto è comprensibile ogni dieci persone c’è un poliziotto. |
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Analisi Piove e fa freddo, la religione cavalca l’ingiustizia e la vergogna di questo mondo ipocrita che sta collassando su se stesso. La finzione planetaria disgusta e non da speranza e la gente si affida ad Allah. |
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Se fossi Arabo mi guarderei in cagnesco Tempo bello, la gente è arrabbiata e cova rancore, si sta preparando un massacro e sembra che sia cosa normale, le televisioni trasmettono notizie e immagini di morte, non capisco niente di arabo, ma la televisione di stato è molto studioaperto, al Jazera va in diretta ventiquattrore su ventiquattro e le televisioni religiose spingono alla mobilitazione di massa. Non è piacevole sentirsi respirare nemico, ma se fossi arabo mi guarderei in cagnesco, forse peggio. |
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Ormai è guerra Ormai è guerra, si sapeva che Israele smaniava, è la cronaca di una morte sono schifato dall’indifferenza dell’Europa. |
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Il viaggio statico Le prediche della preghiera del venerdì sono particolarmente accalorate, anzi arrabbiate, si sente la crescente tensione legata ai fatti di Gaza, osservando la gente che esce dalla moschea la percezione della potenza della massa è forte. Mi perdo nel leggere delle varie sette islamiche e non combino granché ma il viaggio non è solo nel movimento è anche nel tempo che ti concedi per leggere e pensare. |
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Natale Egiziano Santo Natale. E’ il primo Natale in un paese islamico, è un giorno come un altro da qui ci si rende conto che i giorni senza la sovrastruttura di tradizioni e cerimonie sono tutti uguali. La giornata è grigia e fredda, tanto lontana dall’Africa dell’immaginario. Grazie a skype mi collego con la famiglia, poi scelgo un po’ di foto e continuo a scrivere qualcosa. |
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La posta di Marsa Anche stamani si va a letto quando il muezzin chiama la preghiera della mattina e ci si alza quando chiama quella del mezzo di’. Finalmente riusciamo a spedire le foto promesse agli amici conosciuti nel Rif e in Tunisia. L’ufficio postale di Marsa Matrouh è un corridoio di gente pressata dove polvere intrisa di sudore si appiccica sui muri e sui vestiti. Io sono fortunato, uno dei tanti impiegati probabilmente con la consegna di privilegiare gli straneri, mi accompagna nello sgabuzzino del direttore che fiero mi mostra il lezzo unghiolo del mignolo e poi con grande cortesia in un cinque minuti sistema tutto e con una spesa di meno di un euro spediamo una dozzina di pacchetti con lettere e foto. Continuo a scrivere e Serena prepara le selezioni delle foto da inviare alle riviste, è una vigilia di Natale tutta improntata al mettersi in pari e ripartire. |
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Piove Tutta la giornata a scrivere, fuori piove, meglio, si soffre meno a stare chiusi, internet è ancora lentissimo e non si riesce a inserire quasi niente. |
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Babbo Natale Su Skipe parlo con Sofia e Nicol che è tutta eccitata per aver visto Babbo Natale, lo ha scorto passare dalla pineta delle Piane al Canale mentre era andata a fare un’escursione dell’Isola dei Bimbi con il Viottolo, “è passato di corsa ed è sparito subito ma era proprio lui”. Ci mangiamo la ciccina calda, kebab e kofta, questi ristorantini sono molti diversi da quelli italici, sono molto piccoli, in questo ci sono solo sei tavoli ma le persone che ci lavorano sono una dozzina, ognuno fa una cosa sola e tutto si svolge sotto lo sguardo tetro del padrone, un pancione baffuto con giaccone di pelle e bozzo in fronte che sta in un angolo controllando tutto con aria cupa mentre fuma la shisha. Si suscita una grande curiosità perché gli europei non entrano in questi posti, di solito non si spostano dagli alberghi e al massimo vanno nei ristoranti da turisti dove costa tutto quattro o cinque volte di più, questo mondo a compartimenti stagni è triste e anche pericoloso. |
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© 2024 Elba e Umberto