Serena sta male Serena sta male, già ieri notte ha cominciato ad avere malessere e oggi è alla prese con febbre alta, vomito e diarrea e il gran caldo non migliora le cose. |
|
AuthorUmberto
PC bollente il caldo è tornato asfissiante, il pc è bollente, scalda talmente tanto che non riesce a lavorare. Come sempre di notte si va a internet, le notizie migliori arrivano dal calcio, la viola avanza spedita e ora gobbi sono a tiro, la connessione è lenta e saltellante e inserire testi e foto è un problema ma soprattutto non combino granché perché mi perdo nel seguire le vicende elettorali isolane su elbareport, facebook e camminando. |
|
|
L’ufficio della polizia turistica Si ritorna alla casa dei pipistrelli, lo spettacolo del rientro è notevole, peccato che non riesco a fare delle foto decenti, anche i bimbi nella città vecchia si stanno svegliando e quando ci vedono ci vengono incontro festanti, la più scatenata è la piccola Haysha che vuole farsi fotografare con il suo cucciolo di cane. dopo ci spostiamo verso la zona dell’ospedale dove dovrebbe esserci l’ufficio turistico, ormai sono quasi sei mesi che siamo in Egitto e bisogna rinnovare il permesso di soggiorno, secondo quanto letto il posto più vicino è Luxor, ma comunque, siccome in Egitto non esiste niente di fisso o definitivo e le eccezioni sono la normalità nel bene e nel male, voglio provare a sentire anche alla polizia turistica di Mut. L’ufficio è abbastanza imboscato ma lo troviamo, come sempre tutti cascano dalle nuvole, chi si alza ancora addormentato dalla branda, chi cerca il comandante, chi dice di essere il comandante …. ognuno ha una soluzione diversa ma l’unica cosa certa è che qui non si può rinnovare perché non ci sono i timbri e per espletare la pratica bisogna andare a Karga. |
|
Assssariiiaa!! Ancora un venerdì di grandi preghiere, il giorno dedicato ad Allah, oggi l’aria è così calda che si fatica anche a respirare, in serata complice un accenno di brezza la temperatura diventa accettabile. La sera del venerdì dopo una giornata di quasi totale chiusura delle attività, tutto riprende vita e anche i fratelli “Assaria” dopo il giorno di riposo, (giovedì pomeriggio e venerdì mattina) riprendono a lavorare nel loro forno con il solito ritmo frenetico, anzi se possibile ancora di più perché è questo il massimo momento di attività della settimana, nel giorno di festa in tanti vengono per prendere le fitir zuccherate da portare a casa. Di solito sono gli uomini che le vengono a prendere per la famiglia, capitano anche tante auto con tutta la famiglia, ma scendono solo i genitori a volte accompagnati dai figli maschi o dalle bimbe se piccole, mentre le donne e le ragazze aspettano sempre in macchina. Poi ci sono sempre tante persone come noi che si mangiano la frittella zuccherata, hanno una grande richiesta anche perché sono gli unici a Mut che lo fanno, perlomeno come attività. Il dolce è molto semplice si tratta di un impasto tipo pasta di pizza tirato molto fine che viene farcito con un ripieno di latte e zucchero mescolati e amalgamati tanto da sembrare crema e poi chiuso come un calzone quadrato, infine messo nel forno per un paio di minuti. È un lavoro veloce e meccanico che richiede grande velocità e maestria, i tre fratelli lavorano di squadra con grande affiatamento, dandosi il cambio con regolarità. Il primo ruolo è quello del rifornitore, che non deve mai far mancare al forno le bombole del gas, lo zucchero -quello a velo viene portato a secchi- e dei pani di pasta lievitati che vengono preparati a casa dalle donne. Per svolgere questo lavoro si muove con un biciciclo con un gran cassone anteriore che serve per portare le varie merci, mentre quando non è impegnato nei trasporti, mette lo zucchero a velo e taglia i fitir prima di consegnarli ai clienti, e di solito riscuote. Il secondo ruolo è quello del “mattarellista” che prende i pani di pasta, li stropiccia un po’ e poi li stende con il matterello per poi passarli al terzo che ha il compito più difficile e faticoso, ma anche il più spettacolare, lavora con grande abilità la pasta volandola e tirandola sottilissima, poi con il mestolo ci sparge l’impasto di latte e zucchero, lo chiude, lo mette dentro una teglia e poi lo inforna, il caldo davanti al forno è terribile e ad ogni infornata sembra che prenda fuoco, uno non può resistere tanto a quelle temperature e infatti si danno il cambio spesso. “Assaria” vuol dire veloce e viene detto continuamente, anche perché è pertinente per tutte le fasi ed è diventato anche il saluto che ci accoglie ogni volta che arriviamo “Assssariiiaa!!” oltre che un altro prezioso vocabolo nel mio scarnissimo vocabolario arabo. |
|
Il grano stentato e le volpi furtive Dopo una giornata sostanzialmente inconcludente durante la notte mi metto a scrivere, finché il canto lamentoso del muezzin mi fa guardare l’orologio del computer che mi dice che sono le quattro e un quarto. L’idea è di sdraiarsi un’oretta e poi prima dell’alba partire a piedi per il deserto, ma il sonno mi tradisce e quando mi sveglio è ormai troppo caldo per muoversi. Verso le cinque del pomeriggio si esce per fare un giro verso sud ovest fino alle prime dune che si trovano proprio ai margini dell’agglomerato, si elevano improvvise in mezzo ai campi coltivati, non sono altissime ma la scenografia è notevole, con queste montagnole di sabbia circondate da canali salmastri e campi di grano. I contadini continuano a mietere, è un lavoro lento e faticoso raccogliere questo grano che intrepido cresce fra dune e terreni salmastri, è piccolo e sofferto, le spighe sono alte mediamente una quarantina di centimetri e il lavoro viene fatto avanzando accovacciati sui piedi o in ginocchio, falciando e legando le spighe in piccoli fasci. Man mano che ci si allontana da Mut le dune prendono il sopravvento sui coltivi, al tramonto ci spostiamo verso la strada perché è sempre pericoloso camminare al buio ai margini dell’oasi, i canali e i terreni pantanosi sono sempre in agguato. Prima di ritrovare la via principale passiamo da un cimitero dove è in corso un funerale, è un cimitero nuovo con tombe grandi e ben tenute, la maggior parte sono islamiche con le sepolture orientete verso la mecca, ma sul margine nord c’è anche una zona destinata ai cristiani con le tombe orientate verso nord, che si riconoscono per le croci dipinte. Con l’oscurità a Mut si risvegliano i grandi pipistrelli che durante il giorno dormono nei ruderi della città vecchia e anche le volpi si avvicinano al centro abitato vagando furtive nella penombra in cerca di cibo. |
Mut very small Questa sosta a Mut comincia a diventare lunga, soprattutto pensando a quante cose meravigliose ci sono qui intorno, ma aggiornare il sito, scrivere e portare avanti i progetti richiede tanto tempo e questi lavori si possono fare solo quando come qui si trova la conessione internet. Ci vuole comunque costanza e disciplina anche in un viaggio senza scadenze fisse come questo e poi quando vedo quanto è già ricco l’archivio del viaggio provo una grande soddisfazione. Queste soste apparentemente insignificanti sono in realtà quelle che ti fanno capire meglio la quotidianità di una comunità. Dopo una giornata a scrivere nel tardo pomeriggio si esce per andare a vedere la posa di sole dal culmine della città vecchia, mentre si sta rientrando ci chiamano da una casa e ci invitano a prendere un the. È una casa molto povera con i pavimenti di terra, il capo famiglia ci accompagna nella stanza più bella, quella dove c’è la televisione e un paio di panche coperte da cuscini, le donne preparano il the però non si fanno vedere, la stanza si riempie di bimbi e ragazzine e come sempre diventa un festival di risate a guardare le foto e i filmati. In questa casa manca tutto quello che noi siamo abituati a pensare come normale, a cominciare dall’acqua corrente e dal gabinetto, ma al padre padrone la cosa non sembra riguardare più di tanto, se ne sta tranquillamente nella stanza della televisione a fumare e ad accumulare le cicche sul pavimento. Nonostante le nostre proteste manda via anche i bimbi che raggiungono le donne nella corte davanti all’abitazione, sembra inconcepibile ma è la normalità, in questa casa, come spesso nelle zone più povere, c’è una rassegnazione quasi compiaciuta della propria miseria, che viene vissuta come una volontà divina da accettare senza opporsi, quasi fosse un dono. Davanti alla stazione dei pullman della città vecchia c’è la microbottega di un cicciaiolo che invece di infilzare la carne negli spiedi come fanno tutti, la cuoce dentro una griglia con il manico, attrezzo che ostenta come un gran cimelio per dimostrare che lui, a differenza degli altri, ha lavorato come cuoco per gli europei a Sharm. Per far vedere alla concorrenza che si va a mangiare da lui, ci fa un prezzo stracciato, lui guadagnerà poco ma i colleghi non lo sanno e penseranno che con noi ha fatto giornata. Ci dice che ammira la grande democrazia italiana e che il problema dell’Egitto è che non è un paese democratico, in un misto di lingue e continui fraintendimenti si chiacchera del più e del meno, Mohammed (si chiamano quasi tutti così) ci tiene a dire che lui a differenza di tutti gli altri è una persona acculturata perché guarda sempre la televisione satellitare e gli piaciono tanto Berlusconi, Sarkozy e la su moglie, che in Italia c’è stato il terremoto e l’inter milan è very good e lapo elkan è finocchio …. spinto da tanta cultura chiedo quanti abitanti ha Mut, all’improvviso gelo e silenzio, poi dopo aver consultato il vicinato la risposta è “small Mut, very small Mut, Cairo 25 milion, Alessandria 15 milion, Sharm Sheik small, Karga small” …. Anche sulle tombe non imparo tanto “Le tombe sono di prima del mi nonno, sono islamiche, romane e faroiniche” però mi conferma alcune distanze: Karga dista 20 pound e Luxor 150, l’erudito cicciaiolo mi saluta con un marziale forza italia. Sulla via di casa rincontro la famiglia dei cristiani conosciuti domenica, i due fratelli stanno facendo manutenzione alla loro principale fonte di sostentamento, un vecchio camion tedesco, mentre la mamma, dopo avergli portato il convio, prepara il the e gli tiene compagnia, il camione ha mezzo secolo (e non come modo di dire) ma mi dicono che marcia ancora benissimo e i due orgogliosi fratelli non hanno nessuna intenzione di cambiarlo perlomeno per i prossimi due decenni. |
|
Cadaveri per la via Ancora una volta si fa l’alba a internet, grazie a Mohamed il ragazzo che gestisce questo internet point bello ed economico, si paga un pound e mezzo l’ora, circa venti centesimi di euro, purtroppo è molto lento e le nottate se ne vanno per inserire. Da oggi Base Elba ha il suo logo ufficiale, un altro regalo di Jader. Rientrando verso casa troviamo un po’ di cadaveri per la via, c’è stato un piccolo smottamento che ha fatto franare in strada i resti di sepolture dimenticate, in serata sono ancora lì e probabilmente ci rimarranno per un bel po’. |
|
Gli acquaioli verdefoglia In serata si va a fare una camminata verso il deserto, sui fili di una linea elettrica in mezzo ai campi vediamo una fila di acquaioli verde foglia, sono bellissimi, ancora più sgargianti dei gruccioni più comuni (Merops Apiaster) quelli che vengono tutti gli anni anche all’Elba, sono molto schivi e purtroppo non riesco a fotografarli decentemente. Finalmente è cambiata la temperatura e per la prima volta mi metto la felpa a Mut, ancora ieri sembrava una cosa impossibile. |
|
|
I Cristiani di Mut L’aurora è sempre un momento magico, mentre tutto si tinge di rosso cammino per il cimitero abbandonato alla ricerca di qualche traccia che possa farmi capire qualcosa, è un posto strano su alcune rocce ci sono cumuli di ossa umane e teschi di capra che fanno pensare a stregonerie, le teste dei capretti potrebbero essere state semplicemente buttate nel cimitero e qui non ci sarebbe niente di strano, ma la composizione “artistica” con pezzi di teschio umano e costole mi inquieta un po’. Guardando dentro le tombe vedo tanti scheletri completi, alcuni non ancora scarnificati che fanno pensare a sepolture recenti, le teste con i capelli e la pelle rinsecchita fanno un po’ impressione, ma in questo clima così secco i tempi di decomposizione sono talmente rallentati che senza informazioni è difficile anche intuire la datazione. Lasciata l’inquietante e misteriosa necropoli, ci incamminiamo nella parte abbandonata della vecchia Mut, mentre si cammina tra i ruderi il silenzio viene interrotto dallo sdridulio frenetico dei pipistrelli giganti che stanno rientrando nel loro rifugio diurno, il soffitto di una casa abbandonata; a vedere dagli accumuli di sterco è tanto che abitano il rudere, entrano da una finestra e velocemente si appendono al sottotetto a testa in giù, provo a fargli qualche foto ma è difficile perché il solaio del primo piano è crollato e anche la scala, il rumore degli scatti scatena una reazione epilettica fra i chirotteri non ancora addormentati che cominciano a volare intorno alla stanza come impazziti, ma appena mi fermo i mammiferi volanti rientrano tutti e si mettono a nanna. Dalla piccola corte di una casa una signora anziana mi chiama e ci invita ad entrare, è in compagnia di altre due donne molto più giovani, nessuna porta il velo e hanno dei vistosi e bei gioielli d’oro “noi siamo cristiani” mi dice sottovoce ma orgogliosa la donna, che si capisce che qui è il capo carismatico “vedi noi non portiamo il velo, loro sono le mogli dei miei figli e vivono qui nella mia casa” Mentre prendiamo il the escono anche i due fratelli, si chiacchera un po’ e mi spiegano che qui vivono alcune centinaia di famiglie di cristiani, ma per non dare troppo nell’occhio coltivano il loro credo in maniera defilata, anche se mi dicono che qui non ci sono problemi, cristiani e mussulmani convivono pacificamente da decine di secoli e che vicino all’ospedale c’è anche una chiesa. I due uomini fanno i camionisti e viaggiano molto, mi dicono che l’unico luogo in Egitto dove i cristiani hanno problemi con l’islam è la zona di Asyut, dove i barba sono ostili con i copti e con i turisti, ci invitano a restare fino a pranzo, ma decliniamo con la promessa di tornare, anche perché le cose che ci raccontano sono assai interessanti. Nel pomeriggio si va a comprare la frutta da uno dei personaggi più ganzi di Mut, è il fruttivendolo che ha la bottega vicino alla moschea, è sempre molto tranquillo e gentile, ma nel pomeriggio va sempre in catalessi, si annichilisce fumando la shisha e se ne sta immobile abbracciato al suo narghilè, la frutta te la scegli, te la pesi e te la paghi senza nessun problema, l’importante è avere i pound precisi perché Ismael al pomeriggio il resto non te lo farà mai. Serena prepara un aveggio di macedonia che ormai è il nostro alimento base e ce la gustiamo all’imbrunire. |
|
Il Professore di Storia Mentre si compra il formaggio da portare ad “Assaria” per farcire la fitir, mi saluta in francese un signore alto che si presenta come professore di storia del liceo di Mut, mi dice che è un po’ di giorni che mi cerca e mi chiede se ho bisogno di aiuto. Contentissimo di aver trovato una persona che mi può raccontare qualcosa sulla storia di Mut, gli chiedo notizie sulle sepolture della città vecchia … ma è una delusione tremenda, mi dice che sono vecchie, che in Egitto ci sono tante cose antiche e anche a Mut, provo a chiedere lumi sui ruderi delle grandi mura a sud ovest, ma la riposta è più o meno la stessa, alla fine di una serie di spiegazioni vage e sconclusionate, mi consiglia di chiedere informazioni sulle tombe nell’albergo vicino al sito. |
© 2024 Elba e Umberto