All’ombra del susino Giornata rilassante passata a scrivere nella tranquillità della Bonalaccia, al fresco del susino e poi a giocare con le bimbe. In serata riunione del Viottolo, c’è un sacco di cose da dire, infatti si fa l’alba. |
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AuthorUmberto
Arriva il Passaporto
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I Magnacci Ero più informato sui fatti di cronaca dell’Elba in Marocco che qui, vado in un internet point di Campo e leggo una tristissima notizia, Ornella Casnati è morta. Di lei mi rimane l’indirizzo mail a cui non ho mai scritto e il ricordo di come gli luccicavano gli occhi quando gli raccontavo delle nuvole di farfalle incontrate nel fosso del Barione o sul crinale del Monte di Cote. Sono preoccupato, c’è dissonanza fra l’Isola e l’Isolani che senza accorgersene (o facendo finta di non accorgersene) sono diventati magnacci della propria terra, proprio come quei milanesi che qualche decina d’anni fa sbarcarono sull’Isola solo per investire, o come i lavandai vesuviani arrivati più di recente. Noi Elbani abbiamo in mano il pallino per fermare questa corsa al massacro, ostinarsi a volere una casa in più, un ombrellone in più, un tavolo di bar o ristorante da strappare al suolo pubblico e poi lamentarsi accusando a destra e a sinistra, è solo codardia. L’Isola è in forma più che mai, ora tocca all’Isolano. |
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Illegal Il vento si è fermato, l’aria è fine e fredda, con Fede, che per paura di non vedere l’alba voleva dormire fuori dalla tenda, ci troviamo sulle coti ad ammirare la sagoma scura dell’Isola, il vento ha pulito ancora di più l’aria e piano piano prende forma nel chiarore dell’aurora, poi la magia dell’alba si rinnova, il sole sbuca da dietro Capo Vita e tutto prende colore. Il sole scalda e piano piano tutti si alzano, facciamo colazione sulle coti di Grotta a le pecore e poi si parte per salire sulla vetta del Calanche. I bamboli salgono agili e rapidi come mufloni saltando da una cote all’altra sicuri e selvatici, anche Matteo detto Pepi, che è il più piccolo, sale gagliardo fantasticando di battaglie contro pirati e mostri volanti. Arriviamo velocemente in vetta, Il Calanche per me è la cima più bella dell’Elba, selvaggia, senza antenne ne baracche, fuori dalla rete dei sentieri più battuti, da qui si domina tutta l’Isola e la si ammira per intero come da una carta geografica tridimensionale. Siamo nel cuore dell’Arcipelago Toscano, fra la Corsica e la Costa Toscana che ci limitano e intorno tutte le altre Isole minori: Gorgona, Capraia, Pianosa, Montecristo, il Giglio, all’appello manca solo Giannutri però s’intravede l’Africhella che un sai mai se la vedi o se la immagini per quando è piccola. Giochiamo un po’ sulla vetta del Calanche, fra tassi secolari, elicrisi dorati e i bellissimi e delicati cardi endemici del Capanne. I bimbi come sempre danno prova di grande sensibilità e saggezza stando sempre attenti a non calpestarli. Scendiamo passando sopra alla più alta fortezza Villanoviana dell’Elba fra i resti delle antiche mura incastonate tra i torrioni naturali di granito. Arriveremo a piedi fino a S.Piero perché ieri sera Ruggero è venuto a prendere Cinghio che serve per un’escursione, ma per i bimbi non è un problema, anzi più c’è avventura più si divertono. Spesso i genitori pensano che i bimbi non hanno voglia di camminare, che si stancano, che se sudano si ammalano e che se non c’hanno l’ultimo giochino della play station gli vengono le crisi esistenziali, e un po’ “i macacchi” si raccontano così, invece secondo me il divertimento e il piacere massimo, è la possibilità di esprimersi in libertà, urlando, correndo e tirando sassate, senza tanti filtri prendere coscienza della propria potenza fisica e mentale e paure come il buio, il vento, i cinghiali, svaniscono come la nebbia al sole e sono convinto che se li portiamo in giro per il mondo, magari in Africa, magari in un paese mussulmano, svanirebbero anche le paure verso le persone di colori, costumi e religioni diverse dalle nostre. Abbiamo tutti sete e allora si passa dalla sorgente del Castagnone a bere e a fare rifornimento d’acqua, passiamo sotto i castagni, poi giù fino alla cava del Calvario e poi al paese. Sono tutti stanchissimi e cotti dal sole però mi chiedono tutti di fare un’altra uscita con le tende prima di ripartire e di convincere i genitori a mandarli in Africa, l’idea di rotolarsi dalle dune alte più di centocinquanta metri ha attizzato la fantasia della truppa, ora va trasformata in realtà. Arrivati al paese con Matteo e Serena c’andiamo a mangiare un bel piatto di gnocchi a casa della nonna di Marco e Federico. Le case di S.Piero sono speciali, sono tutte aperte su due vie e si sente forte il paese, l’unione della gente, è questo uno degli aspetti più belli dell’Isola e qui è ancora bello vivo. La mamma di Fede e Marco ci accompagna alla Bonalaccia e poi a Filetto, ci prendiamo un gelato e poi insieme a Nicol andiamo a Portoferraio a riportare Matteo. Incontriamo Cate e Giacomo sul viale delle Ghiaie e prima di salutarci mi prendo un altro pezzo di torta al cioccolato, questo però non me lo dimentico da nessuna parte. Giro a vuoto in questura e poi andiamo in veleria con Nicol che vuole salutare il su Babbo e poi si torna a Filetto. Sono contento e fiero di questa uscita e rimugino su come farle andare avanti anche durante la mia assenza, è assurdo ma per una “girata a studio di Isola” bisogna essere banditi, perché in questo sistema che esalta i drogaparty e i dragaporti, se accompagni un gruppo di bamboli a dormire alla montagna con le tende fai qualcosa di illegale |
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Tende a cuffia di polpo e milioni di stelle Come per il giro Isola non sembra cambiato niente compreso il ritardo, arrivo a Portoferraio per prendere Matteo che è quasi l’ora di essere a San Piero. Matteo è pronto con zaino, scarpe da trekking, tenda e torta al cioccolato preparata da mamma Cate. Il grosso del gruppo aspetta in piazza di Fonte super attrezzato, si carica il bagaglio e poi tutti su Cinghio e si parte in direzione del bivio dell’Accolta, poi si sale verso il monte Perone circondati da un verde vigoroso e lussureggiante di una macchia che ha beneficiato delle piogge e ora ripaga con colori luminosi, c’è tanto elicriso e ancora qualche ginestra fiorita. Salendo il golfo di Marina di Campo dominato dalla Torre Pisana di San Giovanni si apre allo sguardo, poi passata la “pettata “ del Corvo, dove Cinghio vole la prima, ci lasciamo a destra il bivio del viottolo per l’eremo di San Francesco Saverio per poi incontrare l’elegante Pieve Romanica di San Giovanni, si continua sotto il fitto di pini, acacie e mimose, la banda fra scherzi e battute al vetriolo, snocciola nomi di piante e siti storici e non a pappagallo, ma collegando luoghi a eventi, piante a mestieri e periodi storici, è un momento di orgoglio estremo. Vorrei che ci fosse il Disperati a sentirli, si renderebbe conto delle cose che sanno sti Bamboli e quanto di più si potrebbe fare per l’Isolani e di conseguenza per l’Isola, se coi soldi della gente invece di organizza’ bevute per una cricca di pellai nelle fortezze di Portoferraio si portassero avanti questi progetti, ma non importa in qualche maniera li porteremo avanti lo stesso. Arrivati al rifugio della Fonte di San Francesco, si lascia il furgone, zaini in spalla e si inizia a camminare in fila sul viottolo con il Calanche alle spalle. Una delle tante meraviglie dell’Elba è la grande varietà di ambienti e paesaggi in uno spazio limitato, in pochi minuti siamo passati dal mare alla montagna, perché siamo “solo” ad ottocento metri ma l’ambientazione e le sensazioni sono da montagna vera. Arrivati a Grotta le pecore i bimbi cominciano ad arrampicarsi sui graniti, poi in una minuscola radura sommersa da un mare di felce acquilina montiamo le tende. Mentre il sole sta tramontando sulla Corsica andiamo a fare un giretto fra i graniti dove gli Elbani del passato hanno lasciato numerose tracce della loro presenza, e poi mentre imbrunisce si rientra alla base insieme alla nebbia che sta calando veloce dai Fianchi del Calanche. Nella concitazione della partenza ho lasciato sul furgone il convio e la torta e ceno mangiando la roba dei bimbi. Si passa la serata fra scherzi e racconti africani ed Elbani, poi all’improviso entra Ponente e le tendine si gonfiano come cuffie di Polpo, quella di Valeria prende proprio il volo decollando come un ufo, ne lasciamo montate solo tre rinforzando gli ancoraggi, il gruppo nei momenti che serve si dimostra sempre unito e solidale e tutti collaborano per contrastare i disagi portati dal vento. Fa freddo, il vento ulula poderoso sbatacchiando i teli delle tende, vola tutto e qualcuno vorrebbe la mamma qui, ma nessuno è pentito di essere qui, anzi più è avventuroso e più ci si diverte. E’ venuta fuori una stellata incredibile e c’è un’aria così pulita che il continente e la Corsica sembrano vicinissimi. |
“Le girate a studio di Isola” Dopo il giro in Kayak m’è passata la voglia di nascondermi, vado in paese e chiacchiero con un sacco di persone. Incontro Cristian che conosco da sempre, lo vedevo giusto per il Viottolo, sarebbe stato perfetto come guida, Elbano selvatico e a modo. Abbiamo fatto due giri Isola insieme e tante escursioni nei primi anni del Viottolo quelli più anarchici e ruspanti, forte fisicamente e di testa Pomontinco, podista biker canoista, nessuno meglio di lui per fare la guida come la intendo io, ma come spesso succede non coincidevano tempi e situazioni, troppo giovane e troppo dentro l’azienda di famiglia. Anche Cristian è attratto dal Kilmangiaro chissà perché della traccia del viaggio è il luogo dove più persone vorrebbero raggiungermi. Mi saluta Marzia altro personaggio della storia del Viottolo, sta partendo con una barca a vela per fare la stagione nell’Egeo. Poi Francesco, Alessio, Luca. Mi da sgomento sentire parlare delle giornate passate alla montagna alla scoperta dei segreti dell’Isola fra salcicciate e troncamacchia, come di un periodo bello e spensierato, quasi epico ma finito, come se la montagna non esistesse più e invece è lì, bella più che mai. Vado a San Piero dai Bimbi che mi stanno aspettando, ci dobbiamo mettere d’accordo su l’escursione di domani. Per primo incontro Lorenzo, poi Marco, Alessio che è diventato capellone, Federico e tutti gli altri, arriva anche Valeria che era al mare. C’è eccitazione e curiosità, “Tagliati i capelli che c’hai il buco come il mi babbo” “C’hai la trippa nel collo “ “Hai visto gli estremisti di Alckaida?” Quando ci porti in Africa?” “Il mulo Tambone dov’è ? “ “Che c’hai portato dall’Africa?” “Lei è Serena l’ho vista su internet” “Dove si va domani? Posso porta’ la mi tenda?” “Viene anche Teresa? Le guide nuove del Viottolo sembrano genitori io non ci vado più “ “Io invece ci vado a quelle che fa Ruggero con le canoe” “è vero che il Il Viottolo è fallito?” “Hai visto i bimbi che muoiono di fame?” “Sei andato in galera?” “si ricomincia a fa’ le gite? Avevi detto che ci portavi sulle dune del Sahara” “I poliziotti corrotti la pagheranno?” Un bombardamento, ma va bene così, anzi era proprio quello che volevo e cercavo. Anche i genitori e in generale il paese mi fa festa, sempre in maniera ironica come usa da noi. “Ce l’hai fatta a torna’ ora restatene qui e ricomincia con le gite, in giro ci sei stato anco troppo !! Quando hanno visto che n‘avevi soldi li neri t’hanno mollato” La cosa più bella me la dice una nonna “Ricominciate le girate a studio di Isola Bravi!” Ritorno alla Bonalaccia con il pensiero alle “girate a studio di Isola”. |
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Alle falde del Kilimangiaro
Si dorme bene nel letto di posidonia , finché il sole non diventa prepotente e inizi a sudare e allora ti tuffi e risvegli col mare.
Bagno fino alla grotta sottomarina per vedere le gorgonie e poi in mare pagaiando sulle trasparenze, avvolti da profumi e silenzio fino a doppiare la punta di Fetovaia, qui inizia l’Elba turistica, ma non c’è la solita invasione, però è un’altra cosa. Il mare nella baia di Fetovaia è bellissimo però non è più la spiaggia dove venivano a deporre le uova le testuggini. Poi i graniti bianchi le cui forme spesso geometriche ci ricordano la millenaria attività estrattiva, ci accompagnano fino al Seccheto. Ci fermiamo per mangiare una schiaccina, il fosso corre forte, non l’avevo mai visto così pieno d’acqua a luglio, l’acqua fresca scende giù dalla montagna splendidamente verde sopra di noi, ho voglia di vederla da vicino, ma non manca tanto lunedì andrò a dormire alla montagna coi bimbi. Dopo Seccheto la famosa spiaggia di Cavoli, poi la carcassa delle macchina del suicidio passionale, vergognosamente abbandonata sulla scogliera, entriamo a vedere a Grotta di mare, ormai chiamata da tutti la Grotta Azzurra. Le rocce bianche finiscono alla spiaggia di Colle Palombara, l’unica spiaggia dell’Elba che ogni anno è sempre più grande, e poi a zig zag fra le secche e scogli fino alla spiaggia di Monte Turato, dove facciamo una sosta. Si chiacchiera bene in riva al mare specialmente quando il sole cala un po’ e la brezza rinfresca. In tutti c’è sempre un fondo di malinconia perché fra poche ore rincontreranno il mondo dell’oroglogio, quello degli impegni e delle scadenze. Capo Poro, la Grotta del Vescovo, Punta Bardella e Galenzana col Bagnolo asciutto per la bassa marea, poi i due Salandri e doppiata la diga nuovamente la spiaggia di Campo. Come sempre è stato bello, mi compiaccio nel vedere soddisfazione e anche un pizzico di commozione negli occhi dei compagni, non lo so perché ma il giro è sempre di più di quello che uno s’aspetta, a me stavolta è sembrato più corto del solito, sarà perché ho cambiato i miei parametri di tempo e distanza.
Ci salutiamo con l’intento di rimanere in contatto e chissà di incontrarci da qualche parte nel mondo magari alle falde del Kilimangiaro. Di solito l’ultima sera andavo a cena con gli altri, ma stavolta il tempo su l’Isola è limitato e lo voglio dedicare alla famiglia.
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Creature Amazigh C’è l’aria chiara di ponente stamani, ora vento un ce n’è ma si vede che deve entra’, per me entra maestralone, Daniele dice che potrebbe entra’ anche libeccio. Si parte, faccio il solito giro della balena (un grande scoglio che sembra un capodoglio) che non mi verrà mai a noia e poi la grotta del papa. Avrei voglia di anda’ a vede’ del grongo, un enorme pesce che visito da più di dieci anni e che ormai sfiora i due metri, ma in lontananza si vede che sta entrando vento forte e bisogna anda’. Questo per me è il tratto in assoluto più bello della costa, con i graniti che cangiano dal bianco all’arancio a secondo della quantità di ossidi di ferro che li compongono, la superficie della roccia sembra la pelle corrugata e impura di enorme pachiderma albino dalla forma indefinita, con i grandi cristalli di ortoclasio incastonati nel magma a mo’ di foruncoli cristallizzati e le bolle scure e compatte di mantello conficcate nel granito nella veste di nei rari e benigni. Si passa la Cotaccia, con i lecci che si specchiano nel mare miscelando il verde con l’azzurro, il vento arriva quando si doppia il faro di punta Polveraia, è teso ma benevolo, viene da nord ovest e ci spinge, in un battibaleno scorre veloce la costa di Campo lo Feno e doppiamo Punta Nera con la spuma dei primi frangenti di maestrale, ci si ferma a ridosso della Spiaggia delle Felci. Simone è entusiasta della varietà geologica dell’Isola e sfrutta questa pausa per osservare da vicino le curiose rocce metamorfiche di questo tratto, mettendo in mostra un bello stile da arrampicatore. Approfitto della pausa per fare un giro con la maschera, quando esco dal mare trovo tutti schiacciati sull’ombra delle canoe come caterulli. Si riparte, Punta Timonaia, Chiessi e poi ci fermiamo a Pomonte in fondo allo scalo prima della Punta dell’Argentera. Il vento è forte, troppo per andare a vedere il relitto, intanto che cala, in serata dovrebbe molla’, si va in paese. Pomonte, dove dall’anoscorso (che non è un buco di culo andato via, ma l’anno passato in Elbano) ha aperto una pasticceria gelateria che fa uno dei meglio gelati dell’Isola e anche la pasticceria è notevole, con Sanpiero e Poggio è il mio paese preferito, qui mi sento a casa e tutti mi conoscono, e anche qui Tambone sembra uno di paese. Magari quando torno, finito il giro del mondo, facciamo l’asinovia, un sogno per ora riposto nel cassetto, e a Pomonte ci portamo anche il mulo dell’Atlas.
Stasera si dorme in fondo a le Tombe, alla Cala dell’Aliva (alga pei continentali e posidonia oceanica per i dotti o presunti tali) è l’ultima notte e abbiamo tutti voglia di mangia’ roba alla brace. Si va da Beppe, il mitico macellaio di Pomonte, memoria storica del paese e della valle, appassionato di archeologia e profondo conoscitore dei segreti della valle. A Beppe io devo molto, gli sono grato e riconoscente per le tante cose che mi ha insegnato, tanti segreti della valle di Pomonte li ho scoperti grazie a lui, a volte mi ci ha accompagnato, altre, grazie alle sue precise dritte le ho trovate, Tombe e forni per la riduzione del ferro. Riforniti di salsicce e bistecche ritorniamo al mare, il vento è calato e possiamo andare a vedere i due tronconi del relitto sommerso. Poi si riparte, Punta all’Argentera, ilGiardino, le Tombe e la spiaggia profonda della Cala dell’Aliva. C’è il tempo per preparare la legna di mirto stipa e ramerino per fare una brace come cristo comanda e anche per godersi il tramonto sulla Corsica. Siamo nuovamente a sud e il cielo è molto simile a quello della prima notte a Punta Calamita, facciamo una brace spettacolare e poi si inizia a arrostire. Simone, ragazzo di grande cultura e modi educati, è anche un eccellente selvaggio, ha ricavato da un ramo di scopa lavorando con un coltellino un notevole forchettone da tre salsicce.
E’ l’ultima sera in bivacco, la notte, il fuoco, le stelle, il compartire il cibo, all’Isola come su l’Atlas o nel Rif, è in questa dimensione intima e a stretto contatto con la natura che ci si libera di ambizioni, maschere e meschinità e ci si sente fratelli, leggeri e forti e si è creature Amazigh, portatori di anima come mi hanno insegnato i nobili pastori nomadi dell’Atlas.
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I graniti animati Svegliarsi a Sansone è sempre uno spettacolo, specialmente quando il mare è piatto come stamani, le rocce bianche si illuminano con la prima luce e nel silenzio guardi il mare trasparente e l’Enfola e ti senti un privilegiato. Mi tuffo e me ne vado al largo, mi godo questa pace mentre faccio il morto a occhi chiusi respirando il profumo del mare e di tanti ricordi. Dal viottolo cominciano a calare i turisti, è l’ora di partire. Basta un colpo di reni e il kayak scivola in mare leggero scorrendo sopra le ghiaie della spiaggia. Passiamo dentro il faraglione e poi si inizia il periplo dell’Enfola, tutto scoglio scoglio fino alla grotta dello Sbruffo, inaspettata col suo mimetizzato ingresso a bocca di squalo e sorprendente con la luce che filtra dal mare e dall’alto, perché in realtà più che una grotta è un pozzo nel mare. Si prosegue, l’Enfola, gli scogli del Salto, il Viticcio e poi la macchia che scende a sfiorare il mare. Le rocce belle della Cala delle Fate, il Forno e Scaglieri, l’arenile grande della Biodola e la spiaggetta del Porticciolo. Ci fermiamo, qui il mare è sempre calmo con qualsiasi vento è per questo che già nell’antichità veniva sfruttata come approdo dagli Etruschi, come testimoniano i tanti “schiumoli”(scorie della lavorazione del ferro) in acqua e sulla spiaggia. Qui incontro Marlies un’amica tedesca che risiede all’Elba ormai da tanti anni, parliamo del viaggio e dei progetti futuri. Passiamo a mollo le ore più calde, mi sento chiamare, c’è Francesco coi suoi zii che hanno seguito il viaggio sul sito di elbaeumberto e sono stati aggiornati delle disavventure marocchine da Elbareport. Francesco è uno dei tanti bimbi che veniva alle escursioni “dell’Isola dei Bimbi” fin dall’inizio, è stato uno dei primi insieme a suo cugino Giovanni, all’inizio è pietrificato poi mi chiede del viaggio e quando torno per ricominciare a fare le gite come prima, gli vorrei dire che le escursioni non si sono mai fermate e che continuano, ma intanto lo porto a fare un giretto in kayak e gli dico che lunedì se vuole si va a dormire a la montagna con le tende.
Si parte, il gruppo è un gruppo atletico, facciamo un tratto lungo tutto sotto costa, la Guardiola, Procchio, Spartana, la Paolina con la spiaggia rovinata da una assurda concessione (non ce l’ho con chi ci lavora ma con chi permette certi obbrobri sì) ma il mare sempre bello e poi la verde costa ricoperta da una macchia rigogliosa di lecci e scope fino alla Punta della Madonna. Dobbiamo fare una sosta in farmacia e ci fermiamo a Marciana Marina, lasciamo i kayak accanto al noleggio di Pico per la sosta marinese. Con la luce giusta si riparte, una volta doppiata la Diga, superiamo la torre e la spiaggia della Fenicia, inizia un crescendo di bellezza selvaggia, i graniti potenti del Nasuto, le acque verdi e celesti della Ripa Barata, la Caletta, la Cala in un alternarsi di graniti e rocce metamorfiche. La luce bassa rende caldo il colore della roccia e le ombre lunghe ne esaltano le forme, e così le rocce si animano in forme di mostri benevoli. Entriamo dentro la baia di S.Andrea e atteriamo sulla stretta lingua di sabbia, lascio i kayak al noleggio di Daniele che fin dal primo giro Isola, nel lontano novantacinque, mi si è dimostrato amico. Il tramonto dalle Coti Piane è uno spettacolo imperdibile, il mare è fermo, totalmente diverso dall’ultima volta che sono venuto qui, poco prima di partire per il giro del mondo per vedere una mareggiata con Serena.
Fra piacevoli racconti si conversa fino a tardi, ce ne andiamo a dormire sulle coti che è già domani. Anche qui, contrariamente a quello che la maggioranza delle persone pensa, si dorme divinamente, basta scegliersi le coti sagomate giuste.
Il cielo dell’ovest è il più luminoso e la luce di migliaia di stelle si riflette nel mare e nei cristalli di ortoclasio che tempestano le sinuose sagome dei graniti illuminandoli.
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Il letto del serpo frustone
Sembra di esagerare, ma ogni giorno il tempo è sempre più bello, nuotata risvegliante e si parte, facciamo una sosta mangereccia a Nisportino e poi via a cuccia dentro il kayak per pagaiare fra scogli e secche, in uno dei tratti più divertenti della Costa Isolana. In alto dalle rocce calcaree escono le rare palme nane e poco più avanti degli incredibili ginepri che sbucano come divinità vegetali dalla roccia compatta. Una “serfata” sulle onde del traghetto che accelerano frangendo sopra le rocce semiaffioranti alle Secche, poi l’anfiteatro delle Rosse e la Punta della Falconaia da dove ci allarghiamo per tagliare il golfo di Portoferraio puntando sul faro di Forte Stella. Come sempre attraversare la rotta dei traghetti mette un po’ di agitazione fra la truppa, le sagome delle navi crescono veloci e poi sembrano puntarti, in realtà è una botta adrenalinica celebrale perché le navi sfilano lontane e le onde al largo sono impercettibili. Arrivati sotto costa ammiro, mentre le racconto, le imponenti fortificazioni medicee di Portoferraio, costruite per volere di Cosimo I intorno alla metà del millecinquecento per difendere le coste del granducato dagli attacchi della pirateria e allo stesso tempo favorire i commerci marittimi dello stato fiorentino. Le fortezze di Cosmopoli, così venne battezzata la città in onore del Granduca, sono un capolavoro di architettura militare e sono passate alla storia come invincibili. Lucio, Simona, Simone, Ilaria e Carlo mi fanno capire che dopo tre giorni sono in astinenza da spaghetto, a me non mi pare il vero c’ho un arretrato di sei mesi con l’Italica delizia, quindi ci fermiamo alla Padulella. A buzzo pieno si riparte, doppiamo Capo Bianco e poi Sottobomba, Seccione e ci fermiamo ai Prunini dove non c’è gente. Bagno, pennichella e poi l’Acquaviva, la Sorgente e Sansone, una delle mie spiagge preferite, stanotte si dorme qui. Intanto che l’ultimi bagnanti prendono la via di casa ce ne andiamo a fare un bel bagno, cerco senza trovarla la cernia scura che avevo visto a fine settembre, però ne trovo un paio di quelle verdi più piccole. È un fondale bello che alterna scogli a banchi sabbiosi ricoperti dalla posidonia, ci sono salpe, saraghi e occhiate e anche tante meduse, creature leggere ed eleganti, temute dai bagnanti come se fossero dellle mine antiuomo animate. Le ghiaie stondate di questa spiaggia sono favolose per dormirci, ti sdrai scoti come un serpo frustone e ecco fatto il giaciglio perfetto comodo e asciutto.
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