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Da Isola a Jazera Arriviamo a Sfax all’una e mezzo, l’ultimo traghetto è partito da un’ora, ma non è un grosso problema perché il prossimo è alle tre e mezzo. Aspettiamo sul porto insieme a un paio di famiglie e un po’ di ragazzi che hanno passato la notte in continente. Il traghetto è piccolino simile a quelli che collegano Palau alla Maddalena. È mare ma sembra uno stagno, in pratica è una laguna sabbiosa, dal porto di Sfax a Kerkennah si naviga sempre su un basso fondale. Sbarchiamo alle cinque che è ancora buio nel porto di Sidi Youssef sull’isola di Gharbi. I louage aspettano sulla banchina, ne prendiamo uno che ci porta fino a Ramla, il capoluogo, che è sull’isola di Chergui la più grande dell’arcipelago collegata con Gharbi da un ponte costruito dai romani. È tutto piatto, una Pianosa brulla piena di palme circondata da un mare laguna che percorriamo praticamente su un rettilineo che costeggia il lato orientale dell’isola fino a Ramla. Scendiamo che è giorno, il tempo di fare colazione, capire che qui non c’è posto per dormire e ci spostiamo verso Sidi Frej. Ci troviamo una casina, intanto ci si piazza e ci facciamo una dormita rigenerante, è un posto tranquillo che sa di Ponza e di Pianosa, è il posto ideale per riordinare e poi stendere i pensieri. |
CategoryLuglio 2008
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Di nuovo Africa Esco che è già giorno, la nave veloce fiancheggia la costa sarda, riconosco l’isolotti tra Olbia e S.Teodoro. C’è poca gente sulla nave, quasi tutte famiglie tunisine che stanno tornando in patria e tanti camionisti nord africani come Fathi, un camionista Libico che parla bene francese ma si arrangia anche con l’italiano. È subito gentile e ci offre il pranzo, lo incuriosiamo, in effetti siamo anomali coi nostri zaini grandi. Ce ne stiamo fuori nel caldo sole mediterraneo tra tunisini che fumano il narghilé e bevono birra. Già dalla traversata si capisce che i tunisini hanno un rapporto molto più disinvolto con l’alcool rispetto ai marocchini. Rientriamo e troviamo Fathi, ci troviamo a chiacchierare con due libici e un tunisino, sembrano amici da una vita, ma in realtà si sono conosciuti solo sulla nave, ci scambiamo gli indirizzi e ci dice di chiamarlo quando vogliamo entrare in libia, spiegandoci che se la richiesta la fa un cittadino libico, possiamo avere il visto. Si vede l’Africa, le prime isole brulle della Tunisia e poi la baia di Tunisi. Un veloce controllo alla dogana e poi con un petit fino alla stazione dei louage (corrispondente tunisino dei grand taxi marocchini). Dobbiamo pazientare un po’ prima che si formi l’equipaggio, ma poi si parte destinazione Sfax, città costiera da dove prenderemo il traghetto per le isole Kerkennah, ho deciso che sarà questa la nostra prima meta. Da Torres a Tunisi sono successe troppe cose, c’è bisogno di farle decantare, aggiornare il sito e spedire i primi servizi. |
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L’isola e poi la luna Facciamo colazione insieme a Jader e Demarista, è sempre un piacere stare a parlare con loro, ci siamo conosciuti durante una traversata trekking l’ultima primavera ed è nata un’amicizia vera. Ripassiamo dall’ufficio, ci salutiamo con Michelangelo il vero artefice del sito del viaggio che sommergo sempre di richieste e infatti ne approfitto per fare alcune piccole modifiche al sito attuale di ElbaeUmberto nell’attesa di mettere on line quello nuovo che sarà arricchito anche di una parte video. Carichiamo gli zaini nel land rover e andiamo alla stazione, un’ultima foto, ci salutiamo e poi in un treno strapieno partiamo per Genova. Bologna, Voghera, e poi arriviamo nella città di De André. L’ultima galleria finisce dentro la stazione Principe, una passeggiata fino al Porto passeggeri e poi in mezzo a tanti turisti, in maggior parte diretti in Sardegna, ci prepariamo per l’imbarco. Il prezzo è una sgradevole sorpresa, molto sgradevole, non che credessi che andavamo tutti e due a Tunisi con i biglietti pubblicizzati a partire da 1 euro, ma nemmeno di spendere 350 euro per un passaggio ponte. C’è un gran traffico di navi che partono e arrivano, grandi traghetti che somigliano sempre di più a navi da crociera. La Lanterna è già illuminata quando la nave molla gli ormeggi, si torna in Africa. La costa ligure è un’infinita sequenza di luci sempre più lontane, e poi solo mare. Ho voglia di salutare l’Elba, non c’è più nessuno fuori a destra si vedono nitide le luci della Corsica, Rogliano, Erbalunga, Bastia e a sinistra l’Isola, intuisco Portoferrio e Marciana, poi scendendo si vedono bene le luci di Marciana, Poggio e il faro di Patresi, il faro di Pianosa e dopo rimane solo la luna. |
Rimini Decidiamo di rimanere un giorno in più, anche perché visto che ci siamo, andiamo a vedere la mitica Rimini, è una vita che predico contro la riminizzazione dell’Elba, ma in realtà io non l’ho mai vista . Ci prepariamo per bene gli zaini, cercando di togliere il più possibile, poi andiamo a vedere la mitica Rimini. Anche qui si respira una certa piatta celebrale e di crisi, il centro è bello e tutto sommato tranquillo, ricco di reperti di epoca romana, ponti, mura e la villa del chirurgo. Il resto ha tutto il negativo che mi immaginavo, spiaggia divisa con tanti bagni che sembrano pollai, mare brutto, asfalto e palazzi vecchi nuovi e in costruzione, e la parte Felliniana, per lo meno come me la immaginavo io, fatta di luci e colori (una cosa a metà strada fra las vegas e il circo togni) non la vedo, Rimini me la immaginavo come la città delle donne di Fellini, tutta illuminata e frivola e invece è una specie di Follonica gonfiata con l’anabolizzanti. Rientriamo a Verrucchio che invece è molto bello, con le colline morbide ricoperte di viti e olivi. |
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Partenza Ruggero va via che sono quasi le tre, alle quattro e mezzo forse un po’ prima arriva babbo che mi accompagna alla nave, devo sempre fare lo zaino, infatti mi sdraio senza dormire finché non sento che arrivata la macchina del mi babbo. Il tempo di fare il biglietto e via, ci salutiamo sotto le scale della nave. Nuovamente vedo allontanarsi la sagoma dell’Isola, chissà quanto passerà prima di rivederla. Sono contento di partire, anche perché ho l’assoluta certezza che qui ci tornerò, questa è la mia casa, qui c’è la mia gente. Lo zaino, dopo tanti giorni a spalle vuote, mi sembra pesantissimo, nonostante abbia ridotto di un bel po’ il bagaglio. Prima tappa Livorno, vado in questura a prendere il passaporto, poi in treno fino a Firenze. Ritrovo Serena e partiamo alla volta di Rimini, stesso tragitto di dicembre, cambio a Bologna e poi Rimini, dove ci vengono a prendere Demarista e Michelangelo. Andiamo allo Studio Bonfiglioli dove ci aspetta Jader che mi mostra la sua ultima creatura: Plexicat. Ci mettiamo tutti intorno alla tavola rotonda per sistemare il sito e poi il cambio di scarpe, consegno le vecchie 8850 che hanno fatto la traversata dell’Atlas e del Rif e prendo le nuove, leggermente modificate. |
La pizza di mamma È il giorno dei saluti, faccio un giro alla spiaggia e saluto Claudio, Andrea, Riccardo, Gianfranco, come l‘altra volta vorrei salutare tante persone ma è impossibile, in un attimo arriva l’ora di portare Serena al traghetto, ci ritroveremo domani a Firenze, poi faccio un giro col mi fratello per cercare un telefono e il resto del pomeriggio alla fine lo passo a parlare del Viottolo coi fratelli Martorella. Sento il Guru, saluto Roberto e Zia Alvia che mi dice che camperà ancora a lungo e poi vado a Filetto a casa di Babbo dove si mangierà la pizza che ha preparato Mamma. Stasera ho proprio voglia di starmene a casa, passo quasi tutto il tempo a giocare con le bimbe, Nicol mi spiega in segreto come fare per essere presente al suo compleanno a fine agosto, basta che faccio finta di perdere il passaporto così posso tornare. È già domani quando arrivo alla Bonalaccia per preparare lo zaino, dopo poco arriva Ruggero di ritorno da S.Andrea, alla fine si rimane a parlare del Viottolo fino alle due e mezzo di mattina, anche stanotte dormirò poco. |
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Pianosa Albeggia quando arrivo alla Bonalaccia, ma stavolta Serena dorme. Alle sette arriva Ruggero. Dormo ancora quando arriviamo a Procchio dove troviamo Francesca. Prendiamo la nave al pelo, anzi ci facciamo aspettare facendo incazzare i marinai. A bordo oltre ai soliti amici di Pianosa c’è un gruppo di ragazzi accompagnato dalle guide del Parco. Lasciamo Rio, le miniere e poi si punta su Pianosa, la giornata è bellissima, il vento di ieri ha ripulito l’aria e si vede benissimo l’Elba, Montecristo Pianosa e la Corsica, siamo tutti fuori a ammirare il panorama, meno le guide chiamate dal Parco che se ne stanno chiuse dentro la nave come se avessero paura del sole, carismatiche come un pisello moscio dentro un preservativo. Vediamo saltare anche un branco di lecce che mi fanno sperare nella possibilità di vedere i delfini che però non si vedono. Arrivati a Pianosa non abbiamo tanto tempo, sbarchiamo, mi salutano gli agenti della penitenziaria e i carabinieri e anche gli amici della San Giacomo che come sempre gentili dopo aver caricato la frutta mi aiutano a caricare le canoe sul carrello del trattore, così le portiamo direttamente in deposito. Abbiamo poco meno di due ore ma abbastanza per farsi un giretto, chiesta l’autorizzazione alla forestale andiamo a fare un giro con la bici per visionare i percorsi autorizzati dal parco per la stagione 2008 mentre Serena e Francesca vanno a farsi un bel bagno nelle acque turchesi di Pianosa. Pianosa su di me ha sempre esercitato un grande fascino, il tempo passa in un attimo e come spesso succede la nave suona perché è già l’ora di partire. Soliti saluti dalla poppa e di nuovo in navigazione in direzione di Rio Marina. Rifacciamo la bella strada del Volterraio, questa volta non avendo ritardi ce la godiamo appieno, poi prendiamo un kayak dalla base di Procchio per portarla all’Iselba, punto di partenza delle escursioni in kayak dal Golfo di marina di Campo. |
La maestralata Oggi c’è vento teso di maestrale l’aria è secca e pulita e il mare è vivo e vigoroso. Faccio un giro dell’Elba Occidentale andando anche a salutare un po’ di persone fra cui Francesca e Cristiano all’Hotel Cernia. Si passa un’oretta piacevole. Con Francesca ci diamo appuntamento a domani se il mare lo vorrà per andare a Pianosa insieme a Ruggero e Serena per riportarci i kayak del Viottolo. Seconda riunione fiume, stavolta va meglio e torno a casa più soddisfatto. |
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Crisi So in crisi, il Viottolo è un po’ in affanno e i soci mi chiedono di restare, gli isolani mi sembrano tutti anestetizzati e senza scintilla, ho voglia di dire e di fare, ma sento che se resto ancora qualche giorno il viaggio si interrompe perché le problematiche Isolane mi stanno riassorbendo. Non che abbi dubbi, però in questi ultimi due giorni devo chiarire bene diversi punti, narcisisticamente mi fa anche un po’ piacere essere così cercato e sentirmi dire “avevi ragione”, ma la cosa più importante per me in questo momento è proseguire il viaggio. |
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La signora delle farfalle Arrivo a casa che è giorno, insieme al mi fratello che praticamente andrà direttamente in veleria. Serena è incazzata, è sicuramente più facile andare d’accordo in giro per il mondo che invischiati nelle problematiche lavorative, e io sono turbato, mi ha fatto strano parlare di Viottolo in una stanza asettica e fredda di aria condizionata.Vado a Portoferraio per un ultimo saluto ad Ornella, qui incontro persone care che avrei voluto salutare, in circostanze diverse. Ci compriamo la macchina digitale subacquea e le sacche stagne che serviranno nei prossimi mesi che inshallah dovremmo passare in gran parte sulla costa africana del mediterraneo. |
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