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Arco di Settimio Severo

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Terme di Adriano

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Ninfeo

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Foro dei Severi

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Basilica

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I Mercati

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Settimio Severo

 

Leptis Magna, La Roma d’Africa
Stamattina ci ritroviamo con Tarek, come temevo si ripresenta con “silenzio” che dopo quindici giorni sembra essere ancora più stronzo. Andiamo subito al consolato per mettere sul passaporto il visto che ci consente di entrare in Egitto, il consolato è strapieno ci sono soprattutto egiziani in fila per rinnovare il permesso di soggiorno, in Libia c’è una grande richiesta di manodopera e per gli egiziani in cerca di lavoro questa è una delle mete preferite. Il nostro sportello è molto meno affollato, mentre aspettiamo facciamo amicizia con una coppia algerina anche loro qui per il visto d’ingresso per l’Egitto, sono in compagnia di una donna egiziana e stanno facendo il pellegrinaggio alla Mecca che raggiungeranno tra cinque o sei giorni perché, come mi spiega l’uomo, alle frontiere qui è sempre un casino. Alla Mecca starà sei giorni e poi il viaggio di rientro sempre in macchina per tornare in Algeria. Questo è il mese dell’Haj, uno dei cinque pilastri dell’islam, il pellegrinaggio alla città santa della Mecca che ogni buon Mussulmano dovrebbe fare almeno una volta nella vita.
Ci chiamano per i nostri documenti, è tutto a posto, ci salutiamo con i pellegrini facendoci gli auguri per i rispettivi viaggi.
Passiamo davanti al porto di Tripoli dove a rada troneggia una grande nave da crociera e poi proseguiamo in direzione di Leptis Magna. Il vento si è calmato e con lui anche il mare, la strada scorre lungo costa il lato orientale di Tripoli è più armonico e non ci sono palazzi di vetro, anche qui la città è in espansione ma ha una dimensione più umana e la costa sabbiosa con il porto peschereccio ha un che di familiare. La strada cammina in gran parte lungo mare contornata da olivi, eucalipti e pini sotto i quali spesso ci sono bancarelle che vendono arance, mandarini e limoni. “Silenzio” al solito tiene il broncio e fa silenzio, a un certo punto mette una cassetta di musica italiana anni settanta tenendo il volume bassissimo, suoni che sembrano uscire dai ricordi d’infanzia quando mamma ascoltava la hit parade alla radio, c’è anche quella canzone che un s’è mai capito se gli garbava la mamma o la figliola. Un paio di ore e arriviamo a Leptis Magna purtroppo il tempo è grigio e ci sono tanti pullman che hanno portato i passeggeri della nave da crociera vista prima nel Golfo di Tripoli a vedere la città resa immortale da Settimio Severo. però se siamo sfortunati per il tempo, ci va bene per l’affluenza perché i turisti se ne stanno andando tutti, è un’immagine evocativa con le squadre dei croceristi tutte ordinate in plotoni da una cinquantina di unità che stanno avanzando dal Cardo Massimo come tanti piccoli soldatini e mi permette di avere una percezione della vastità di questo sito, il tempo di entrare dentro e passare sotto il grandioso ma tozzo arco dedicato a Settimio Severo e siamo soli dentro la “metropoli del passato”. 
Leptis Magna è stata la più grande e importante città Romana dell’Africa che  raggiunse il suo apice nel secondo secolo dopo cristo durante la dinastia imperiale dei Severi, tanto che secondo alcuni storici poteva rivaleggiare con Roma in splendore. La storia di Leptis ripete quella delle altre città costiere viste dell’Africa mediterranea, nasce nel VII secolo avanti cristo come insediamento fenicio, in seguito alla caduta di Cartagine nel centoquarantasei rimane brevemente sotto il regno Numida per poi diventare città romana. L’ascesa della città iniziò nel centoundici avanti cristo quando numerosi coloni romani iniziarono a trasferirsi qui in seguito ad un trattato di amicizia fra Roma e Leptis, dando grande impulso all’artigianato e ai commerci. Un secolo dopo sotto l’impero di Augusto, Leptis era già una delle città più importanti dell’Impero Romano con un’urbanizzazione importante e tanti monumenti.
Nonostante alcune vicissitudini negative, come la conquista nel sessantanove dopo cristo da parte dei Garamanti, la città rimase sempre molto importante e continuò ad espandersi grazie alle ricchezze portate dal fiorente commercio con la penisola italica e ai prodotti artigianali realizzati con grande abilità dai suoi artigiani di origine romana.   
Una sostanziale svolta nell’espansione della città fu data intorno al centoventi dalla costruzione di grandi acquedotti, rendendo il sito ricco di acqua, fra i tanti vantaggi che ne conseguirono, anche la costruzione delle gigantesche terme volute dall’imperatore Adriano e a lui intitolate che ancora oggi sono uno dei monumenti più spettacolari di Leptis. Ma il momento di massimo splendore arriva alla fine del secondo secolo grazie a Settimio Severo primo imperatore romano di origine africana. Settimio Severo era nato proprio a Leptis Magna, nel centoquaracinque divenne uno dei più prestigiosi generali dell’esercito di Roma e nel centonovantatre fu proclamato Imperatore dalle sue legioni. Assunto il potere intraprese una serie di grandi battaglie tese ad ampliare e consolidare i confini di Roma e che ebbero successo tanto che nel duecentodue sconfitti i nemici iniziò un lungo periodo di pace. Qui inizia l’apogeo di Leptis quando l’Imperatore ritorna nella città natale con l’ambizioso progetto di rendere Leptis importante e prestigiosa quanto Roma. Appoggiato in questo disegno dalla ricca aristocrazia locale, in pochissimo tempo ingrandisce il porto e fa edificare maestosi monumenti facendo diventare Leptis la seconda città più importante dell’Impero. Ma nel duecentosette la pax terminò e l’Imperatore si mise nuovamente alla testa delle sue legioni e nel duecentoundici morì in Britagna a seguito delle ferite riportate in battaglia. Il figlio Caracalla, suo successore alle redini dell’Impero, si stabilì a Roma e così in seguito tutta la dinastia dei Severi, dando inizio al declino di Leptis che comunque continuò ed essere la più importante città romana d’Africa diventando in seguito sotto Diocleziano, capitale della provincia della Tripolitania. Il colpo mortale da cui Leptis non si riprese più fu il terremoto del trecentosessantacinque, il suo prestigio si spense seguendo il declino dell’Impero Romano pur rimanendo comunque un vasto centro abitato. Nel sesto secolo sotto Giustiniano diventa una città bizantina, poi nel settimo secolo subisce la conquista degli arabi e lentamente viene abbandonata fino a scomparire, come Sabratha, fra le sabbie.
Appena superato l’Arco trionfale di Settimio Severo sulla destra ci si trova dentro il grande complesso delle Terme di Adriano, qui è tutto gigantesco, le vasche, le colonne e i pavimenti, il locale principale è il frigidarium, uno stanzone pavimentato di marmo e circondato da grandi colonne di marmo cipollino. La struttura è quella del classico impianto termale romano con i frigidarium, calidarium, le laconica (le saune), le vasche e le caldaie. È un ambiente gigantesco quasi tutto rivestito di marmi policromi e mosaici, che comunque  nonostante le dimensioni rimane sempre armonico, è un impianto maestoso.
Camminando tra rovine di abitazioni e acquedotti mi ritrovo dentro il Ninfeo dove fra le macerie fanno bella mostra una serie di colonne di marmo cipollino e granito disposte su due livelli. Si cammina fra cespugli e macerie in un contesto allo stesso tempo maestoso e apocalittico. Appena oltre la grande via colonnata ci si trova davanti un’enorme cascata di pietre alta più di dieci metri che si estende verso il mare, salendoci sopra si apre uno spettacolo incredibile, sotto di me i resti del complesso monumentale della Leptis Magna voluta da Settimio Severo con le rovine del tempio in cui si divinizzava il capostipite e tutta la dinastia dei Severi e il gigantesco foro lungo cento metri e largo sessanta dove riposano come carcasse di balene spiaggiate centinaia di tonnellate di colonne, capitelli, teste di statua e resti di archi e portali finemente scolpiti. Una quantità e una dimensione di reperti che lascia senza fiato, ci sono decine e decine di colonne di marmo e granito con diametri superiori al metro e decine di volti di donna scolpiti nel marmo con gli occhi a forma di cuore. Se possibile ancora più impressionante del foro è la basilica adiacente, solo leggermente più piccola rispetto al foro, ma resa ancora più imponente dalle due absidi. Nata come palazzo di giustizia fu terminata nel duecentosedici da Caracalla, nel sesto secolo fu trasformata in basilica cristiana da Giustiniano e in una delle due absidi si trova ancora una fonte battesimale. A fianco c’è una scala, è interdetta ma scavalcando una cancellata ci permette comunque di salire fino al tetto dove si può ammirare nella sua interezza quello che rimane della grande Leptis Magna che si estendeva in un’area di circa due chilometri quadrati e anche il mare agitato che si infrange tra le dune e le rovine. Il tempo sta peggiorando e comincia a scendere anche qualche goccia di pioggia, proseguendo lungo la via colonnata ci spostiamo verso il mare, è impressionante la quantità e la qualità dei reperti rimasti nonostante i tanti saccheggi e smantellamenti che la città ha subito nel corso dei secoli, anche qui i Francesi (a differenza degli italiani a cui si deve la riscoperta e il restauro di Leptis) si sono distinti come predatori e devastatori del patrimono archeologico. Agli inizi del mille e settecento Claude le Marie console di Tunisi, approfittando della sua autorità devasta senza nessun ritegno il patrimonio architettonico di Leptis, gran parte del materiale rimosso soprattutto le grandi colonne delle Terme di Adriano e del Foro dei Severi, furono poi abbandonate sulla riva perché non erano in grado di trasportarle e in gran parte giacciono ancora lì. Arriviamo al mare, del grande porto praticamente non è rimasta traccia e ormai giace da secoli sommerso da detriti, restando sul litorale ci spostiamo verso ovest, questa per me è la parte più suggestiva della città, vie e templi si alternano fra dune e cespugli di macchia fino ad arrivare al foro antico della prima Leptis Magna romana voluta da Augusto. Qui è tutto più modesto nelle dimensioni anche se è un termine improprio, si ha la piacevole sensazione di essere esploratori nel vedere mura e colonne che emergono dalle dune sabbiose del tombolo. Man mano che si risale verso l’interno il sito torna a essere più curato, si incontrano i mercati un’area con evidenti tracce di restauro circondata da bellissime colonne di granito dall’aspetto Elbano, in una delle due piazze principali c’è anche una pietra non originale dove sono indicate le unità di misura in uso nel terzo secolo, il braccio romano (51,5 cm) il piede romano o alessandrino (29,5) e il braccio tolemaico (52,5). Continuiamo a camminare fra templi e archi trionfali fino ad arrivare nel grande teatro, restaurato così bene da sembrare finto. Ci sarebbe ancora tantissimo da vedere ma i cancelli sono ormai chiusi e ci chiamano dall’uscita.
Anche il museo ormai è chiuso, per oggi non si può vedere altro, era tanto che volevo vedere Leptis Magna che è veramente un luogo straordinario e domani vorrei continuare la visita, chiedo se domani mattina si può tornare almeno per qualche ora e colpo di scena: silenzio mi risponde e parla in Italiano! “No, allora parliamo chiaro domani si parte presto il vostro programma non va bene se volete vedere queste cose qua dovete fare un giorno in più e pagare se no si va solo dritti fino al confine” Con Serena ci si guarda sconcertati tra il divertito e l’allibito, accettato il giorno in più che mi sta anche bene e che prima sembrava impossibile, ci sistemiamo in una abitazione vicino agli scavi che sembra una casa italiana degli anni settanta, dove poco dopo arriva anche un gruppo di camperisti italiani.