Dopo qualche giorno di meraviglie selvagge mi fermo in un paese con internet, elbareport la mia finestra sull’Elba ha dei problemi ma riesce comunque a darmi una notizia dura:
Giovannantonio è morto
“Moreno sempre li meglio” viene da pensa’, certo la morte un si augura a nessuno e nemmeno il canchero che è anche peggio come diceva Elise, ma se a schiantà fosse stato l’enzo, marandino ol cardenti non ci sarei rimasto cosi male
Ci sono delle persone che conosci da sempre e pensi che siano immortali come le coti di granito e invece no all’improvviso vanno via e ti lasciano un crampo tra lo sterno e la bocca dello stomaco che un si po’ spiegà
Giovannantonio era amico di Babbo, per me era un mito, beretta di paglia camicia a quadri, pantaloni corti ciabatte di plastica e via sempre in azione, sul poclain, sulla ruspa o sul camion o anche col trattore per tirà fori ruspe e cami impantanati da Franco o Marietto, sempre di corsa e sempre col sorriso sulla faccia abbronzata e rugosa da omo bono.
Sempre sorridenti e con la battuta come quando finito di lavorà andavano con babbo a fa l’ultimo viaggio, quello pe’ i lavori di casa.
Gente speciale che sbancava e cementava sì, ma da Elbani che amavano l’Isola che se c’era un bell’erbrito o una ginestra o una bella ciuffata di scopa in mezzo a uno sbancamento gli si girava intorno, radicati nello scoglio fino a trova’ la vena dell‘acqua. Gente che nel tempo libero “poco” va al mare a fa’ lampate o ricci pe’ mangiasseli o magari pe regalalli ma mai pe’ vende.
Che si fa la casa in mezzo alla macchia e ai frutti dove quando ariva il tempo giusto si fa la conserva e le marmellate.
Lavoro fatica onesta e la faccia serena a fine giornata, quella che c’ha solo la gente perbene, quella che i vagabondi i ladri e i banditi non c’avranno mai nemmeno se si comprano il mondo perché quella un la vendeno, te la devi merita’.
Bona Giovannantonio.
© 2024 Elba e Umberto
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