Image

Image

Image

Image

Image

Image

Image

Image

Image

Image

Image

Image

 

{youtube}yE7C092M9xg{/youtube}

Il piccolo grande arco, il serpente e i Priapo del deserto
Alba sulle dune dalle curve perfette di Wan casa, il sole scalda e si parte riattraversando la terra di mezzo per tornare nell’Acacus, fra i picchi neri, la sabbia dorata e le grandi guglie. Entriamo dentro un wadi diverso, dove c’è un po’ di vegetazione e dei cespugli con dei fiori gialli tipo margherite, ci sono anche degli uccelli grandi come merli che pedalano vicino a noi e poi un gregge di capre che pascola voracemente fra i cespugli, è il gregge di uno dei pochi pastori che vive ancora dentro Acacus. La nostra esplorazione prosegue, ieri sera abbiamo deciso di rimanere ancora qualche giorno dentro l’Acacus per conoscerlo più a fondo, è un posto eccezionale e vale la pena di vederlo nella migliore maniera possibile. Improvviso in un lago di sabbia con alle spalle una catena nera compare un grande arco, come un gigantesco altare, a noi sembra gigantesco ma è conosciuto col nome di piccolo arco. Da qui si procede attraversando un tratto più roccioso, si avanza lentamente tra la sabbia siamo in una zona che rimane fuori dai percorsi battuti, ci fermiamo vicino a una grotta dove saltuariamente si fermano i pastori che vivono qui, dentro ci sono un paio di bidoni per conservare l’acqua, una piccola scorta di legna, qualche contenitore di plastica e un po’ di pentole e vestiti, la roba è legata dentro i sacchi e attaccata ai legni. Osservo Yaya e Haroun che sono sempre lenti e guardinghi nei loro movimenti, in questi posti è molto facile trovare serpenti e scorpioni, infatti salendo su una roccia per andare a fotografare uno dei tanti archi, trovo un serpentello scuro che si sta godendo il sole, è molto mimetico e c’è mancato poco che ci passassi sopra. Torno indietro e chiamo Haroun per farglielo vedere, viene Haroun e anche Yaya e mi confermano che “se ti morde due minuti e bye bye”. Tra grotte e anfratti che si incontrano ci sono tantissime impronte di animali, soprattutto roditori, ma anche serpenti quelli che spesso si nascondono sotto la sabbia aspettando le prede e dall’esterno si vede solo una piccola depressione. Anche oggi, anzi più di ieri si incontrano pitture meravigliose, ci sono delle scene con carri, persone e animali al pascolo che contengono decine e decine di personaggi, sono molto belli, le figure sono rosse e bianche e questi colori sono stati dosati con grande maestria dagli artisti di questo tempo lontano, tanto che gli animali rappresentati sembrano dotati di movimento. Stiamo attraversando un tratto dell’Acacus che si sviluppa su più livelli, in basso lo wadi prevalentemente ricoperto di sabbia e una ventina di metri più in alto un grande altopiano di rocce scure e arroventate e poi tutt’intorno i picchi alti anche loro scanalti in più livelli. Arriviamo dentro una foresta pietrificata anche questa è una sorpresa per la forma e le dimensioni di questi alberi del passato, è pietra ma le forme sono perfettamente leggibili, alcuni tronchi sdraiati sono lunghi una trentina di metri e si osserva ancora perfettamente il disegno della corteccia, in altri si vede tutto lo sviluppo dell’albero dal tronco principale ai rami più piccoli. Un paesaggio irreale che certifica più di tanti scritti uno degli aspetti più affascinanti della geologia. Ancora graffiti uno spettacolare di un grande predatore, forse una pantera e poi poco lontano una grande parete dove sono incise scene di sesso dove un gruppo di Priapo del deserto col volto nascosto da una maschera di sciacallo, o forse uomini sciacallo, si accoppiano con donne dai lunghi capelli. Siamo dentro un wadi ricchissimo di pitture, ce ne sono alcune molto raffinate con delle grandi mucche e i personaggi abbigliati e poi tante figure complesse, cavalli con guerrieri, gazzelle palme, cani e cammelli che sta a significare che sono pitture dell’ultimo periodo, il Camelino che ha inizio intorno al duecento avanti cristo con l’introduzione del cammello da parte dell’uomo. Ci fermiamo a raccogliere un po’ di legna e poi si monta il campo su una duna ai margini del grande wadi. Nella notte la luna illumina il grande wadi che sembra avere un sole dentro.