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Mi alzo presto: ho voglia di granito! salgo su un cucuzzolo chiamato Chapeaux de Napoleon che assomiglia a San Bartolomeo visto da Chiessi. Sentivo la nostalgia della roccia regina della mia Isola, poi le notizie che arrivano dall’Elba sono positive sia sul fronte delle Domeniche del Granito che su quello dell’Isola dei Bimbi. Salendo c’è una grotta che sembra quella di Cavoli, invece sotto l’ultimo sperone ci so' dei muri a secco che ricordano “Le Mure” e alcune Coti quasi cilindriche richiamano alle Colonne di Cavoli. E’ un granito come quello del Tambone : quarzoso e senza verso, c'è tanta “Cote Morta” e Sabbione e infatti ci piglio anche un discreto rufolone. Arrivo sulla vetta dopo un paio d’ore, sono salito lento lento godendomi il paesaggio di queste valli e immerso nei ricordi Isolani. Dall ‘alto si domina una pianura praticamente desertica, il paesaggio è biblico mi ricorda il deserto Giordano, scendo a valle e trovo un acquedotto abbandonato come quello che non ho potuto visitare, ma anche in questo non riesco a scendere, però trovo una scala che scende in una grande cisterna anche questa secca, per avere l’acqua da queste parti c’è bisogno di lavoro costante. Tutto va conquistato con grande sacrificio e tutto è assolutamente precario, bisogna avere uno spirito quasi mistico per vivere in queste terre aride. Ritorno alla scuola, la scuola sotto la grande Cote, mi sembra perfetta per la terzo contatto di “Base Elba ” gli insegnanti come al solito si dimostrano gentili e mi danno anche le dritte per raggiungere le rocce colorate. Alla scuola mi hanno detto che dovevo camminare un ora e mezzo per arrivare alle rocce dipinte, è gia parecchio che cammino ma un vedo nulla, è comunque un deserto bellissimo con graniti dalle forme più varie ma a differenza di quello di sabbia è vivo. Ho visto qualche falco, una lepre e delle grandi lucertole gialle, grandi come un lucertolone, velocissime che saltano anche in salita. Finalmente in lontananza scorgo le rocce colorate, prima vedo una cote grande macchiata di celeste, poi altre rocce con colori più vistosi, sono distribuite in un area molto grande più o meno come da Pietra Murata alle Piane della Prigione. E’ un opera particolare realizzata da Jean Verame un eccentrico artista belga che nel 1984 colorò le rocce usando 18 tonnelate di vernice con l’aiuto di una squadra di pompieri Marocchini.Sono curioso di vederle da vicino ma penso anche che se venisse un belga a pitturà le Coti della mi Isola sai che calci in culo….E’ un ambiente che sa di “peyotai” ma è innegabile che sia molto suggestivo, anche se sono soltanto a un paio di ore dal paese, il fatto di essere solo in questo silenzio rende tutto molto suggestivo. Mi piacerebbe aspettare il tramonto per vedere come cambiano i colori ma devo rientrare in paese. Ritrovo il mio “socio“ e lo vedo strano, dovevamo andare a Taurodannt ma dice che non ci si può andare perché ha problemi con una banca e che andiamo ad Agadir. Mi chiede anche dei soldi, dice che ha problemi col babbo, la mamma e il fratello, decido che è ora di dividersi. Anche se avevo intuito che era un tipo strano, ci rimango male, per rilassarmi guido veloce lungo la sdrada tortuosa che conduce a Tiznit, l’ultimo tratto ricco di dossi è particolarmente divertente, inizia la campagna coltivata e poi il paese, ci salutiamo in questa cittadina dall’aria rilassata. Tiznit ha una grande cinta di mura che circonda la medina e una piccola villa nouvelle a fianco, il clima è eccelente, si sente l’influsso del mare, mi sistemo in un alberghetto e decido di fermarmi qualche giorno per mettermi in pari con testi foto e mail varie. |
© 2024 Elba e Umberto
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