To Bagdad
All’alba si caricano gli zaini nella vettura e si parte, Amman a quest’ora è deserta, però man mano che ci incanaliamo per uscire dalla metropoli il traffico aumenta. La prendo un po’ larga e mi ritrovo un po’ più ad est di quello che volevo ma non è un gran problema, il cambio automatico è un gran troiaio, cambia da solo e nei momenti meno opportuni e in queste terre bibliche non c’è verso di fa’ una curva come Cristo comanda. Nei pressi di Al-Mafraq vicino al confine Siriano c’è un enorme piazzale dove viene smistato il petrolio proveniente dal vicino Iraq, che qui viene caricato sui tanti camion cisterna. C’è un gran puzzo di catrame e tutto è unto, l’aria, la strada e le strutture per riempire le botti. Siamo quasi in Siria, dopo poco un pannello ci indica l’imbocco per la frontiera e subito dopo due cartelli che recitano in arabo e anche in inglese To Damasco e To Bagdad. Entrambe le città sono vicine sarebbero a poche ore di macchina, ma purtroppo sono confini che senza autorizzazioni (molto difficili da ottenere), non si passano. Fa un certo effetto, il cartello To Bagdad, sembra la via per entrare nel tg, Saddam Hussein e la guerra sporca di Bush, gli italiani morti a Nassirya, questa strada ha un che di metaforico, sembra il collegamento occultato verso il mondo dell’informazione televisiva. A Irbid facciamo una breve sosta per prendere un the in un barettino sulla via, dove la televisione trasmette un documentario sulla temibile vipera della Palestina che vive proprio da queste parti. Lasciamo la cittadina e si torna nella brulla campagna giordana, orami siamo vicini a Umm Qays, la Gadara Romana. Si risale una collina percorrendo un po’ di tornantoni mortificati dal cambio automatico e ci troviamo nel parcheggio alla base del sito archeologico…
© 2024 Elba e Umberto
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