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El Haj Con un louage attraversiamo la piatta distesa di Chergui fino a El Attaya e ci facciamo scendere al porto vecchio. Non c’è nessuno in giro il gran caldo ha consigliato a tutti di ripararsi, c’è una micro bottega aperta con un tipo seduto immobile che sta fumando il suo narghilé. Ci chiama forse incuriosito dai grandi zaini, gli chiediamo se c’è la possibilità di trovare un alloggio o affittare una barca, ci dice di attendere, ci leviamo gli zaini e ci mettiamo all’ombra della pergola nell’attesa di Samir. Il nostro arrivo non è passato inosservato e cominciano ad arrivare un po’ di persone incuriosite, come sempre quando si è lontani dai posti turistici. Aspettiamo un’oretta nel chiosco di Lathi che impassibile continua a fumare la shisha insieme a “Oua Oua” e a un altro suo amico. Arriva Samir, come mi immaginavo è lo stesso Samir dell’altra vola che è un po’ il capo carismatico dei pescatori di El Attaya e il referente per quello che riguarda il “turismo escursionistico” della zona. “Haj” così mi aveva battezzato l’altra settimana per via della barba lunga e del cappellino bianco, Haj sta per “colui che è stato alla Mecca” è un nomignolo impegnativo, da uomo saggio. Ci dice di aspettare un po’ che intanto oggi pomeriggio ci ospiterà sulla sua barca per andare a fare un giro con i suoi amici e poi al ritorno troveremo una soluzione per l’alloggio. Intanto facciamo passare le ore più calde all’ombra del chioschetto anche se i bracieri ardenti dei narghilé rendono ancora più bollente la situazione. Mangiamo tutti insieme zuppa di gattuccio e poi uova tonno e harissa. Il tempo di finire e arrivano i partecipanti alla gita, è un gruppo di ragazze di El Attaya che hanno invitato le loro compagne di studi di Sfax. Si carica i viveri come per fare un giro di una settimana, si alza la vela e si parte. Samir mi mette al timone e faccio subito conoscenza con i bassi fondali di Kerkennah, infatti ci incagliamo più volte e Samir è costretto a scendere per spingere la barca. Poi iniziamo a bordeggiare, la feluca scivola veloce sull’acqua spinta dalla sua vela latina, è una barca facile e essenziale, c’è solo una scotta da cazzare e lascare che si gira intorno a un legnetto. Trovato il fondo facciamo il bagno e poi si rientra. Le otto ragazze a bordo sono tanto diverse tra loro, occhi neri, verdi e grigi, capelli corvini, biondi lisci e crespi, tutte carine, le scorrerie dei corsari di barberia hanno creato una razza mediterranea multietnica, chissà se fra i geni di queste bimbe c’è ne qualcuno arrivato da San Biagio, da Grassera o da Pianosa. Come avevo intuito la soluzione di alloggio è la casa di Samir, portiamo i bagagli e facciamo conoscenza con la famiglia, poi usciamo nuovamente e passiamo la serata a parlare delle affinità tra Isole e Isolani. |
© 2024 Elba e Umberto
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