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Le meravigliose Piramidi di Giza e la metro per sole donne
Partenza in metropolitana che è incredibilmente pulita, efficiente e moderna, oltre che economica con mezzo pound si arriva alla stazione di Giza, dopo le solite trattative si prende un pulmino che ci scarica vicino alla zona delle Piramidi con una spesa di un pound. Nel sito ci sono già tanti turisti tutti in fila davanti alla sfinge ma già risalendo la strada lastricata verso la piramide di Chefren imponente e perfetta nella sua grandiosa forma geometrica, la folla svanisce. Ci spostiamo nella zona dietro la piramide di Cheope dove c’è un grande complesso funerario, fra la sabbia sono migliaia i pezzi di ceramica, non c’è nessuno e pur essendo nel più famoso e frequentato sito archeologico del mondo sembra di essere degli esploratori. Salendo verso l’alto è ancora più impressionante la morsa di cemento del Cairo che sta cingendo e ingoiando questo plurimillenario luogo che rappresenta una delle manifestazioni più elevate dell’ingegno umano. C’è un intero quartiere in costruzione alle spalle della collina della piramide che avanza inesorabile con centinaia di palazzi grigi, è una rappresentazione drammatica e spaventosa della bramosia vorace del nostro tempo, questa morsa di cemento altro non è che il male che avanza. Siamo a poche centinaia di metri dal cuore del sito ma è una dimensione totalmente estranea al flusso turistico, ci sono delle baracche semidistrutte in cui vivono persone, è una piccola zona di lavorazione della pietra dove vengono preparate le lastre di calcare per i restauri. Si scende verso la grande piramide di Cheope i cui blocchi da vicino sono ancora più impressionanti, è talmente grande che da vicino non si riesce a fotografarla e il vento rafficato che fischia ululante sbattendo contro l’immensa struttura ne esalta ancora di più il fascino e il mistero. Sul lato Nord della piramide c’è l’ingresso per entrare nel cuore della tomba e vedere la camera funeraria di Cheope, è impressionante salire dentro questa struttura scarna e mastodontica, si sale rapidamente una lunga rampa, più che un monumento di 4700 anni fa sembra un qualcosa di sovrannaturale o di proveniente dal futuro, enormi lastre geometriche perfette nella forma e regolari nell’inclinazione si chiudono intorno al grande cunicolo, è una dimensione molto “fantascienza” l’ultimo tratto è orizzontale, si passa gattoni e si entra nella tomba di Cheope, un parallelepipedo di granito con il soffitto formato da mastodontici e perfetti blocchi e poi ai margini del lato destro lo scarno sarcofago di granito. Nel buio quasi totale della stanza si vedono le facce eccitate ed esaltate dei pochi visitatori, c’è anche un’americana che si è messa a “pregare” a fianco del sarcofago, qualche minuto e poi la discesa. Ci godiamo lo spettacolo della piramide dall’esterno, dal piazzale lastricato del lato orientale che si trova fra il colossale monumento e le piccole piramidi dove si dice siano state sepolte mogli, sorelle e figli secondari del Faraone. Ci spostiamo verso la grande piramide di Chefren che sembra la più alta per via del fatto che è costruita più in alto ma è alta “solo” 136 metri, dieci in meno di quella del padre che per legge stabilì che nessuna piramide potesse superare la sua in altezza. È la piramide più bella con la parte sommitale che ancora conserva le lastre della copertura finale di calcare, doveva essere uno spettacolo incredibile vedere queste gigantesche piramidi ricoperte di lastre lucenti che specchiavano il sole. Ormai i turisti sono quasi tutti andati via e anche i vetturini con le carozze e i noleggiatori di cammelli stanno cominciando a rientrare, le nicchie scavate dentro la roccia alle spalle della parete ovest della piramide, sono un punto di ritrovo per le giovani coppie di fidanzatini egiziani. Si cammina nel deserto spazzato dal vento e poi si arriva alla piramide di Micerino anch’essa enorme e con a fianco altre piramidi minori, ma a confronto di quelle intitolate a Cheope e al figlio è ben poca cosa, è anche la più danneggiata perché nel 1186 Malek Abdel Aziz sovrano dell’Egitto del tempo, si mise in testa di distruggerla. Fece smantellare una porzione della parete nord dai suoi uomini, ma dopo pochi mesi dovettero rinunciare per incapacità, erano passati tremila settecento anni dalla costruzione della piramide e l’involuzione era stata così marcata che non si sapeva nemmeno più distruggere quello che gli antichi avevano mirabilmente costruito. Mentre si cammina dalla sabbia spuntano continuamente reperti in pietra e ceramica, saliamo sopra una piccola collinetta e da qui il panorama diventa ancora più bello, alle meraviglie di Giza, sullo sfondo a sud ovest, si aggiungono altre piramidi sono quelle di Abu Sir. Rientriamo tra i richiami e le richieste di soldi delle guardie a cammello, una volti usciti dall’area archeologica ignorando i tanti tassisti a caccia di polli da spennare, raggiungiamo la strada principale dove con una spesa ridicola raggiungiamo la stazione della metro di Giza. Le banchine dove si aspetta la metropolitana hanno delle aree riservate alle sole donne e anche i vagoni hanno la stessa divisione, i vagoni per le donne sono segnalati da targhe rosse o verdi con disegnate dentro le donnine stilizzate. Salgo in un vagone per sole donne, essere straniero ti concede anche il vantaggio di fare il finto tonto per vedere e vivere situazioni altrimenti non tollerate, comunque l’impertinenza produce solo risate. Si cambia linea e questa volta un gruppo di velate bacchettone mi cicchetta dicendo che quello è un treno per sole donne, naturalmente non manca la classica zitellaccia acida che fomenta la protesta. Soddisfatti per la bella giornata si rientra.
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