La crisi degli abitanti del paradiso
Mi sveglia Nicol saltandomi addosso, mi dice che la sorpresa credeva che fosse un giocattolo.

Non ci poteva essere un risveglio più bello, arriva anche Sofia, giochiamo a indovina qual è quell’animale che…  

L’Isola è eccezionalmente verde e profumata, le mortelle (mirto) sono tutte fiorite e i mucchi (cisto) ancora belli verdi, è stato un giugno eccezionalmente piovoso, l’Isola è bella e in salute più che mai. Scendo a Campo in bici per rifare i documenti, il Fosso della Foce scorre ancora bene e ci sono i germani e le garzette. La montagna è meravigliosamente verde, l’aria pulita e il cielo azzurro fanno risaltare la potenza dei graniti del Calanche, passo sul lungomare, il mare è bellissimo, sull’orizzonte si stagliano le sagome del Giglio e di  Montecristo e s’intravede anche l’Argentario, anche la spiaggia che non è invasa di turisti è bella. Vado al Photo Center a fare le foto tessera, Massimo e Alvaro sanno già tutto, Elbareport ha pubblicato la lettera che avevo spedito da Melilla. Foto tessera per carta d‘identità e passaporto e poi in posta per i versamenti, mi svicolo veloce fra tante domande, poi all’anagrafe per rifare la carta d’identità e tutte le scartoffie per rifare il passaporto, Sergio Santinelli è gentilissimo. Domani vado a Livorno a portare tutto e ischallah a brevissimo si riparte. Vado a prendere Nicol e Sofia all’asilo, le maestre seguono il mio viaggio su www.elbaeumberto.com  e mi chiedono anche loro di Tambone, mi sto rendendo conto che il bambolo equino è diventato una star. Porto le bimbe alla spiaggia e si va in pedalò, faccio lo zio e mi piace. Dalle avventure sui passi del Rif ai tuffi dal pedalò di Riccardo, troppe emozioni si accavallano, qui tutti si lamentano che non c’è gente, che c’è crisi, ma io c’ho il cervello ancora un po’ in Africa e guardandomi intorno, per quanto mi sforzi, più che crisi vedo opulenza, è un’Isola paradiso, alberi rigogliosi e verde dappertutto. Provo a vedere l’Isola con gli occhi di un Africano originario di un villaggio desertico, arrivato qui dopo aver attraversato deserti, montagne e mari, stando attento ad evitare controlli di poliziotti e soldati pronti a rispedirlo al suo villaggio da dove era partito perché non c’era più acqua (e senza quella non si vive davvero). Mi immagino quest’omo che vede tutta questa meraviglia e questa facilità di vivere bene e non capisce perché questo paradiso è abitato da uomini tristi e paurosi.
Faccio sera fra racconti e impressioni, ma mi capisco solo con i bimbi e con chi ha più di sessantanni, ma forse solo perché hanno più tempo.