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In attesa del drago fortuna
Andiamo a Ramla, Il presidente Ben Ali è partito e internet ritorna a funzionare, così posso spedire testi e foto e aprire la posta per rispondere tra gli altri ai deliranti fratelli martorella.
Anche oggi è una giornata caldissima e decido di andare a vedere la spiaggia delle mille palme, a detta di tutti la più bella dell’Isola. Da Ramla si attraversa l’Isola cambiando versante camminando in una zona praticamente desertica, poi si iniziano a vedere le palme che sono sempre più numerose man mano che ci si avvicina al mare . La spiaggia è molto bella e suggestiva, con sabbia bianca e le palme alle spalle. Arriviamo con la bassa marea e non c’è quasi nessuno, però ci troviamo Samir con il gruppo dei turisti francesi, tre famiglie coi bimbi piccoli, si spostano con due feluche e la solita barca cucina e per la notte hanno già montato una grande tenda sulla spiaggia. Comincia a calare la temperatura e ad arrivare sempre più gente, la spiaggia diventa sempre meno bella con i turisti tunisini che hanno la brutta abitudine di arrivare con le macchine fino alla riva, si concentrano tutti in uno spazio molto limitato di circa duecento metri. Facciamo un giro intorno e troviamo tanta alpha o sparte una specie di paglia marina che fino a poco tempo fa veniva usata per fare corde, reti da pesca e ceste. La marea sale velocemente e la zona cambia aspetto, con la spiaggia che diventa una striscia di sabbia e i cespugli, circondati dal mare, tanti isolotti. Sulla via del ritorno si incontra una vecchia fornace per la calce, un marabutto e alcuni olivi secolari.
Passiamo davanti all’impianto di dissalazione reso necessario dalla costruzione degli hotel, che ha risolto il problema idrico dell’approvvigionamento dell’acqua anche per le case, ma ha creato un impoverimento del suolo e una crisi profonda dell’agricoltura. L’acqua viene dissalata da pozzi all’interno dell’isola, questo però ha provocato l’abbassamento della piccola falda dell’isola facendo entrare il salmastro nel terreno e accelerando il processo di desertificazione e di conseguenza anche quello dell’abbandono dell’agricoltura, comunque causato anche dal cambiamento dell’economia. Poco distante dalla bella spiaggia, in una grande zona resa asciutta da una diga che funge anche da strada, c’è il progetto di costruire un grand hotel, il così detto hotel ecologico a cui sembra Ben Ali abbia dato il benestare e a poca distanza gli impianti di trattamento del gas. Strutture turistiche, impianti di dissalazione, impianto di trattamento del gas e sull’orizzonte le piattaforme per l’estrazione del gas di grandi industrie petrolchimiche Petrofac, Tps, shell, british gas, progetti futuri apparentemente contrastanti ma in realtà legati, che io vedo come una tremenda minaccia per gli equilibri culturali economici e sociali delle Isole Kerkennah. Dissalatore per riempire le piscine, così non serve il mare bello, alberghi per dare lavoro così se l’inquinamento fa morire spugne e pesci la gente non rimane senza lavoro e se l’Isola diventa desertica e non si può più coltivare non è un problema, le merci si portano dal continente che costano meno. Un disegno diabolico ma come spesso capita la gente vede positivamente nella speranza, nel miraggio di una condizione di vita migliore, più semplice e più ricca senza pensare che così si distruggono le radici, la dignità e soprattutto si perde la libertà. Vorrei parlare di turismo legato all’ambiente e alle tradizioni, gestito direttamente dalla gente del posto ma è difficile e si rischia di essere patetici ed enfatici.
È sempre la stessa  sceneggiatura che si ripete continuamente, un po’ la costante negativa di questo viaggio, quella di avere sempre la sensazione di vedere un qualcosa di bello e vero per l’ultima volta, un cavalcare davanti a un’onda di omologazione globale, come il Nulla della Storia Infinita. Nell’attesa di trovare il Drago Fortuna prendo nota.
Il sole sta tramontando, bello e grande come sempre, nella laguna scompare fra il mare e le sagome delle palme proprio dove una famiglia si è accampata per cenare e passare una serata sul mare, è un posto bellissimo e infatti è proprio dove vogliono costruire il grand hotel.
Ormai è notte, incontriamo un pastore con i suoi cani che sta godendosi la luna dopo aver portato nel chiuso le pecore e poi entriamo a Ramla. Decidiamo di tonare a Sidi Frej anche per sfruttare la wi-fi che aleggia fra le strutture alberghiere. Andiamo a mangiare al Cercina dove la gente del posto ci riconosce, sono tutti stupiti di vedeci ancora qui, i turisti di solito stanno due tre giorni e poi vanno via, incontriamo anche Fathi tutto intoponito che ha abbordato una bolognese. Passiamo qualche ora su internet e poi si rientra a Ramla che ha ripreso il suo ritmo quotidiano, sono circa le due e mezzo di mattina e c’è ancora tanta gente in giro, le due pasticcerie sfornano continuamente paste alla crema e al cioccolato. Poi arriva il pullamn per El Attaya che a una velocità folle attraversa tutta l’isola senza fermarsi fino a Kraten, poi torna indietro e ci scarica a El Attaya che è quasi l’alba.