Oggi dopo tanti giorni piovigginosi una bella giornata e nel cielo terso si stagliano eleganti le sagome dei grandi rondoni dal petto bianco che volano frenetici sopra al grande piazza Bab Boujeloud, circondata dalle antiche mura che ne ospitano i nidi.
Ci chiamano dal liceo linguistico per le traduzioni, ci aspettano due giovani maestri marocchini che si chiamano tutti e due Mohamed. Insegnano entrambi lingue in due scuole medie della medina e sono originari di un piccolo villaggio di campagna. Uno di loro è particolarmente interessato al viaggio e in particolare al progetto di Base Elba. È un ragazzo brillante che sta facendo una ricerca sulle storie e le leggende del Mediterraneo e tra pochi mesi verrà in Italia, a Siena a studiare per due mesi, grazie ad una borsa di studio. Gli parlo un po’ dell’Elba e delle altre isole dell’Arcipelago, della sua storia e delle sue leggende, soprattutto quelle legate alla pirateria moresca e lo invito a visitare la nostra Massima Isola. Sono contento, fra un paio di giorni, inshallah, avrò il sito leggibile anche in arabo e francese.
Senza capire bene come, mi ritrovo a gironzolare tra i vicoli della Mellah, l’antico quartiere ebreo, dove non è rimasto rimasto niente dell’antico splendore raccontato sulle guide, anche la sinagoga, la cui visita è chiaramente a pagamento, è piuttosto malandata.
Sto cercando una nuova macchina fotografica, quando un’insegna “pasta e pizza” mi calamita dentro un ristorante “italiano”, non avrei mai pensato di essere soddisfatto di un piatto di scotte con tracce di totano congelato, gamberetti, panna e formaggio olandese grattugiato.
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© 2024 Elba e Umberto
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