|
Il ritorno dall’El Hajj Giornata lenta come si confà a questa oasi, si passa il tempo a guardare la gente e a scambiare impressioni, mi piace quando la gente del posto comincia a non considerarci turisti. Passano i favolosi scuolabus Siwani, sono dei motocarri che nel cassone telonato portano una quindicina di bimbi, che risultano perfetti per le viuzze del paese e riescono a portare i piccoli fino alle loro case. Quelli che se la passano peggio sono i ciuchi che si prendono delle sonore bastonate a due mani, tanto che il rimbombo si sente da lontano, i Siwani non hanno la tecnica degli Amazigh dell’Atlas che mandavano gli animali sfiorandoli con uno steccolino, qui usano grandi bastonate e calcioni. Nel villaggio stanno arrivando diversi turisti “indipendenti” sono prevalentemente europei, ci sono anche delle ragazze italiane, i Siwani che lavorano nel turismo cercano di combinare i gruppetti per portarli in escursione nel deserto a giocare con i sandboard e poi a vedere il tramonto dietro le dune, ma anche in questo settore così lontano dal tradizionale rigore locale tutto avviene con calma e senza bramosia di denaro. La vita scorre serena e silenziosa colorata dai tanti carretti che passano continuamente portando persone e merci. La pacata armonia di Siwa viene turbata nel pomeriggio quando arrivano un po’di poliziotti che si piazzano ai piedi della fortezza di Shali, sono tanti, senza motivo apparente, ma dopo poco la cosa si spiega: arriva un pullman di turisti italiani e le forze dell’ordine sono qui per la loro sicurezza. Mi fanno schifo queste messe in scena per far credere alla gente chissà quali pericoli, i poliziotti in divisa nera armati di mitra e pistole si schierano bene in vista, i turisti penseranno di essere in un covo di estremisti islamici armati fino ai denti. Ritorniamo sulla collina dietro Shali e dalla roccia più alta ci godiamo un altro gran tramonto, i turisti dopo una breve visita sono già stati portati via, caricati sul pullman e accompagnati in qualche albergone lontano dal paese dove tutto costa 30 volte più di qui, ma niente rimane alla gente dell’oasi al di fuori di qualche misero stipendio, strutture dove si insegna alle persone a prostituire la propria dignità in cambio di mance. E’ uno dei mali peggiori del pianeta questo turismo asettico e perfido che inganna tutti, visitatori e visitati, e fa crescere contrasti e odi. Dopo il tramonto dietro la moschea il mercato si ravviva, con i contadini che di ritorno dai coltivi si mettono a vendere l’erba che hanno portato coi carretti. In fondo alla via stasera c’è un grande movimento con sparo di mortaretti e luminarie, compresa una vistosa girandola rossa e blu, c’è una grande festa e la via è stata chiusa con i barroccini intraversati sulla carreggiata, nella strada si stendono i teli e la gente si siede, solo gli uomini però, le donne sono tutte dentro la casa illuminata, si intravedono ballare dalle finestre vestite con costumi sgargianti e senza velo. Fuori c’è un gran cucinare ed è stata montata anche una grande tenda, si festeggia il rientro di un Siwano dalla Mecca, ora la comunità ha un nuovo Hajj. L’El Hajj è uno dei cinque pilastri della fede Islamica, il pellegrinaggio che almeno una volta nella vita ogni buon Mussulmano dovrebbe fare. Per Siwa è un grande evento e tutta la comunità partecipa ai festeggiamenti. |
© 2024 Elba e Umberto
Lascia una risposta
Devi essere connesso per pubblicare un commento.