Non si può dare vita ai morti ma si può dare morte ai vivi, questo è concesso alla limitata e perversa natura umana. L’impotenza dinanzi alla prima verità genera l’illusione di avere un pari potere nell’agire al contrario. L’impotenza è la madre di tutti i mali, scava la fossa alla speranza, spara in fronte all’illusione, impicca sogni, ghigliottina l’idea, avvelena la solidarietà, sgozza l’amicizia. La vita è una, unica e breve, a scadenza indefinita ma certa e il ricordo di chi non c’è più è per chi È, non certo per il morto. La celebrazione di un estinto è per chi celebra, non per il celebrato. Certo qualcosa rimane, le ossa, le cose, i pensieri scritti o scolpiti con i fatti, ma il ricordo è dei vivi non dei morti, di loro è solo il pensiero della propria morte immaginata quando il loro cuore pulsava, è un sogno di quando erano vivi. Il mio animo è troppo arido per vedere qualcosa oltre il fermarsi del cuore, se vogliamo ringraziare qualcuno penso che sia bene farlo quando è ancora in vita, dopo è solo un sano rito di liberazione, una gentile carezza per gli addolorati e un po’ anche un esercizio di narcisismo buonista.
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