Peggio del Bergamasco Un giro per librerie alla vana ricerca di un vocabolario italo arabo per italiani, come in tutto il nord Africa la maggior parte sono fornite solo di libri religiosi e di contabilità, ma qui al Cairo ce ne sono alcune ricche di tanti libri di vario genere. Ce n’è una strapiena di libri vecchi e polverosi, fra i tanti uno scaffale di libri in italiano che parlano di geologia e di egittologia, cerco di immaginare come sono arrivati qui, ne sfoglio qualcuno hanno le pagine ingiallite e crostose e sanno di muffa e di polvere chissà se qualcuno mai li libererà da questa stiva. A poche decine di metri un’altra libreria interessante, totalmente diversa ampia, spaziosa e asettica con i libri disposti in grigie mensole metalliche, sono quasi tutti libri di medicina rigorosamente divisi in maniera anatomica, ogni settore è un pezzo, la testa, il cuore… ci lavorano due persone, il primo che sta alla cassa è un tipico pallido nevrotico occidentale che parla un inglese “cingommoso” e mentre telefona e legge mi scrive su un foglietto l’indirizzo di un paio di altre librerie, l’altro è un ragazzone, tonacone e barbetta da Haj, seduto davanti al banco di lettura recita preghiere sottovoce .con i palmi delle mani rivolti al cielo e lo sguardo abulico e sognante fisso nel boh. Il fascino del Cairo è nei contrasti che ci trovi, se guardi dentro questo groviglio infernale, in questa innaturale gabbia di rumore ci trovi tutto e il contrario di tutto. Arriva sera, si va al teatro per parlare dell’idea di “Base Elba” e poi si gurada lo spettacolo allestito dai giovani artisti di cui apprezzo la mimica e l’entusiasmo, intuisco qualcosa ma non capisco niente, del resto l’arabo è quasi più incomprensibile del bergamasco. |
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© 2024 Elba e Umberto
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