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Il Tempio dell’Oracolo
Ancora una giornata di vento che rende tutto impastato di sabbia e indefinito, concedendo una visibilità assai limitata, è il “Khamsin” il vento di primavera che a quanto ci dicono può durare anche per settimane. Il fonduk che ci ospita è un posto piacevole frequentato da egiziani e turisti indipendenti, è gestito da un gruppo di ragazzi Siwani che passano la maggior parte del tempo sdraiati in un camerone a dormicchiare, la quiete regna sovrana in quest’ostello con la porta sempre aperta, il suo punto di forza è il giardino ombreggiato dalle palme di cui una delle più assidue frequentratrici è una signora australiana di mezz’eta che passa le giornate a scrivere e a leggere in compagnia di una famiglia di eleganti gatti rossi di cui è innamorata. È una tipa molto gentile ed è  sempre sorridente, specialmente quando scrive, poi c’è una coppia di giapponesi, lui sembra un marinaio dell’Arcadia, l’astronave di Capitan Harlock, in libera uscita e suona i bonghi mentre la sua compagna, una fricchettona esile e sempre vestita di bianco, gli danza intorno; la cosa che mi piace è che ognuno quello che fa, lo fa per se, almeno così mi sembra.
Nel villaggio è difficile incontrare delle donne Siwane che camminano per le vie, preferiscono starsene in casa, quando escono si spostano con i carretti o i motocarri guidati dagli uomini, spesso le mamme aspettano sul cassone e mandano i figli a fare le compere, per noi è difficile da comprendere ma a loro sembra che piaccia così, questo è uno degli aspetti che vorrei approfondire nei prossimi giorni. Intanto mi compro “Siwa dall’interno” il libro scritto da Fathi Mandhi un antropologo Siwano, che è stato tradotto anche in italiano.
Nel pomeriggio il vento cala e si va a fare un giro verso Aghurmi per visitare il famoso tempio, la gente ci comincia a riconoscere, sono appena tre giorni che siamo qui ma il posto è piccolo e poi normalmente per uno straniero tre giorni a Siwa sono tanti. Ora che il vento si è quietato i bimbi sono tornati a giocare in strada, due bimbe sorridenti si rincorrono, hanno le trecce lunghe legate in fondo da due grandi fiocchi rossi e vestiti lunghi e colorati che sembrano usciti da un libro di fiabe, poco più avanti c’è un bimbo che gioca spingendo nella sabbia il guscio rigido delle infiorescenze della palma, lo guida con un bastone facendolo scorrere  nelle ondulazioni della sabbia come fosse una barca. Anche le persone anziane sono uscite e se ne stanno appoggiate ai muri osservando e commentando l’andirivieni lungo la via. In una quarantina di minuti si arriva sotto la collina di Aghurmi intorno alla quale si sviluppa un piccolo villaggio molto povero dove abitano prevalentemente gli “Agmage” i Siwani di pelle scura, quelli che un tempo erano gli schiavi dei Siwani più ricchi, quelli che hanno la pelle più chiara e sono di ceppo Amazigh, probabilmente i discendenti dei primi  abitanti dell’oasi. Siamo ai piedi del famoso Tempio dell’Oracolo che si trova sulla sommità spianata di questa piccola collina di roccia chiara dalle pareti verticali, che si eleva dalla depressione dell’oasi come una fortezza naturale, quando la vedi da lontano è come un’Isola e sembra galleggiare sulle palme. Questo luogo è rimasto molto importante anche dopo la fine del periodo classico (faraonico e greco romano) perché che fino a quando non fu costruita Shali la collina ospitava il più importante villaggio dell’oasi, anch’esso fortificato e costruito con blocchi di sale ed argilla, ma è innegabile che il fascino che esercita sia soprattutto legato alla storia antica e alle leggende del Tempio dell’Oracolo di Amon, un santuario venerato, rispettato e temuto per svariati secoli e considerato uno dei più importanti centri di potere religioso del mondo antico. Questo è anche il luogo più visitato dell’oasi, spesso i turisti arrivano qui solo per visitare le rovine del glorioso edificio, famoso soprattutto perchè legato alla mitica storia di Alessandro Magno, ma a quest’ora il sito sta per chiudere e non ci sono turisti. Si sale da una scala scavata nella roccia  attraversando il vecchio villaggio di Aghurmi che è stato restaurato pesantemente, all’interno della fortezza c’è un grande pozzo e delle cisterne, strutture indispensabili in caso di assedio e pavimentazioni in pietra risalenti al tempo del Tempio di Amon, quello che resta del vero e proprio Tempio dell’Oracolo è piuttosto mal ridotto, un edificio in pietra sul margine esterno della rocca, che conserva qualche fregio sbiadito di immagini sacre e iscrizioni in geroglifico. Il tempio risale alla XXVI dinastia al tempo del Faraone Amasis, penultimo Faraone della cosiddetta dinastia Saitica, il cui ceppo genetico era di origine Libica, Amasis per farsi benvolere dal potente Clero Tebano edificò questo tempio all’interno di un’area sacra già esistente e dedicata alla stessa divinità. Secondo gli archeologi il primo tempio fu costruito durante la XXI dinastia, intorno al mille avanti cristo, quando in realtà l’Egitto era frazionato in più regni, l’epoca dei grandi Faraoni guerrieri era ormai finita e il potere centrale aveva perso il controllo dello stato, la Nubia era tornata ad essere un regno indipendente, solo il Nord era governato dal Faraone che aveva spostato il suo centro nella citta di Tanis nel Delta Orientale, mentre l’Alto Egitto era uno stato autonomo governato dai sacerdoti di Amon di Tebe, a cui all’epoca Siwa faceva capo. C’è anche chi dice che il culto Siwano abbia un’origine ancora più antica e che il tempio inizialmente non era dedicato al dio Amon Ra di Tebe ma ad Amman il dio delle sorgenti, una divinità originaria dell’oasi risalente a tempi remoti. l’Oracolo di Siwa all’epoca del Faraone Amasis godeva di grande prestigio e la sua fama probabilmente era enfatizzata anche dal fascino di trovarsi all’interno di un’oasi così remota, ma il massimo del prestigio lo raggiunse qualche decennio più tardi a seguito della scomparsa nelle sabbie del deserto di una grande armata che intese sfidare l’Oracolo. La storia ci racconta che nel 525 a.c. il Re Persiano Cambise invade e conquista l’Egitto e lo riunisce in un unico regno proclamandosi Faraone del Basso e dell’Alto Egitto, con grande disappunto del Clero Tebano ormai abituato a non essere sottomesso a nessuno. I sacerdoti di Amon non riconoscono l’autorità del nuovo Faraone e attraverso l’oracolo di Siwa sfidano il sovrano straniero maledicendone il regno, pronosticandogli sventure e sconfitte. Cambise per mettere a tacere l’oracolo e i suoi sacerdoti, allestisce una formidabile armata di 50.000 uomini allo scopo di distruggere l’oracolo e uccidere i suoi sacerdoti, ma la spedizione si risolse in una tragedia, la storia tramandataci ci dice che la grande armata fu inghiottita nel deserto da una tempesta di sabbia e non ci fu nessun superstite. Il fatto abilmente divulgato dai preti, da sempre maestri di propaganda, destò grande clamore e fece crescere ancora di più il potere dell’Oracolo di Amon e il suo prestigio si diffuse in tutto il mondo antico. La fama e l’autorevolezza del tempio sono testimoniate dal fatto che Alessandro Magno dopo aver sconfitto i Persiani e preso possesso dell’Egitto, nel 331 a.c. prima di proclamarsi Faraone, attraversando il deserto con una marcia di 8 giorni, si recò al tempio dell’Oracolo per avere la benevolenza dei suoi temuti sacerdoti e solo dopo aver ricevuto la certificazione delle sue origini divine, indossò la corona di sovrano d’Egitto e dichiarò di voler essere sepolto a Siwa. Sembra che anche il suo successore Tolomeo e in seguito i suoi eredi abbiano fatto l’impegnativo viaggio attraverso il deserto da Alessandria a Siwa  per avere il benestare dell’Oracolo. Il periodo Tolemaico fu per il Tempio e per Siwa il tempo del massimo splendore, l’oasi comunque rimase un centro di grande importanza religiosa ed agricola anche durante la dominazione Romana. Poi con il declino di Roma il tempio perse di prestigio di importanza, il culto rimase comunque attivo almeno fino al VI secolo dopo cristo, anche perché qui a quanto pare il culto cristiano non arrivò mai.
All’inzio del VIII secolo Siwa subì l’invasione degli Islamici Arabi a cui resistettero a lungo combattendo dalla fortezza di Aghurmi, ma nel contempo si convertirono alla fede islamica e il culto del tempio dell’oracolo finì per sempre.
Il sole sta tramontando pallido dietro le dune del deserto libico, avvolto nelle polveri alzate dal vento che faticano a depositarsi e nella luce tenue del tramonto, a oriente risalta una luna splendente che sta salendo veloce specchiandosi nel lago salato di Aghurmi, è un momento magico a cui anche i falchi rendono omaggio volteggiando eleganti sopra il millenario tempio. Lasciato l’altopiano  fortificato gli facciamo un giro intorno, dal basso ricorda il castello del Volterraio e i riflettori tutt’intorno che si sono accesi con l’imbrunire, gli regalano ulteriore fascino.
Mentre si rientra a bordo strada si vedono diversi gatti morti, spesso senza testa, forse vittime della magia nera, ritualità che nonostante sia vietata dall’islam, sembra ancora presente nell’oasi, chissà se è rimasta anche qualche reminiscenza degli antichi culti risalenti al Tempio dell’Oracolo, dove ufficialmente furono officiati gli ultimi riti religiosi della millenaria civiltà dell’antico Egitto.