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Decidiamo di rimanere qui qualche giorno prima di partire per un lungo tratto di oltre duecento chilometri nelle zone più isolate dell’Atlante. Mi devo mettere in pari con un sacco di lavori e ho bisogno di internet. Compriamo un po’ di fieno per Segagnana e facciamo un giro per il paese. Demnate è un paese in grande espansione, la parte antica è circondata da mura in pisé ed è caratterizzata dai tre archi della porta principale. Fino alla nascita dello stato di Israele la popolazione era formata per un terzo da ebrei che vivevano in armonia con i mussulmani senza essere confinati nella mellah (il ghetto), come invece succedeva nelle altre città marocchine. Demnate è il punto di riferimento per tutti i piccoli villaggi che si trovano intorno, qui ci sono le scuole superiori, gli uffici amministrativi e tanti negozi, per le valli circostanti è un po’ come Portoferraio per l’Elba.
A un certo punto ci troviamo in mezzo a un grande fiume di persone: è un funerale. Il feretro è una semplice cassa di legno coperta da un drappo nero con scritte dorate, ma la cosa che ci colpisce di più è che al corteo partecipano solo gli uomini. Mentre si rientra veniamo chiamati per nome, è Youssein l’amico di Hammed che venerdì ci ha accompagnato nel trekking notturno, lui è qui per studiare. È strano sentirsi chiamare per nome in un luogo così lontano da casa, ma è bello e ci fa tornare il sorriso dopo il funerale.
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Tag11 febbraio 2008: Demnate – MAROCCO
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