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L’uomo del Forte
Mi sveglio e l’acqua stamani è un po’ più alta, ma dura poco sto in mare un‘oretta e quando torno indietro più che altro cammino. Fa un gran caldo e viene da starsene tutto il giorno sotto il fico in riva al mare, che poi non è assolutamente mare. Prima di ricominciare il viaggio vero e proprio devo rimettere in pari il diario e sistemare il materiale per i servizi, il problema è che col capo sono ancora all’Elba.
Verso le cinque si va a fare un giro a piedi nell’interno per andare a vedere i resti della villa romana di Borj El Hissar il sito archeologico più famoso dell’isola che si trova sulla costa a pochi chilometri da qui. L’isola è totalmente piatta, attraversiamo l’arida distesa camminando fra le palme, poi incontriamo qualche coltivo, fichi e viti tenute basse come cespugli senza essere infrascate, hanno dei piccoli e sofferti grappoli di uva già matura. È un’agricoltura stentata il terreno è povero e l’acqua poca, è un misto di polvere e sabbia, qui ogni frutto anche se rinsecchito è prezioso e infatti quando entro fra le viti per fare delle foto mi urlano subito dalla vicina casa per farmi girare alla larga dal sofferto raccolto.
Ancora una ventina di minuti e arriviamo a Borj EL Hissar, la struttura che domina il pesaggio è un fortino spagnolo del XVI costruito sopra una precedente struttura difensiva Bizantina. Sulla costa che guarda verso il continente, fra il fortilizio e il mare si trova la villa Romana anche questa sovrapposta a un precedente insediamento punico. A guardia dell’antica postazione militare c’è un un gattino tipicamente africano, magro di pelo raso e rossiccio con il muso affilato e le orecchie grandi. Dalla terrazza nel fortino ci chiama un signore in camice e turbante, Mohammed. Lo avevo visto in lontananza e pensavo fosse in attesa di turisti invece abita proprio qui, sul pavimento inferiore ci sono delle grandi cisterne piene d’acqua e intorno nelle spesse mura alcune stanze. 
Mohammed mi dice che quando c’è vento da nord vede la televisione Italiana e mi fa una lezione di politica italiana da Craxi a Berlusconi. Ritorniamo a Sidi Frej passando lungo la costa fra reperti archeologici vari e ville moderne costruite praticamente nel mare. Qui ci sono tante case di vacanza soprattutto di ricchi abitanti di Sfax, moto d‘acqua parcheggiate sulla riva e un fornello per arrostire gamberi con tavolo apparecchiato in mare e secchio col vino gelato in perfetto stile “american arabic”. Arriviamo alla spiaggia del grand hotel che è interdetta, infatti arriva un buttafuori nerovestito che ci accompagna all’uscita, attraversiamo il recinto dorato dove sono rinchiusi turisti europei e tunisini che ascoltano le solite musiche e poi attraversato il palmeto illuminato dalle stelle torniamo alla nostra laguna.