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Driss il rosso
Ci si sveglia nell’aria fine di montagna, la brace è ancora calda e basta poco per bollire l’acqua per il the. A nord c’è un orizzonte blu che sa di mare, il mediterraneo non si vede ma si sente che è vicino, pensare che siamo arrivati fino a qui partendo a piedi da Marrakech mi emoziona. Scendiamo nella foresta che a settentrione è molto più estesa e scende a quote più basse, la pista diventa asfaltata ma preferisco scendere da un viottolo che dopo poco sbuca in una radura dove ci sono delle maison foresterie risalenti al periodo coloniale francese abbandonate e, isolato dagli altri, un cedro enorme con un tronco di almeno cinque metri di diametro. Dopo un paio d’ore di viottolo ritorniamo sull’asfalto, rimango però sempre dentro la foresta e poco dopo incontriamo una mandria con una trentina di cavalli che attraversa la strada al galoppo,Tambone s’ingazzurisce e aumenta il passo che stamani era “cagnoso”. Finiti i cedri il paesaggio diventa arido e ritornano i campi coltivati con spighe di grano corte e kif rinsecchito. Fa caldo, per fortuna trovo una scorciatoia tra i campi, ci sono piccole fattorie isolate sparse sui fianchi ripidi della montagna, qui il kif soffre la carenza di acqua e molte piante seccano per l’aridità, viene comunque piantato da tutte le parti perché la resa economica è nettamente superiore a qualsiasi altra coltura. Dall’ alto Targuist si mostra in tutta la sua bruttezza: una cittadina di palazzoni in gran parte incompiuti costruiti intorno alla strada che collega la regione di Ketama al Mar mediterraneo. Ritroviamo il godron all’altezza delle prime case, delle donne ci invitano a pranzo ma proseguiamo, Il paese visto dal basso è ancora più brutto e gli sguardi che si incrociano sono poco raccomandabili fa strano vedere i cartelli che inneggiano ai progetti finanziati dalla comunità europea per disincentivare la coltura del kif, compreso il bacino artificiale che viene usato per irrigare i coltivi. Targuist è stata l’ultima roccaforte della Repubblica del Rif, qui Abd el Krim trattò la resa con le forze coloniali congiunte di Francesi e Spagnoli il 27 maggio 1926. Gli europei per sconfiggere l’esercito Ritegno furono costretti ad impiegare oltre duecentocintamila uomini e ci riuscirno grazie all’appoggio dell’aviazione e all’uso assassino del gas. Il Rif tornò sotto il controllo spagnolo e buona parte dei guerrieri repubblicani furono arruolati dall’esercito spagnolo e finirono dieci anni più tardi a combattere nella guerrra civile Spagnola aiutando il generale Franco a sconfiggere la nascente repubblica Spagnola.
Il Rif è storicamente una terra abitata da uomini ribelli ed anarchici, tutte le dominazioni che nei secoli si sono susseguite in Marocco hanno sempre rinunciato a sottomettere gli uomini senza legge, spaventati dall’inospitalità di queste impervie montagne aride e dalle ruvide genti che da secoli ci vivono. Nel 1921 le truppe Spagnole nel tentativo di catturare il mitico Raisili, un Barabba del Rif, a metà strada fra il patriota e il bandito, guadarono il fiume Amekran considerato dai Rifegni confine invalicabile per le truppe coloniali, la reazione non tardò, sotto la guida del già mitico Abd el Krim per la prima volta le tribù del Rif si unirono a formare un esercito di tremila uomini e attaccarono gli Spagnoli infliggendogli una tremenda sconfitta nei pressi di Anwal dove il 21 luglio 1921 annientarono un esercito di tredicimila uomini facendo più di ottomila morti. Sull’onda della vittoria il 19 Settembre dello stesso anno Abd el Krim fonda la repubblica del Rif, la terra dei selvaggi abitata da tribù divise, sempre impegnate in faide omicide, diventa una nazione autonoma e indipendente, fedele ai precetti dell’Islam ma moderna, con un Parlamento dove sono rappresentate le quarantuno tribù del Rif. Abd el Krim pubblica il manifesto anticoloniale, lettera alle “nazioni civilizzate” dove rivendica il diritto del suo popolo e di tutti i popoli a mantenere conservare e promulgare i propri costumi e le proprie religioni senza alcuna interferenza di potenze straniere che pretendono di imporre leggi e religioni con la forza delle armi. Smaschera la palese contraddizione fra modernità libertà e occupazione militare e allo stesso tempo apre ai commerci e agli scambi culturali con le nazioni europeee e americane e si propone come ponte culturale e commerciale fra l’Europa e l’Africa, fra l’Islam e l’occidente. Fonda la banca nazionale e conia una moneta propria e si ripromette di sfruttare le risorse minerarie del territorio in maniera più oculata e a favore dello sviluppo della popolazione locale. Tutto questo fa paura, l’Europa teme che il vento indipendentista soffi sull’Africa coloniale, Spagnoli e Francesi, fino all’ora grandi nemici, si alleano contro il pericolo comune e combattono contro la giovane repubblica nord Africana, la guerra dura cinque anni ma alla fine, pur pagando un enorme prezzo in risorse e vite umane, le forze coloniali sconfiggono definitivamente le truppe di Krim proprio qui a Tarquist.
Di tutto questo passato epico e romantico qui non c’è traccia, solo enormi casermoni senza finestre e strade sporche. Entriamo nel centro circondati da sguardi indagatori e silenzio, davanti alla piazza della moschea si è radunata una folla numerosa per la preghiera all’aperto, la scena è molto bella, ma per evitare di urtare la suscettibilità dei fedeli cambio strada e mi incammino su una via parallela. Si avvicina un ragazzo con la faccia da duro, ha la pelle chiara e lentigginosa e i capelli rossi, mi chiede chi cerco e cosa trasporto, gli spiego, ”pas problem, ma attencion ombertò, attencion” . Driss mi dice di seguirlo e di dargli retta che pensa a tutto lui, ci aiuta a sistemare Tambone al parcheggio e ci accompagna a un hotel, mi dice di stare tranquillo che sono sotto la sua protezione e di fare come dice lui. Andiamo in albergo presentati da Driss il rosso, ci sistemiamo e ci diamo appuntamento in serata davanti all’officina vicino al parcheggio di Tambo.
Driss è un personaggio conosciuto e rispettato dice che è un meccanico ma le sue mani curate con le unghie pulitissime sembrano dire altro, con noi è molto gentile, mi chiede se sono interessato a comprare qualcosa, capito il mio disinteresse non insiste anzi ci accompagna a fare un giro mostrandomi i vecchi edifici coloniali spagnoli e la grande diga che aiuterà l’agricoltura. Non so se è stato l’accompagnamento del nostro “Padrino” ma la sensazione di essere indesiderati è svanita.
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© 2024 Elba e Umberto
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